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Quando il lavoro fa ammalare

stress lavoro

Spesso non è la quantità di lavoro che può provocare delle manifestazioni morbose, ma lo spirito con cui lo si affronta.
Sarà forse vero che il lavoro nobilita, come dicevano una volta, ma è certo che spesso provoca delle alterazioni fisiche e psicologiche che sono la premessa per l'ulteriore comparsa di malattie vere e proprie. Il lavoro moderno presenta delle caratteristiche che lo differenziano totalmente da quello di soli quaranta-cinquant'anni fa. Si svolge, prevalentemente, in grandi complessi, contenenti macchinari ad altissima tecnologia, di cui però il lavoratore conosce poco o nulla; ubbidisce a orari precisi, stabiliti in base a considerazioni di produttività e non certo di salute dell'individuo; necessita di un'attenzione costante, non sorretta dall'entusiasmo creativo che era la caratteristica essenziale della produzione delle botteghe artigiane. Immesso in un lavoro del genere, sostenuto soltanto dalla necessità di un guadagno che raramente paga veramente l'impegno fisico, l'individuo si sente completamente estraniato. Nei decenni scorsi era stato adottato un termine che indicava tale situazione: alienazione, termine usato nella vecchia psichiatria per definire una condizione di
morbosità mentale. Dal punto di vista fisico il lavoro ripetitivo, sulla catena di montaggio, o negli uffici, privo di una diretta responsabilità e totalmente condizionato alla volontà e alle capacità dei dirigenti è responsabile di manifestazioni che sono state studiate dalla medicina professionale.

Apparato sensoriale - Il lavoro ripetitivo (oggi, per esempio, notevolmente peggiorato da un'attività soltanto apparentemente più leggera, come può essere quella dell'operatore sui computer e sui vari terminali) peggiora nettamente le capacità visive, giacché porta a una più rapida perdita della capacità di adattamento oculare. Ben conosciuto è poi l'inquinamento da rumore, soprattutto evidente nei grossi complessi industriali e negli stabilimenti tipografici. Perdite del tatto, del gusto e dell'olfatto si riscontrano nei lavoratori impegnati nell'industria chimica. Inoltre, il danno sensoriale non è quasi mai limitato a un singolo organo ma, attraverso le infinite correlazioni del sistema nervoso, si riflette su altri distretti dell'organismo provocando cefalee, difficoltà digestive, instabilità ecc.

Apparato nervoso - Il danno a livello di questo apparato, che comprende sia la sensibilità che la motricità
con ben noti riflessi psicologici, è estremamente vasto e ancora non completamente valutabile. La costante tensione, priva di un corrispondente fenomeno dinamico-creativo, provoca alterazioni che si riflettono, in pratica, su tutti gli organi del nostro corpo: abbiamo così la comparsa di disturbi digestivi che possono giungere anche a un grado notevole di gravità, turbe respiratorie, cardiache, vasali, ormonali ecc. Inoltre, lo stato di tensione del sistema nervoso porta alla comparsa di vere e proprie turbe mentali, con reazioni di tipo nevrotico, forme di aggressività più o meno latenti, stati di insonnia, insicurezza, elevata litigiosità.

Apparato cardiovascolare - Risente soprattutto delle condizioni ambientali (ambienti freddi, umidi, mal aerati ecc.), dell'impegno, di sforzi in condizioni statiche (cioè con il corpo in posizione verticale, impegnato in un lavoro che non richiede spostamenti di tutta la massa corporea). Le malattie più comuni sono, a questo livello, quelle che riguardano i vasi, arterie e vene. Per le prime si registrano occlusioni più o meno gravi, per le seconde sono tipiche le vene varicose o le flebiti.

Apparato locomotore (muscoli e ossa) - È forse il più colpito, considerando che ben undici milioni di italiani (in prevalenza lavoratori) soffrono di manifestazioni artrosiche, reumatiche, mialgiche (sofferenza dei muscoli), nevralgiche (sofferenze a carico dei nervi). La comparsa di questi disturbi e legata, quasi esclusivamente, alle posizioni obbligate a cui sono costretti lavoratori impegnati in attività ripetitive e che richiedono una determinata posizione del corpo per un periodo di tempo prolungato. Questo causa un iniziale blocco delle articolazioni, associato sempre a crampi muscolari, conseguenti alle modificazioni sofferte da segmenti ossei o da articolazioni. Le conseguenze sono costituite da degenerazioni della cartilagine articolare e, successivamente, da deformazioni ossee dovute a una reazione infiammatoria locale.

Apparato endocrino (ormoni) - Le alterazioni legate agli impegni di lavoro causano quel complesso di disturbi da tutti conosciuto con il termine di "stress". Lo stress, o sindrome di adattamento, è l'espressione del primitivo meccanismo di attacco e difesa, su base neuroormonale, che permetteva (e permette) agli uomini primitivi di reagire in maniera adeguata a pericoli provenienti dal mondo esterno. In quelle condizioni, l'organismo secerneva dalle ghiandole surrenali una rilevante quantità di catecolammine che avevano lo scopo di attivare l'organismo alla difesa (o alla fuga): questi ormoni accelerano la frequenza cardiaca, quella respiratoria, mobilizzano lo zucchero dell'organismo per trasportarlo ai muscoli, che saranno successivamente impegnati nel combattimento o nella fuga. Questa reazione, perfettamente comprensibile in condizioni di emergenza, si attua anche nelle ordinarie condizioni di lavoro (dispute con i superiori, scontri con i compagni per le più varie ragioni, incomprensioni nell'ambito familiare ecc.). Così, ogni volta, il nostro organismo rimane sotto l'influsso di questi ormoni: il sistema muscolare e cardiovascolare sono in costante "fase di pericolo" anche se non succede nulla. A lungo andare, queste "sferzate" ormonali provocano innumerevoli disturbi a carico dell'apparato gastrointestinale (ulcera), cardiovascolare (infarto, arteriosclerosi), locomotore (mialgie, dolori articolari ecc.).

Rimedi consigliati - Ora che abbiamo visto alcuni dei disturbi più frequentemente rilevabili nell'ambito del lavoro, vediamo un po' quali possono essere i rimedi.
•    Capacità di rilassarsi: dovete imparare a sfruttare qualsiasi occasione per permettere al vostro sistema muscolare e osseo di muoversi, rimettersi in attività, migliorare le condizioni di irrorazione sanguigna. Negli intervalli di mensa, per esempio, sforzatevi di fare sempre una passeggiata, anche breve: serve a rilassarvi psicologicamente e a conseguire quel minimo di movimento indispensabile per l'equilibrio muscolare. L'ideale sarebbe recarsi al lavoro a piedi o in bicicletta.
•    Dovete assolutamente trovare 15-30 minuti al giorno per eseguire alcuni semplici esercizi ginnici: flessione sulle gambe, estensione delle braccia, sollevamento del corpo prono sulle avambraccia, tensione delle molle, sollevamento pesi (anche modesti).
•    Utilissime sono poi le ginnastiche o terapie di tipo respiratorio che associano determinati movimenti del corpo a un certo tipo di respirazione, consentendo così l'esecuzione di una vera e propria automanipolazione.
•    Alimentazione. Sarebbe necessario riuscire a effettuare una prima colazione piuttosto consistente, così da impedire che verso le ultime ore del mattino l'organismo si trovi in condizioni di ipoglicemia. Inoltre gli alimenti assunti durante la mattinata dovrebbero consentire di ridurre quelli di mezzogiorno, così da evitare di ingombrare lo stomaco e influire negativamente sulle funzioni digestive e sulla capacità di attenzione.
•    Sport: ovviamente, di tipo non agonistico. Si deve scegliere quel tipo di sport che consenta di mettere in movimento l'organismo senza richiedere sforzi eccessivi: passeggiate in bicicletta, camminate a piedi, jogging, tennis, canottaggio, montagna, sci.

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