Spesso provocano sintomi assai differenti ed è difficile riconoscerli: è quindi indispensabile consultare il medico.
I disturbi intestinali nei bambini rappresentano, probabilmente, una delle più frequenti cause di preoccupazione per i genitori sia per la diversità presentata dai sintomi sia per la gravità che talvolta può assumere questo tipo di turbe. Infatti, i disturbi intestinali, possono provocare dal pianto ostinato, al dolore medio-acuto o acutissimo: possono cronicizzarsi causando un progressivo indebolimento organico, che diviene, a sua volta, causa di altre malattie, soprattutto infettive. Per questo motivo i genitori sono sempre particolarmente preoccupati di fronte a qualsiasi genere di manifestazione intestinale che desta sempre l'incubo, mai sopito, di una peritonite con gravi conseguenze.
Anzitutto, il quadro dei disturbi intestinali varia notevolmente in rapporto all'età. Vedremo quindi i sintomi della primissima infanzia e dei periodi successivi.
I disturbi intestinali nei lattanti
L'alimentazione lattea causa talune caratteristiche alle feci che devono essere conosciute per non destare allarmismi inutili. Nei bambini allattati al seno, le feci hanno una consistenza cremosa, con un colore giallo-oro; lasciate all'aria per qualche tempo tendono ad assumere un colorito verdastro che, solitamente, mette in grande agitazione i genitori. In verità, si tratta semplicemente dell'ossidazione di una componente delle feci, la bilirubina, che si ossida a biliverdina, responsabile del colore verdastro.
L'odore delle feci di questi lattanti è piccante, ma non tale da causare fastidio.
Nei bambini alimentati con latte vaccino il quadro delle feci cambia totalmente: sono più asciutte, di colore grigio-giallastro e con un odore piuttosto sgradevole. I batteri presenti sono Escherichia coli o altri batteri assenti dal latte umano.
Le feci dei bambini allattati con latti artificiali hanno un aspetto intermedio fra quelle che si hanno con il latte materno e quelle tipiche del latte vaccino. Ciò accade perché
i latti artificiali tendono, oggi, ad avere una composizione il più possibilmente simile a quella
del latte materno, considerato senz'altro il miglior alimento per il neonato.
Per quanto si riferisce al numero di scariche, anche qui si ha una grande variabilità: in genere, i bambini allattati al seno ne hanno di più, con una frequenza media di 1-2 scariche al giorno.
Stitichezza - Per meglio comprendere come si possa verificare uno stato di stitichezza entro i primi mesi di vita, si deve conoscere in che modo avviene il meccanismo della defecazione, intimamente connesso alla quantità di feci accumulata nell'intestino e in grado di stimolarne le pareti. Se questa quantità è al di sotto di un certo livello, manca la stimolazione intestinale e si ha stitichezza.
Nei bambini allattati al seno, la stitichezza può essere legata a un'insufficiente assunzione di cibo, a carenza dell'appetito, a vomito. Durante il periodo di divezzamento si può avere stitichezza per la differente composizione degli alimenti che risultano insufficienti ad agire sulla parete intestinale.
Anche l'uso eccessivo di clisteri, supposte o lassativi finisce con l'indurre paradossalmente stitichezza perché la quantità delle feci nell'intestino scende al di sotto della quantità minima indispensabile per la stimolazione delle pareti intestinali. Nel caso della febbre, invece, la stitichezza è soprattutto legata alla perdita di acqua che si verifica attraverso la cute o la respirazione. Per compenso, allora, il colon aumenta il riassorbimento del liquido per cui le feci assumono una consistenza molto più dura e la loro eliminazione diviene più difficile. Se la stitichezza non è legata a nessuno di questi fattori, si deve allora pensare a qualche motivo più grave ed è indispensabile rivolgersi al medico.
Diarrea - È la condizione opposta a quella che si verifica nella stitichezza. In questo caso, infatti, si ha un aumento delle scariche, del volume delle feci e della perdita di acqua.
I meccanismi responsabili della diarrea sono praticamente quattro:
1 ) atrofia della mucosa intestinale, legata soprattutto a un'intolleranza verso il glutine e il latte vaccino;
2) ipersecrezione: nelle feci si ha un eccesso di particolari sostanze, gli elettroliti (in questo caso sodio e cloro) e di acqua; ne sono responsabili, in particolare, le infezioni intestinali;
3) sovraccarico osmotico, causato dalla presenza nell'intestino di particolari zuccheri che fanno aumentare l'assorbimento dell'acqua nel lume intestinale; per fare cessare la diarrea basta eliminare lo zucchero responsabile;
4) essudazione e ipermotilità: nel primo caso la diarrea è provocata da un'infiammazione della parete intestinale, nel secondo da un passaggio troppo veloce degli alimenti attraverso l'intestino.
Diversamente dalla stitichezza, che è quasi sempre dovuta a cause banali, la diarrea va controllata e seguita con molta attenzione perché può essere legata ad alterazioni gravi dell'organismo e può, se non ben controllata, minacciare seriamente la salute del bambino. Più spesso le diarree sono associate a stati infettivi e si accompagnano a vomito (gastroenterite acuta): la perdita di liquidi che si verifica può portare alla comparsa di veri e propri stati di shock in grado di provocare alterazioni di funzioni di importanza anche vitale. La gastroenterite è di grado lieve quando le perdite di liquido sono pari al 5%, grave quando si raggiunge il 10%, gravissima quando tali perdite raggiungono o sono superiori al 15%.
La reidratazione, cioè l'immissione di liquidi capace di controbattere le perdite, deve seguire determinate precauzioni: nel caso della reidratazione per via orale si deve usare acqua contenente sali, glucosio, aminoacidi.
Vomito - Può essere l'espressione di disturbi banali oppure di alterazioni piuttosto gravi del tratto gastrointestinale. Verso la fine del primo mese, per esempio, un vomito persistente può essere causato da una stenosi (restringimento) del piloro, quella parte, cioè, in cui si ha il passaggio dallo stomaco alla prima porzione dell'intestino. L'alterazione si rileva più spesso nei maschietti, è ereditaria e curabile chirurgicamente. Altra causa di vomito può essere un'invaginazione intestinale, in cui una parte dell'intestino "entra" nell'altra (come un vecchio cannocchiale a telescopio) provocando dolore intenso, vomito e feci con presenza di sangue. La terapia in questo caso prevede o l'uso di un clistere effettuato in condizioni ospedaliere giacché, per evitare complicazioni, deve essere eseguito sotto il controllo radiologico, oppure, nei casi più gravi e non trattabili medicalmente, un intervento chirurgico. Un vomito particolare, detto "vomito epidemico", è quello che si verifica in seguito a un'infezione virale: la guarigione in tale caso avviene senza bisogno di una terapia specifica.
Cause banali di vomito sono invece un eccesso di cibo, l'introduzione di una quantità eccessiva di aria durante i pasti, l'esposizione al freddo immediatamente dopo i pasti eccetera.
I disturbi intestinali nei bambini
Vediamo quali sono i disturbi più frequenti nei bambini oltre i primi mesi di vita.
Enteriti, enterocoliti - Sono principalmente dovute ad agenti patogeni che si localizzano nell'intestino, a errori nell'alimentazione, a colpi di freddo eccetera.
Il bambino presenta diarrea, vomito, febbre, dolori intestinali. La cura si basa sul controllo alimentare e sulla somministrazione di farmaci. Nel primo caso si può sospendere l'apporto alimentare per uno-due giorni, continuando invece la somministrazione di liquidi (acqua, tè, soluzioni glucosaline). Durante il periodo in cui viene sospesa la usuale alimentazione si possono dare carote, mele e pochi altri alimenti indicati dal medico.
La terapia farmacologica si basa sull'uso di antibiotici scelti tenendo conto delle caratteristiche della malattia.
Enterite regionale - Piuttosto rara nell'età pediatrica. I sintomi sono costituiti da dolori all'addome, diarrea che si alterna a stitichezza, forte dimagrimento, arresto del peso corporeo. Alla palpazione si avverte una massa fìssa, che provoca dolore alla pressione, localizzata prevalentemente nella parte inferiore destra dell'addome.
Nella cura si usano antibiotici, cortisone, ormone adrenocorticotropo (ACTH).
Colite cronica ulcerosa - Piuttosto rara al di sotto dei 15 anni (soltanto il 10% dei casi). Il paziente accusa diarrea, dolori addominali, diminuzione dell'appetito, riduzione del peso corporeo, malessere generale, febbre, nausea, vomito, stati di anemia. Può aversi un arresto della crescita corporea e talvolta anche un ritardo nello sviluppo sessuale.
La terapia si fonda sulla somministrazione di antidiarroici, antispastici (per i dolori), ACTH, cortisonici, preparati vitaminici per via parenterale. L'alimentazione deve utilizzare cibi leggeri, che non irritino l'intestino e non presentino abbondanti residui. Sempre importante e indicata la psicoterapia. In casi particolarmente gravi si rende necessario l'intervento chirurgico.
Linfoadenite mesenterica - Può essere acuta o cronica. Nel primo caso il gruppo delle ghiandole linfatiche più colpito è quello ileo-cecale. I sintomi sono costituiti da dolori addominali, che spesso si presentano sotto forma di attacchi acuti, nausea, vomito, stitichezza o diarrea, febbre. La terapia è di tipo antinfettivo. Nella forma cronica si hanno ancora dolori addominali e la palpazione può mettere in rilievo la presenza di
ghiandole tumefatte. Poiché questa forma è spesso in relazione all'esistenza di infiammazioni croniche intestinali, si deve eliminare la malattia principale.
Malattia celiaca (celiachia) - È legata soprattutto a uno stato di ipersensibilità al glutine e ad alcune frazioni proteiche vegetali (gliadina, ordeina, aveina). Non mancano, tuttavia, anche casi di ipersensibilità ad altre proteine. I sintomi si fanno particolarmente evidenti nel corso del secondo anno di vita e consistono in digestione difficoltosa, feci abbondanti con un elevato quantitativo di grassi, crisi diarroiche, dimagrimento, scarso sviluppo muscolare, ritardo nell'accrescimento (infantilismo intestinale), anemia. Nei casi in cui la malattia abbia lunga durata si possono avere alterazioni ossee (osteoporosi, rachitismo). La carenza di vitamine porta poi alla comparsa di glossiti, stomatiti, nevriti eccetera. La misura terapeutica più importante è quella che prevede la rigorosa esclusione di tutti gli alimenti contenenti glutine (pane, pasta, biscotti). Per raggiungere la quota di carboidrati necessaria si possono utilizzare patate, zucchero, riso e tutti gli alimenti non contenenti gliadina. I grassi devono essere preferibilmente di origine vegetale. La dieta deve essere, dal punto di vista calorico, del 25-30% superiore a una dieta normale. Sono anche consigliati elevati contenuti in vitamine A, B, C, D.
Dal punto di vista farmacologico si possono usare antibiotici con azione intestinale selettiva, corticosteroidi, ed eventualmente praticare trasfusioni.
Ragadi anali - Sono provocate particolarmente dall'uso eccessivo di perette, da manifestazioni eczematose o dalla tendenza a grattare l'orificio anale in conseguenza di una parassitosi intestinale. Durante la defecazione si ha dolore, ciò impaurisce il bambino che è spinto a diradare le evacuazioni intestinali. La cura si basa sull'eliminazione dell'eventuale stitichezza, sull'uso di semicupi (bagni) caldi della parte interessata, sulla disinfezione con nitrato d'argento. Nei casi non trattabili medicalmente si dovrà ricorrere all'intervento chirurgico.
Reazioni psicosomatiche nei bambini - Soprattutto nei bambini bisogna sempre avere presente la possibilità che il disturbo intestinale, incomprensibile su un piano puramente medico, possa invece avere una causa psicologica.
In effetti, la psicoanalisi e le altre psicologie del profondo hanno chiarito il valore simbolico dell'apparato gastrointestinale che serve per "introdurre", ma anche "respingere" il mondo esterno. Così, spesso, certe diarree incomprensibili, prive di un chiaro substrato organico, possono essere comprese se si valuta esattamente il loro significato simbolico, che è quello di "dare" con abbondanza, con generosità. Da questo punto di vista, la diarrea diventa, per il bambino (ma anche per molti adulti) l'equivalente di un gesto di generosità, di amicizia, di amore. Inversamente, una stipsi ostinata può significare il desiderio del bambino di "trattenere" per sé qualcosa, di non volere abbandonare un mondo remoto da cui non vuole distaccarsi. Ugualmente, il vomito può avere il significato di un rifiuto drastico contro qualcosa che il bambino non vuole accettare. Compito del medico è proprio quello di differenziare i disturbi gastrointestinali organici da quelli psicosomatici, giacché in quest'ultimo caso l'unica terapia da effettuare è quella su base psicologica che deve però comprendere anche i genitori.
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