Genitori e allenatori devono evitare di esporre l'organismo in sviluppo a sforzi eccessivi.
Sport sì o no? - È utile lo sport nell'età puberale? Influisce positivamente sullo sviluppo fisico? Può danneggiare lo sviluppo armonioso dell'organismo sviluppandone eccessivamente talune parti a danno di altre? Questi e altri sono i principali interrogativi che generalmente si pongono i genitori quando, insieme al figlio, all'insegnante di educazione fisica e al medico sportivo, devono decidere se permettere o meno di svolgere un qualsiasi tipo di attività fisica. Come premessa generale va considerato il fatto che un organismo giovanile già di per sé tende (o dovrebbe tendere) al movimento, alla corsa, allo sforzo fisico, all'agonismo (magari fatto nel cortile di casa o ai giardini) e che, pertanto, molti di questi interrogativi sono a volte più teorici che reali. D'altra parte spesso si sottopone per ingenuità o per avidità o, anche semplicemente, per ignoranza, l'organismo del ragazzo a sforzi che possono rivelarsi veramente pericolosi.
Quindi una prima risposta potrebbe essere:
nell'età dello sviluppo, sport sì, e molto; sport agonistico (cioè gare) nessuno o pochissimo perché questa forma di tensione e di sforzo può presentare veramente dei rischi per l'organismo dell'adolescente.
Esami di controllo - Premessa indispensabile per l'esecuzione di qualsiasi sport deve essere un attento e scrupoloso esame medico generale. Infatti, l'attività sportiva interessa profondamente tutto il nostro organismo: per fronteggiare uno sport è necessario che il cuore "pompi" molto più sangue perché i muscoli sotto sforzo sono avidi consumatori di ossigeno (portato dal sangue).
Contemporaneamente, anche la respirazione deve accelerare perché soltanto in questo modo può essere garantito l'ossigeno necessario al movimento muscolare. Insieme a questa accresciuta attività del sistema cardiovascolare e respiratorio, vengono "attivati" anche altri sistemi non meno importanti: il sistema nervoso, il sistema endocrino ecc.
Se consideriamo che durante il periodo puberale molti di questi sistemi (endocrino, nervoso, locomotore, cioè ossa e muscoli) sono già, per conto loro, impegnati in maniera rilevante dai processi di sviluppo, si può facilmente comprendere come un aggravio fisico in queste condizioni può avere spesso delle conseguenze anche spiacevoli. Inoltre, un'attività sportiva implica un allenamento costante: sforzi regolari, disciplina continua, rinunce, diete ecc. Tutto questo può anche influire sullo stesso atteggiamento dell'adolescente, che rischia di vedere ristretti i suoi interessi soltanto al mondo dell'agonismo e dello sport scelto. Ragazzi a cui, invece, lo sport dovrebbe essere facilitato, sono soprattutto quelli che presentano particolari caratteristiche fisiche e psichiche, come:
- presenza di un sovrappeso: in questo caso, lo sport influenza positivamente la riduzione del peso a favore di uno sviluppo muscolare più potente;
- presenza di stati di irrequietezza e nervosismo eccessivi: in tale caso la possibilità di esercitare uno sport in maniera costante rilassa psicologicamente e fisicamente questi ragazzi;
- presenza di stati eccessivi di timidezza: la possibilità di seguire una disciplina rigorosa e continuata dà al ragazzo timido una maggior consapevolezza di se stesso e delle sue possibilità;
- presenza di stati anoressici, cioè di scarso appetito in ragazzi che, per mangiare esigono l'esecuzione di un particolare "rituale" e l'assoluta sottomissione di tutto l'ambiente familiare alle loro esigenze;
- presenza di disturbi nel coordinamento motorio: l'esecuzione di un'attività sportiva, con la sua necessità di eseguire movimenti più precisi e sempre più economici, nel senso di giungere a un risultato nel minor tempo possibile, può rivelarsi un notevole aiuto al conseguimento di una attività motoria più equilibrata;
- stati convalescenziali e, più in generale, dove siano presenti delle difficoltà di tipo sia fisico che psichico di adattamento ambientale.
Comunque, se si decide di far fare dello sport al ragazzo è indispensabile sottoporlo a una visita medica generale, a un esame ortopedico (per rilevare l'eventuale presenza di alterazioni ossee e, in particolare, l'insorgenza di forme scoliotiche), un esame elettrocardiografico sia a riposo che sotto sforzo, così da potere veramente registrare la presenza di un'alterazione della funzionalità cardiocircolatoria, un esame spirografico, per stabilire le effettive capacità respiratorie, una misura obiettiva della potenza muscolare. Dopo questi esami, diciamo così, di base, si potranno fare, di volta in volta, tutti quegli esami specialistici che possono venire ritenuti necessari. Ogni volta, poi, che il ragazzo dovrà affrontare una nuova serie di allenamenti, o di gare, oppure che, dopo gli usuali allenamenti o dopo qualche gara, manifesti segni di stanchezza eccessiva (insonnia, mancanza di appetito, insofferenza verso l'ambiente sportivo e lo sport praticato) sarà sempre consigliabile ripetere tutti gli esami.
La scelta dello sport - Un altro momento particolarmente delicato è rappresentato dalla scelta dello sport. Il problema è diverso se l'attività sportiva viene scelta dai genitori oppure dal ragazzo, spontaneamente. In entrambi i casi, comunque, si tratterà di sapere il "perché" di una determinata scelta e, in questo caso, è molto utile il consiglio di uno psicologo. I genitori possono infatti scegliere o in base a esperienze personali, oppure per questioni di prestigio, di moda oppure anche (e questa è la motivazione peggiore) per una pura e semplice questione di quattrini (calcio, tennis). Per il bambino si dovrà accertare se la scelta non sia stata influenzata dal dilagare degli idoli sportivi creati dai mass media, o per competizione verso qualche compagno ecc. Tutto questo è molto importante giacché può influenzare in maniera profonda non solo la riuscita nello sport, ma, soprattutto, lo stesso equilibrio psichico del ragazzo. Uno sport scelto spontaneamente, vissuto in allegria, in un gruppo di ragazzi e ragazze spinti dalle stesse motivazioni, anche se ha dei momenti di agonismo, non sarà mai negativo per lo sviluppo della personalità fisico-psichica del ragazzo; il contrario, invece, può succedere nel caso di uno sport imposto per uno dei motivi sopracitati e subìto senza entusiasmo.
Ugualmente importante è la considerazione da fare su alcuni sport che, se praticati prima o durante lo sviluppo, possono influenzare in maniera squilibrata l'organismo. Si tratta dei cosiddetti "sport asimmetrici", che sviluppano cioè solo una parte del corpo: fra questi ci sono alcuni sport molti diffusi, quali il tennis, la scherma, l'equitazione, in cui i muscoli di una parte sola del corpo oppure la struttura ossea del bacino e dei femori possono arrivare a presentare delle disuguaglianze nello sviluppo con conseguenze estetiche e fisiche abbastanza rilevanti.
Concludendo: lo sport nell'età della pubertà può essere molto utile, tenendo però ben conto di tutte le limitazioni e i controlli dovuti. Il ragazzo deve essere il più possibile protetto dalla strumentalizzazione fatta dagli adulti (genitori, allenatori, società sportive ecc.) che possono vedere nel giovane campione soltanto una fonte di gratificazioni oppure, molto più crudamente, di denaro. L'agonismo, nei ragazzi durante la pubertà, dovrebbe essere limitato solo all'ambiente scolastico e sottratto a tutte le lusinghe e ai pericoli dell'attuale macchina pubblicitaria.
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