La medicina ha oggi a disposizione numerosi mezzi per debellare radicalmente varie forme di sterilità.
I meccanismi capaci di indurre una sterilità, sono assai complessi ed è quindi difficile potere parlare di profilassi per ogni forma di mancata fecondazione. Tuttavia si possono usare alcune precauzioni e controllare attentamente le funzioni dell'organismo così da potere intervenire precocemente quando l'attesa maternità dovesse ritardare oltre quei limiti che sono statisticamente prevedibili.
Una buona profilassi contro eventuali forme di sterilità si deve basare sui seguenti punti:
• controllare attentamente l'eventuale presenza di focolai polmonari, soprattutto se in famiglia esistono (o sono esistite) forme di tubercolosi; infatti, l'eventuale presenza di una tubercolosi che interessi peritoneo e apparato genitale può provocare un'occlusione delle tube;
• ridurre o eliminare l'obesità, partendo già dall'infanzia;
• prestare particolare attenzione all'alterazione della funzione delle ghiandole endocrine (endocrinopatie), in particolare di quelle più direttamente interessate all'attività riproduttiva (ipofisi, ovaie, surreni, tiroide ecc.), soprattutto se queste disfunzioni endocrine figurano già in altri componenti del gruppo familiare; non riconoscere precocemente una turba endocrina significa correre il rischio di una ridotta (ipofertilità) o assente fecondità (sterilità);
• evitare, se possibile, l'esecuzione di interventi addominali (appendicectomia; isteropessi, ossia cura del prolasso uterino);
• sottoporre ad attenta verifica i risultati di alcuni interventi chirurgici (revisione dell'utero nel periodo puerperale, interventi abortivi) che possono portare alla formazione di sinechie (aderenze) che bloccano una possibile maternità;
• eliminare l'uso di trattamenti con sostanze psicotrope (fenotiazina, fenilzina, sulpiride, reserpina) in grado di ridurre la fertilità;
• rivolgersi all'ostetrico per una giusta scelta degli anticoncezionali onde evitare inconvenienti che si possono verificare quando se ne sospenda l'uso (amenorrea con mancanza di ovulazione);
• non concentrare i rapporti sessuali soltanto nel periodo dell'ovulazione (esaurimento degli spermatozoi di deposito) né diluirli troppo nel tempo (invecchiamento degli spermatozoi di deposito);
• non rendere ossessivo il tentativo di fecondazione, altrimenti si può avere il rischio
di una sterilità psicogena.
La terapia della sterilità può essere medica, chirurgica e psicologica.
Terapia medica - Riguarda prevalentemente certe alterazioni di tipo endocrino.
Ovulazione: la mancanza di un'ovulazione può essere trattata con la somministrazione di gonadotropina follicolare e gonadotropina coriale fino a quando si manifestino i primi segni di cicli ovulari.
Corpo luteo: l'aborto causato da un'insufficiente azione del corpo luteo (aborto precoce) può essere curato mediante l'uso di progesterone. Nel caso di ridotta attività del corpo luteo (ipoluteinismo) si può somministrare progesterone e derivati durante la seconda metà del ciclo. È possibile aggiungere anche la somministrazione di estrogeni. Quando l'alterazione riguarda la durata dell'attività del corpo luteo, si può ricorrere all'uso di clomifene o gonadotropina coriale.
Ipoplasia uterina: il problema è difficile e complesso. Oggi la terapia prevede la somministrazione costante di un estrogeno e di un progestinico (agente ad azione uguale a quella del progesterone) con dosi progressivamente crescenti, così da simulare una gravidanza. Sospendendo questo trattamento dopo un periodo di circa due mesi si induce un notevole ingrossamento dell'utero che, seppure successivamente regredisce, riesce comunque a conservare una certa crescita in confronto alla condizione di partenza.
Alterazioni endocrine a localizzazione extragenitale: riguardano generalmente la tiroide e il pancreas (diabete potenziale e clinico). La cura riguarda la normalizzazione delle ghiandole endocrine alterate. Alterazioni funzionali della mucosa uterina (endometrio) : si usano estrogeni e progestinici.
Alterazioni del muco cervicale: la terapia si basa sull'uso di estrogeni oppure antibiotici e antinfiammatori quando sussistano processi infiammatori.
Stati infiammatori: usuale terapia antibiotica e antinfiammatoria.
Terapia chirurgica - È caratterizzata da un'elevata complessità. Non si tratta di interventi pericolosi per la vita, giacché le zone su cui intervenire sono facilmente raggiungibili né gli organi rivestono una funzione fondamentale per la sopravvivenza, ma tuttavia gli atti operatori sono estremamente delicati, perché qui si agisce su organi e tessuti di cui è spesso faticosa l'identificazione.
Un grande progresso si è compiuto con l'avvento della "microchirurgia", una tecnica chirurgica che permette di utilizzare un microscopio-operatorio, in grado di ingrandire anche 20 volte il campo operatorio, e appositi "microstrumenti" capaci di consentire interventi anche su strutture difficilmente evidenziabili. Tuttavia, malgrado ciò, la percentuale dei risultati favorevoli (per le varie aree dell'apparato genitale) è piuttosto bassa. Perciò, prima di decidere un intervento di questo tipo, i due partner devono essere completamente d'accordo e farsi spiegare in modo esauriente dal chirurgo le modalità dell'intervento e le reali possibilità di riuscita.
Sono inoltre sempre da ricordare le controindicazioni a questo genere di operazioni. Ne esistono di assolute (cioè l'intervento non si deve assolutamente compiere) quando l'occlusione delle tube sia di origine tubercolare, quando esistano altri fattori di sterilità nella donna o nel suo partner, allorché figurino più restringimenti nella tuba o esistano aderenze estese, oppure la donna abbia superato i 35 anni. Controindicazioni transitorie sono invece i processi infiammatori (che costringono a ritardare di almeno sei mesi l'eventuale intervento) o la presenza di una imprevista gravidanza tubarica.
Sterilità psicogena - Particolare tipo di sterilità che si osserva in circa il 5% dei casi. L'interazione fra meccanismo psicologico e meccanismo fisico porta alla sterilità attraverso quattro meccanismi:
1) blocco dell'ovulazione tramite un meccanismo ormonale;
2) spasmo tubarico con conseguente blocco della capacità di movimento delle tube;
3) marcata contrattilità dell'utero nella zona dove si dovrebbe impiantare la cellula uovo;
4) blocco ormonale dell'attività del corpo luteo.
Fra i vari fattori responsabili possiamo ricordare: fattori predisponenti prevalentemente di tipo nevrotico, con mancata risoluzione delle situazioni conflittuali infantili; fattori determinanti dati dalla presenza di contrasti con l'ambiente o dall'esistenza di veri e propri stati psicotici; fattori concomitanti: la situazione conflittuale porta alla comparsa di condizioni (obesità, magrezza ecc.) responsabili delle difficoltà che si frappongono a una normale gravidanza; fattori scatenanti, costituiti da un qualsiasi shock emotivo che può portare a un blocco dell'ovulazione, con amenorrea e spasmo tubarico.
La terapia in questi casi si presenta molto complessa ed è di tipo squisitamente psicosomatico giacché richiede un duplice intervento, di genere medico e psicologico.
Terapia psicologica - Può essere di due livelli. Al primo, più semplice, lo psicologo si limiterà a una lunga serie di colloqui che hanno lo scopo di fare meglio comprendere alla (o al) paziente la propria situazione esistenziale entro l'ambito familiare e sociale. Questi ammalati sono infatti in grado di capire la dinamica dei processi che bloccano una gravidanza e possono razionalmente intervenire eliminandoli. Il secondo livello di intervento è esclusivamente psicoterapeutico (trattamento psicoanalitico, psicologia del profondo, narcoanalisi, eventualmente ipnosi) giacché esistono delle condizioni di nevrosi che trovano la loro origine a livello inconscio. In questo caso il blocco della gravidanza è legato a remote esperienze infantili di tipo conflittuale nei rapporti dei genitori. La sterilità diviene così il modo con cui l'individuo nega il proprio rapporto con i genitori e la propria identificazione con essi. Simbolicamente, il rifiuto alla gravidanza diviene una enunciazione di principio: «io non genero e quindi non sono come i miei genitori». Il trattamento è lungo e complesso, ma, se ben condotto, può dare un risultato positivo. La terapia medica appoggia quella psicologica utilizzando, eventualmente, ormoni e preparati antispastici.
Fattori che influenzano la fecondità - Oggi è possibile tentare una spiegazione per chiarire come una determinata problematica psicologica possa interferire a livello fisico. Infatti, la correlazione neurormonale, ossia il legame fra il sistema nervoso e quello endocrino, avviene proprio a livello della regione ipotalamica, là dove confluiscono anche tutti gli istinti e gli stimoli provenienti dagli organi interni. Le influenze del mondo inconscio finiscono così con l'agire sull'ipotalamo che, a sua volta, "attiva" la ghiandola ipofisaria. A questo punto inizia una serie di azioni e reazioni fra ipofisi e altre ghiandole (fra cui anche quelle sessuali) che possono spiegare come mai un complesso, una inibizione psichica possa modificare l'attività dell'ipofisi e, di conseguenza, anche l'attività specifica di testicoli o ovaie. Comunque sulla sterilità o sulla fecondità agiscono anche altri fattori, come, per esempio quelli alimentari. In questo caso l'azione è meno diretta, ma sempre apprezzabile. Una vitamina molto importante, ad esempio, è la vitamina E, detta anche "della fecondità", per il suo effetto sugli elementi sessuali. Mentre nel maschio le lesioni da carenza di vitamine E sono irreversibili, nella femmina si possono guarire. In genere, comunque, una dieta in cui vitamine, minerali o oligominerali siano ben equilibrati può sempre aiutare nella terapia della sterilità.
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