Elaborato da uno psichiatra berlinese, si prefigge di normalizzare le funzioni fisiche e psichiche.
Il termine letteralmente significa "allenamento" (training) "che si genera da sé" (autogeno). Si tratta di una tecnica di rilassamento attraverso la quale si arriva ad avere - con il tempo e l'esercizio - un eccellente controllo del proprio corpo, al punto che si riesce persino ad influire sul sistema neurovegetativo e, di conseguenza, su organi e funzioni che sono per definizione involontari. L'ideatore di questo metodo è stato Johannes Heinrich Schultz, un medico tedesco vissuto a cavallo tra la fine dello scorso e l'inizio di questo secolo. Il training autogeno nacque, per la precisione, negli anni tra il 1908 e il 1912, grazie agli studi e alle esperienze che Schultz fece nel campo della psicanalisi e grazie anche ai contatti culturali che egli ebbe con un altro psicanalista tedesco, Oskar Vogt.
Vogt, utilizzando la tecnica dell'ipnosi indicata da Freud, aveva potuto constatare come alcune persone, dotate di una certa cultura ed intelligenza, riuscissero a raggiungere da sole alcune situazioni caratteristiche dello stato ipnotico, con il risultato di un aumento delle proprie capacità di autoanalisi. Questa osservazione di Vogt fu fondamentale per Schultz nella formulazione del suo nuovo metodo. Il training autogeno, infatti, consiste in una serie di esercizi attraverso i quali si realizza una completa indipendenza del soggetto dall'ambiente che lo circonda, che consente all'individuo di
agire su se stesso, attuando tutta una serie di modificazioni che vanno dalla semplice riduzione del tono muscolare alla più complessa auto-indagine psicologica. Bisogna però aggiungere che, date le sue profonde implicazioni fisiologiche e psicologiche, il training autogeno non è una pratica di poco conto ma, al contrario, va fatto con molta attenzione perché, se eseguito male, può diventare anche dannoso. Per questa ragione gli esperti consigliano - qualora lo si voglia imparare - di farsi seguire da uno specialista, possibilmente un medico, finché non si è diventati completamente padroni della tecnica.Il training autogeno viene suddiviso in due livelli: un livello inferiore, o somatico, e uno superiore.
Gli esercizi cosiddetti "essenziali" - Il primo livello comprende sei esercizi in cui tutta l'attenzione
viene centrata sulle sensazioni somatiche relative a una certa parte del corpo.
I primi due esercizi - quello della pesantezza e quello del calore - sono stati definiti da Schultz "essenziali", mentre gli altri quattro - quelli del cuore, della respirazione, del plesso solare e della fronte fresca - sono complementari. Con l'esercizio della pesantezza si ottiene un rilassamento muscolare generale e si riesce ad avere una sensazione di pesantezza, prima delle varie membra singolarmente e poi di tutto il corpo nella sua globalità.
Durante quest'ultimo esercizio di solito subentra spontaneamente una diffusa sensazione di calore, favorita dalla distensione muscolare, che porta calma e benessere.
Gli esercizi complementari - Quando si è in grado di fare bene questi primi due esercizi - pesantezza e calore - si può passare al terzo, in cui si impara a controllare il proprio battito cardiaco, e al quarto, con il quale viene regolata la respirazione. Nel quinto esercizio, quello del plesso solare, ci si concentra sulla regione addominale in modo da aumentare la temperatura locale e, quindi, favorire la dilatazione dei vasi sanguigni e regolare le funzioni degli organi addominali.
Con il sesto esercizio, infine, si agisce sulla testa, inducendo una sensazione di freschezza nella regione della fronte, che ha come conseguenza un senso di riposo mentale e un aumento della lucidità intellettuale.
Gli esercizi che influenzano la psiche - Per quanto riguarda invece il secondo livello, le cose si fanno molto più complesse: con gli esercizi si interviene non più sul corpo, ma sulla psiche e, perciò, per potervisi avvicinare è indispensabile avere una completa padronanza della tecnica del primo livello. Con gli esercizi di grado superiore si "sprofonda' in se stessi, ci si trova di fronte alle proprie angosce e paure e, grazie a questo, è possibile superare molti problemi, arrivare ad una maturazione della propria personalità ed assumere un atteggiamento positivo e consapevole verso la vita.
L'ambiente e l'abbigliamento giusto - In entrambi i livelli è importante trovarsi in un ambiente adatto e assumere posizioni appropriate. Innanzitutto non ci deve essere molta luce, non si devono sentire rumori forti e la temperatura deve essere gradevole, né troppo bassa né molto elevata. In altre parole, nell'ambiente circostante non ci devono essere fonti di stimolazioni esterne che tolgano al soggetto parte dell'attenzione. Allo stesso modo l'abbigliamento deve essere tale da non creare disturbo, per cui gli indumenti devono
essere comodi, confortevoli, né troppo stretti né troppo pesanti. La postura, infine, deve consentire la massima distensione possibile. Nel training autogeno si possono assumere tre diverse posizioni: quella seduta stando distesi su una poltrona, quella seduta come un "cocchiere a cassetta" e quella distesa in posizione supina. In tutti e tre i modi è possibile neutralizzare le tensioni muscolari e raggiungere così un alto grado di rilassamento.
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