I disturbi di cui soffre la gestante hanno spesso delle motivazioni inconsce da ricercare nella mancata "accettazione" del bambino.
Gravidanza e psicosomatica
Le cause del vomito - Come è noto, uno dei disturbi più comuni della gravidanza è rappresentato dal vomito. Quando non sia provocato da cause sicuramente organiche, il vomito è legato alla presenza di situazioni conflittuali che trovano la loro origine in processi inconsci. Secondo le concezioni psicoanalitiche e psicosomatiche, il vomito ha il significato di una "non accettazione" di un fatto. Le donne che presentano questo tipo di vomito sono
psicologicamente immature e reagiscono secondo un comportamento tipicamente infantile, per cui il vomito significa il "rigetto" del bambino. Per la psicoanalisi, infatti, il sistema gastrointestinale ha questo significato simbolico, di rapporto con il mondo esterno, e quindi, di accettazione o di rifiuto di un determinato fatto. Queste donne, vomitando, si "liberano" simbolicamente del feto, utilizzando convinzioni infantili secondo cui la gravidanza rappresenta una delle funzioni del sistema gastrointestinale. Perché questo tipo di donne respinge la maternità? Le motivazioni, del tutto inconsce, sono molteplici: timore di perdere la propria bellezza; denuncia della gravidanza come conseguenza di qualcosa di peccaminoso; desiderio di condurre una vita totalmente indipendente, non impacciata da responsabilità; rapporti infantili competitivi con la propria madre per cui si ha, come risultato finale, la negazione della maternità per non identificarsi con la figura materna.
Come condurre la "terapia" - La cura del vomito gravidico provocato da cause psicosomatiche può essere condotta in questo modo:
- effettuare un attento controllo della situazione psicologica della donna in cui sia presente un vomito identificabile come "rifiuto" della gravidanza;
- chiarire alla donna che la maternità non significa rinuncia alla propria personalità né degradazione fisica;
- convincerla dell'assoluta normalità del suo apparato digerente;
- chiarire alla donna il significato psicologico del suo vomito e come esso sia soltanto una rappresentazione simbolica della sua rinuncia alla gravidanza;
- coinvolgere nella interpretazione psicosomatica del vomito anche gli altri componenti dell'ambiente famigliare (marito, genitori, suoceri ecc.) così da chiarire completamente le varie interazioni psicologiche ed eliminare la componente patologica.
Le variazioni del metabolismo
La gravidanza rappresenta uno stato del tutto particolare, con profonde modificazioni nell'organismo della donna, sottoposto a un intenso sforzo, reso indispensabile dalla necessità di dare origine a una nuova vita. Particolarmente intense sono le variazioni che riguardano il metabolismo di tutte le sostanze giacché nuovi materiali devono essere forniti all'embrione (e successivamente al feto) mentre lo stesso organismo materno deve sapere fronteggiare richieste energetiche improvvise costruendosi adeguate "riserve".
Grassi - L'organismo della futura madre tende a costituire riserve di grassi (lipidi) che vanno a depositarsi in punti preferenziali (spalle, vita). L'accumulo dei grassi raggiunge il maggior valore verso il 7°-8° mese, poi si stabilizza. Considerando l'importanza energetica dei lipidi è comprensibile questa azione di accumulo dell'organismo materno che, in tale modo, si mette in grado di far fronte a esigenze impreviste.
Proteine - Durante la gravidanza il contenuto proteico nei tessuti e nel sangue non subisce modificazioni apprezzabili. Fa eccezione l'albumina che viene "conservata" nel plasma in quantità maggiori rispetto al periodo non gravidico. Tuttavia, data l'importanza essenziale rivestita dalle proteine (e dagli aminoacidi che le costituiscono) è indispensabile che la dieta della donna incinta sia composta in modo che il bilancio proteico risulti sempre in perfetto equilibrio.
Zuccheri - Durante la gravidanza entra in azione un particolare ormone, il lattogeno placentare, secreto dalla placenta, che svolge un'azione "antinsulina" per cui si verifica un aumento del contenuto di zuccheri nel sangue. Anche questo è un sistema adottato dall'organismo materno per accrescere la quota di carboidrati disponibile per l'uso nel caso di improvvise richieste (sforzi, malattie) da parte della madre e del feto stesso.
Vitamine - Non sembra che si verifichi un accumulo di riserva durante la gravidanza. È quindi necessario provvedere alla somministrazione quotidiana di vitamine a piccole dosi.
Acqua - Si osserva un marcato aumento del contenuto in acqua nell'organismo materno rispetto al periodo non gravidico. Tale aumento raggiunge un valore di sette litri e mezzo durante le prime trenta settimane. La presenza di acqua in tale abbondanza è di fondamentale importanza per l'attuazione di tutte le reazioni organiche che si verificano in questo periodo.
Le rinunce indispensabili
Il fumo - Le modificazioni gravidiche non riguardano soltanto l'organismo materno, ma anche lo stesso modo di vivere della madre. Per prima cosa, la futura mamma dovrà compiere subito un primo grosso sacrificio, se è un'accanita fumatrice: rinunciare pressoché totalmente al fumo. L'abuso del fumo durante la gravidanza è veramente controindicato. I neonati di madri fumatrici, alla nascita, appaiono nettamente sottopeso, inoltre sono molto più nervosi, irrequieti e insonni degli altri. L'insieme di tutti questi elementi espone il neonato a un rischio maggiore di malattie giacché il suo organismo si trova in condizioni di minor resistenza.
L'alcol - Un'altra rinuncia, e assoluta, è quella dell'alcol: le madri abituate a bere in quantità notevoli bevande alcoliche devono smettere, completamente. L'abuso dell'alcol non porta solo a neonati sottopeso, ma a bambini tarati geneticamente, che possono presentare malattie fisiche e mentali molto gravi.
La droga - Altrettanto proibito è l'uso di qualsiasi tipo di droga. La nascita di neonati già resi tossicodipendenti dalla droga assunta dalla madre nel corso della gravidanza diventa sempre più frequente e le conseguenze per questi bambini sono veramente tragiche.
Una vita regolata ma attiva
Gli sport e i viaggi - La futura madre deve anche sapersi imporre una condotta di vita molto regolare, senza bruschi sbalzi o cambiamenti repentini di orario. Il sonno acquista in questo periodo una grande importanza e va rispettato. Così, mentre è consigliabile sospendere gli sport più impegnativi (equitazione, sci, corse, salti ecc.) è, viceversa, consigliabile continuare quelli più rilassanti che consentono all'organismo materno di migliorare le condizioni cardiocircolatorie, respiratorie e generali (per esempio, lunghe camminate, nuoto, sempre accompagnata da qualcuno, bicicletta, sino a quando le condizioni del corpo lo permettono). Sono anche da evitare i viaggi troppo lunghi, soprattutto in automobile, entro i primi tre mesi di gravidanza (minaccia di aborto) o gli ultimi due (pericolo di parto anticipato). Se proprio si devono affrontare viaggi lunghi il mezzo migliore è l'aereoplano (può essere usato anche sino alla 32a settimana).
La cura della persona - La gestante può continuare a truccarsi e a curare la sua persona: parrucchiere ed estetista non presentano controindicazioni. Per prevenire le smagliature si deve soprattutto controllare la dieta, così da evitare un'eccessiva crescita del volume corporeo, e utilizzare le creme antismagliature. L'uso di reggiseno e guaine deve essere subordinato alla scelta degli appositi modelli ginecologici, che sorreggono senza comprimere. Sempre utili le calze elastiche per la prevenzione di eventuali varici. Per un buon controllo del proprio peso la gestante dovrebbe pesarsi almeno due volte ogni quindici giorni: se l'aumento supera i 500-700 grammi, deve iniziare una dieta atta a riportarla entro il peso normale. Durante la gravidanza, malgrado le convinzioni sostenute da tradizioni difficili da eliminare, si può mangiare qualsiasi tipo di cibo. Naturalmente, bisogna sempre considerare che eventuali intolleranze o infezioni gastriche possono creare problemi piuttosto seri.
Attenzione ai farmaci - Per quanto si riferisce all'uso di farmaci durante la gravidanza si deve tenere sempre presente che sono assai numerosi i farmaci capaci di passare attraverso la placenta ed esercitare il loro effetto direttamente sul feto: l'uno per mille di neonati nasce infatti con malformazioni attribuibili all'azione di medicamenti assunti durante la gravidanza. Se si rende necessario l'uso di antibiotici, si dovrà evitarne alcuni (per esempio, tetracicline) e assumerne altri sicuramente innocui (penicilline, ampicilline). La streptomicina può danneggiare il sistema uditivo fetale; i sulfamidici, se usati per un periodo prolungato, possono rendere più agevole la penetrazione della bilirubina (prodotto terminale della emoglobina del sangue) nel sistema nervoso. Anche l'uso degli esami radiografici deve essere radicalmente ridotto (o addirittura eliminato) durante la gravidanza per il rischio fetale. Il periodo di massima sensibilità del feto va dalla prima settimana dopo la fecondazione alla nona.
Il parto
Come definire la data - Uno dei problemi che maggiormente assilla la futura madre è rappresentato dalla data del parto: nella donna la durata della gravidanza è di 280 giorni, contati a partire dal primo giorno dell'ultima mestruazione. Tuttavia il problema non è così semplice giacché il ciclo mestruale può presentare delle variazioni, a volte anche imponenti, che complicano notevolmente la determinazione esatta. Un metodo empirico e piuttosto grossolano è quello di aggiungere un anno e sette giorni al momento dell'ultima mestruazione e sottrarre quindi tre mesi. Per un'esatta definizione della data del parto è molto utile poter conoscere la data dell'ovulazione, giacché la fecondazione dell'uovo si verifica entro tempi relativamente ristretti (da qualche ora a qualche giorno, a seconda delle varie teorie). Considerando che l'ovulazione si verifica circa 14 giorni prima dell'inizio della mestruazione, si può dedurre con una certa facilità la probabile data del parto.
Tuttavia, anche questo sistema, apparentemente molto semplice, diviene di difficile interpretazione quando si è in presenza di cicli ovulari irregolari: in questo caso si deve tenere conto della variabilità delle varie ovulazioni e farne una valutazione statistica.
I diversi tipi di parto - Dal punto di vista cronologico, cioè della data in cui si verifica il parto, esso lo si può dividere in:
- Parto prematuro : è il parto che si verifica dopo 180 giorni dall'ultima mestruazione, ma prima del 260° giorno. Il parto prematuro presenta un'estrema variabilità per quello che riguarda il bambino: si possono avere neonati prematuri la cui sopravvivenza è difficile, e altri dove invece il bambino è pressoché normale.
- Parto a termine : è quello che avviene tra il 275° e il 285° giorno dall'inizio dell'ultima mestruazione. È il parto che viene considerato clinicamente normale.
Il neonato dovrebbe essere del tutto normale, cioè maturo, e affrontare la sua vita nelle migliori condizioni. Si deve tuttavia rilevare che anche neonati maturi possono presentare delle alterazioni che li rendono più deboli.
- Parto oltre il termine: si verifica dopo 285 giorni calcolati dall'ultima mestruazione. Deve sempre essere considerato con particolare attenzione per le conseguenze anche gravi che può comportare. Un parto si definisce poi eutocico, ossia normale, quando si compie in maniera del tutto naturale, senza intervento del medico, e distocico, nel caso invece che occorra l'assistenza del ginecologo.
Le fasi del parto - Considerato nel suo svolgersi, il parto presenta tre fasi nettamente distinte: il periodo dilatante, il periodo espulsivo e il secondamento. Il periodo dilatante è caratterizzato dalla presenza di contrazioni che tendono a farsi progressivamente più frequenti, passando dagli iniziali cinque minuti di intervallo ai quattro e così via. Corrispondentemente, la durata delle singole contrazioni si allunga. In questa fase si modifica anche il collo dell'utero che permetterà in tale modo il successivo periodo di espulsione. La dilatazione raggiunge i 4 centimetri e la rottura delle membrane amniotiche prepara al parto.
Durante questo periodo è molto importante che la donna apprenda a respirare in maniera lenta, ritmica e profonda così da favorire il rilasciamento della muscolatura. Una respirazione errata può avere conseguenze dannose sul collo dell'utero. Con la dilatazione a quattro centimetri e la rottura delle membrane amniotiche, entriamo nella fase di espulsione in cui la donna avverte potente il bisogno di spingere quando si verificano le contrazioni uterine. Anche in questo caso, tuttavia, le spinte devono essere effettuate in modo razionale, seguendo attentamente i consigli dell'ostetrica o del ginecologo altrimenti la spinta non ha alcun effetto sull'espulsione del feto e stanca inutilmente la madre.
Il secondamento, che comprende il periodo che va dall'espulsione completa del feto a quella della placenta, comprende due fasi: distacco della placenta e sua espulsione. In tutto, la durata è di circa venti minuti. Il distacco della placenta avviene in seguito a due fenomeni ben distinti: il contrarsi dell'utero dopo l'espulsione del feto, e il formarsi di uno strato di sangue fra placenta e parete uterina. Con quest'ultimo avvenimento si conclude totalmente il parto e si entra nel periodo del puerperio, in cui la donna deve essere attentamente controllata dal ginecologo giacché le conseguenze del parto, lo sforzo dell'allattamento, la necessità di affrontare una situazione spesso del tutto nuova, può provocare stati di indebolimento talvolta anche molto gravi.
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