L'impiego di farmaci e droghe a scopo terapeutico per lenire il dolore e le sofferenze o per aumentare la resistenza alla fatica si perde nella notte dei tempi. Basti pensare che l'uomo primitivo già durante l'era della pietra faceva uso di oppio, come documentato dal reperto in caverne di capsule di papavero dalle quali si ottiene l'oppio e i suoi derivati come la morfina. Si può dire che oggigiorno viviamo in una società cosiddetta «farmacologicamente orientata», in cui per varie ragioni cioè si fa un uso veramente esagerato (abuso) di farmaci. Esistono, infatti, migliaia e migliaia di farmaci di origine naturale (animale, vegetale, minerale), o ottenuti per sintesi, semisintesi o anche più recentemente con tecniche di biotecnologia. È indubbio che i farmaci fanno parte dei fattori che hanno contribuito in maniera determinante all'allungamento della vita media dell'uomo come pure al controllo di numerose malattie e in generale al miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, i farmaci, per essere utili all'uomo, devono essere
impiegati in maniera razionale e non indiscriminata, dal momento che ogni farmaco, accanto ad effetti terapeuticamente utili, comporta di una serie di effetti collaterali indesiderati e tossici.
Dietro l'aspetto innocuo di un qualsiasi farmaco e dietro l'uso superficiale ed incongruo dello stesso, si nascondono pericoli ed insidie che possono drammaticamente emergere ed estrinsecarsi. La pubblicità e la divulgazione, erroneamente interpretate, hanno reso ognuno ..«competente» ed «in grado di gestire la propria malattia». Chi non ha nella propria abitazione una fornita «farmacia», ricca di compresse, confetti, sciroppi, supposte, fiale, di ogni dimensione e colore che ogni tanto, «giustamente», «rinnova» per esigenze di scadenze? E chi non ha ceduto alla tentazione di curare il secondo figlio perché «ormai ha l'esperienza del primo»? - odi assumere un farmaco diverso da quello prescritto perchè «glielo ha raccomandato la zia o un amico, affetti dalla stessa malattia»?
Saranno quì messi in evidenza i possibili rischi derivanti da un uso indiscriminato di farmaci di comune impiego. Purtroppo, nella società moderna con un ritmo di vita così frenetico e convulso, si fa sempre più ricorso all'uso di farmaci nella speranza da un lato di poter dominare lo stress, l'insonnia, la depressione e dall'altro per la straordinaria pressione pubblicitaria ad opera delle industrie, che hanno tutto l'interesse a vendere di più i loro prodotti. D'altro canto, gli stessi pazienti e i genitori di bambini a volte con una semplice febbre entrano in uno stato di ansia per il loro stato di salute e quello dei loro familiari e insistono con il medico per poter essere trattati con antibiotici estremamente potenti e costosi, spesso non necessari (specie se la febbre è dovuta a virus) e talora tossici. Lo stesso medico a sua volta al fine di soddisfare queste ansiose e pressanti richieste dei pazienti e per non correre il rischio di perdere il paziente, in una società cosi competitiva, ricorre all'uso di farmaci più nuovi sperando di ottenere effetti più immediati ed incisivi, ma talora questi si rivelano più pericolosi di farmaci già conosciuti da tempo. Prima di ricorrere a nuovi potenti farmaci rispetto a farmaci classici, ogni buon medico dovrebbe valutare sulla base di una letteratura seria il rapporto rischio-beneficio, che deriva dalla somministrazione di tali composti.
Tossicità e farmacointolleranza
Va sottolineato come tutti i farmaci diano luogo all'insorgenza di effetti tossici quando somministrati a dosi più elevate di quelle terapeutiche (tossicità acuta). Continuando ad aumentare le dosi tutti i farmaci determinano morte. D'altra parte ogni farmaco, somministrato per lunghi periodi di tempo, mentre può essere tollerato in seguito ad una o poche somministrazioni, di solito darà luogo ad una serie di effetti collaterali indesiderati e tossici (tossicità cronica). Esistono poi numerosi farmaci pericolosi se assunti durante la gravidanza; alcuni di questi possono determinare, specie se assunti durante il primo trimestre di gravidanza, malformazioni nel neonato.
Nell'ambito dei rischi connessi con l'assunzione di farmaci non va ancora dimenticata la farmacointolleranza. In altre parole, alcuni farmaci già dopo la prima somministrazione di dosi terapeutiche danno luogo ad effetti tossici. Cosi l'applicazione di poche gocce di cortisonici nel sacco congiuntivale per una banale congiuntivite può portare in alcuni soggetti ad un brusco e pericoloso innalzamento della pressione intraoculare (glaucoma) con rischio di indurre perdita della vista qualora il trattamento non sia immediatamente sospeso. Così esistono numerosi altri farmaci per i quali la prima somministrazione di dosi di solito tollerate può risultare fatale. Un altro quadro di farmacointolleranza è rappresentato dalla farmacoallergia. In tal caso è necessario un precedente contatto con il farmaco.Tale contatto determina una sensibilizzazione del soggetto. A volte bastano dosi molto basse (es. quelle presenti nell'aria che respiriamo o nel latte) ma in genere precedenti somministrazioni rendono sensibile il soggetto. Una delle successive somministrazioni può scatenare un quadro di farmacoallergia, che può andare da disturbi lievi sia pure fastidiosi (eritema, orticaria, prurito, febbre, dolori articolari, rigonfiamento delle linfoghiandole, etc.) a quadri gravissimi e spesso mortali di shock anafilattico, edema della glottide, broncospasmo, etc.
Fra i farmaci che più comunemente danno luogo ad allergia ricordiamo le penicilline, sulfamidici, fenilbutazone. streptomicina e talora anche la stessa aspirina.
Il fenomeno «droga»
Un altro aspetto con enormi ripercussioni sociali che riguarda l'abuso dei farmaci è il fenomeno della tossicomania; più comunemente conosciuto come fenomeno della «droga». Con tale termine ci si riferisce ad una serie di farmaci che danno luogo a dipendenza fisica o psichica. Il fenomeno «droga» è estremamente complesso, essendo un problema legato a vari fattori di ordine psicologico, sociale, economico, etc. e naturalmente a fattori intrinseci alla natura del farmaco. Si tratta di psicofarmaci, ovverossia di sostanze che agiscono a livello del sistema nervoso centrale, determinando a volte euforia, psicostimolazione, a volte attività ansiolitica, antidepressiva, a volte ancora profondi disturbi della coscienza con allucinazioni, delirii, agitazione psicomotoria (allucinogeni). La pericolosità da assunzione di questi farmaci da un lato è una pericolosità «acuta» legata alla dose, alla via di somministrazione (cosi una dose elevata di eroina, «overdose», può determinare, iniettata per via endovenosa, coma e paralisi dei centri del respiro) e una pericolosità cronica, più subdola, ma certamente non meno grave e destruente. Questo secondo tipo di pericolosità, da un lato é dovuta all'intossicazione cronica caratterizzata da lesioni a carico di importanti organi come fegato e rene implicati nella trasformazione ed eliminazione di questi composti, ma dall'altro ad una tossicità a carico del sistema nervoso centrale che si esprime con neurotossicità e psicotossicità. Difatti, questi farmaci determinano una alterazione dei delicati meccanismi che regolano le più importanti funzioni della sfera psichica (affettività, pensiero, critica, volontà) e di altre funzioni di importanza vitale per la sopravvivenza. Così, in seguito all'assunzione ripetuta di eroina, amfetamina, alcool, barbiturici, etc., il tossicomane va incontro ad una profonda depressione psichica che spesso lo spinge al suicidio, altre volte entra in uno stato di ansia, di panico, diventa insonne, va incontro a crisi di agitazione, abbandona gli affetti più cari, non ha più rispetto per la famiglia, per se stesso e per gli altri, perde il senso della dignità, rimane abbrutito e, spesso, disperato per una depressione farmacologicamente indotta, assume per un'ultima volta una overdose per interrompere definitivamente la sua indicibile sofferenza. Questo sta chiaramente ad indicare che i paradisi artificiali della droga sono una pura invenzione letteraria; più aderente alla realtà scientifica è invece l'inferno della droga. Mentre la maggior parte dei farmaci che danno luogo a tossicomania sono comunemente conosciuti per il gran rilievo che si dà quotidianamente sulla stampa e in televisione, per altri composti, invece impiegati per altri scopi (es. trielina, usata come smacchiatore, colle, benzina, propellenti di bombolette spray), forse, gran parte della gente non sa che sono sostanze estremamente pericolose e tossicomanigene. Così, farmaci per usi innocenti es. per combattere il comune mal di testa (alcune associazioni in cui sono presenti i barbiturici, es. il vecchio Veramon, Optalidon, Cibalgina, Megal, Vitialgin, Novamon, etc.) possono dare a lungo andare ad un vero e proprio stato di tossicomania. In tal caso il mal di testa, l'insonnia ed altri disturbi sono chiari segni di una sindrome da astinenza e cessano solo con la riassunzione del farmaco; si è instaurato cosi un pericoloso circolo vizioso alimentato dalla paura conscia o incoscia che la sospensione del farmaco dia luogo ad una comparsa dei disturbi, che invece il farmaco doveva correggere. Prima di chiudere questa breve rassegna sulle tossicodipendenze desideriamo ancora sottolineare la pericolosità di farmaci inizialmente immessi in commercio come le «pillole della felicità», i farmaci chiamati anche tranquillanti minori o ansiolitici. Il gruppo più importante di questi farmaci è rappresentato dalle benzodiazepine, cui appartengono varie specialità come il Valium, l'Ansiolin, il Librium, etc. Si tratta di farmaci purtroppo di largo impiego e che invece dovrebbero essere riservati solo a pochi usi su indicazione specialistica. Ormai esiste un'ampia documentazione scientifica che indica come le benzodiazepine possano indurre un vero stato di dipendenza fisica e psichica e cioè una vera tossicomania con sindrome da astinenza.
Altri rischi da farmaci
Va ancora ricordato come altri farmaci e composti inquinanti riescano pericolosi per la vita del paziente per altre ragioni. Così, alcuni farmaci o agenti chimici presenti nell'ambiente di lavoro o contaminanti l'ambiente possono indurre l'insorgenza di cancro (carcinogenetici). È stata documentata l'insorgenza del carcinoma della vagina in alcune bambine le cui madri avevano assunto estrogeni durante la gravidanza.
Altri farmaci possono riuscire pericolosi al momento della loro brusca sospensione; tutti i farmaci che danno tossicomania inducono una pericolosa sindrome da astinenza con disturbi neurologici, psichici talora gravi fino a quadri convulsivi, allucinazioni, etc. La sospensione brusca di farmaci beta-bloccanti (es. Inderal) può portare ad aritmia cardiaca e
morte; analogamente, la sospensione brusca di clonidina (es. Catapresan), un farmaco impiegato contro l'ipertensione arteriosa, può dar luogo ad una crisi ipertensiva, tachicardia,aritmia cardiaca, etc. Analogamente una sospensione brusca di farmaci antiepilettici può aggravare le crisi convulsive. Per altri farmaci si impone la conoscenza della loro tossicità al fine di poter diagnosticare un quadro tossico dovuto a quel particolare farmaco; così va ricordato che la metoclopramide (Plasil) usata nelle discinesie gastrointestinali ed in caso di vomito, somiglia strutturalmente alla sulpiride, un farmaco antipsicotico che blocca i recettori della dopamina a livello cerebrale. Tale comune meccanismo di azione spiega la possibile insorgenza in bambini, che lo assumono per altri scopi, di turbe extrapiramidali con tics, distonie ed altri quadri di disurbi motori. Cosi pure un farmaco di comune impiego spesso senza prescrizione medica, come antialgico e antipiretico, il paracetamolo (Panadol, Tachipirina), può determinare casi gravissimi di epatite fulminante.
Interazioni fra farmaci
Non va ancora dimenticato che in corso di terapia con un farmaco, l'aggiunta di un altro farmaco può portare o all'annullamento dell'effetto terapeutico o portare all'aumento della tossicità di uno dei due farmaci (interazioni fra farmaci). Molte interazioni fra più farmaci somministrati concomitatamente sono ormai ben conosciute, ma con farmaci di nuova immissione in commercio la non conoscenza di possibili interazioni può portare a fenomeni spiacevoli e talora letali. Basti pensare, per esempio, all'accumulo delle concentrazioni nel sangue di farmaci anticoagulanti, ad opera di altri farmaci dati insieme, e ciò può determinare gravi emorragie. Analogamente, un aumento delle concentrazioni nel sangue di farmaci ipoglicemizzanti orali (antidiabetici) può portare a coma ipoglicemico. Non può essere neanche sottaciuta l'interazione che può insorgere fra alcuni cibi e bevande e l'assunzione contemporanea di alcuni farmaci. Così, in corso di terapia con alcuni farmaci antidepressivi (es. i cosiddetti inibitori delle MAO o monoaminoossidasi, che agiscono aumentando a livello cerebrale le concentrazioni di monoamine), l'assunzione di alcuni formaggi, lieviti, vini contenenti tiramina, può scatenare un drammatico quadro di ipertensione, tachicardia, emorragie cerebrali a volte mortali.Tutte queste considerazioni indicano al medico moderno che è opportuno procedere, quando possibile, a monoterapie (terapie con un solo farmaco) e che ove sia necessario associare due o più farmaci ci si deve accertare di possibili pericolose interazioni. Comunque, il mito che due farmaci necessariamente siano più attivi di un solo farmaco e tre più attivi di due e che i farmaci più costosi e di più recente immissione in commercio siano più utili rispetto a farmaci più classici è stato ormai superato da anni. Dopo questa premessa a carattere generale saranno illustrati gli effetti tossici più importanti che si possono osservare in corso di terapia con farmaci di cui si fa un largo abuso.
Abuso di benzodiazepine
Le benzodiazepine (Librium, Valium. Ansiolin, Dalmadorm, En, Halcion, Lerisum, Madar, Mogadon, Noan, Nobrium, Tranquirit,Transente, etc.), sono farmaci la cui diffusione, l'abuso e l'uso improprio costituiscono un preoccupante fenomeno sociale dei nostri giorni.
Le benzodiazepine vengono utilizzate in terapia oltre che come ansiolitici, come ipnotici, antiepilettici e miorilassanti, ma l'abuso che si fa di tali farmaci é legato alla ricerca dell'effetto ansiolitico ed ipnotico e può portare all'instaurarsi di dipendenza fisica e psichica. La dipendenza, evidenziata da bisogno incoercibile che i soggetti assuefatti hanno di assumere il farmaco, dà luogo a sindrome di astinenza allorquando se ne interrompe bruscamente l'assunzione, soprattutto dopo l'uso di dosi elevate per lunghi periodi di tempo. Si possono osservare allora, nei casi più gravi, convulsioni, tremori, atassia, crampi addominali e muscolari, sudorazione e vomito. Segni di astinenza più comuni sono rappresentati da agitazione, insonnia, confusione e disorientamento.
Abuso di antipiretici, antialgici, antiflogistici nonsteroidei
Il largo uso dei farmaci antipiretici ed analgesici (fra i quali possiamo ricordare l'Aspirina, Aspro effervescente, Bufferin, Novalgina, Tachipirina, etc.) senza un controllo medico o spesso senza tener conto della posologia prescritta, è legato al miglioramento della sintomatologia dolorifica o febbrile e talora ad una certa euforia che induce a ripetere l'assunzione. Esiste al giorno d'oggi un numero veramente imponente di farmaci antiflogistici non steroidei e ciò al fine di poter trovare un nuovo composto che sia più attivo dei precedenti e meno tossico. Difatti, la comune indometacina (indocid, indoxen, Liometacen, Metacen, etc.) può dar luogo a cefalea mattutina, vertigini, confusione, depressione e sonnolenza. Inoltre, può indurre ulcera gastrica o duodenale, turbe della vista da lesioni retiniche, etc. L'abuso di paracetamolo (acetaminofene) presente in varie specialità (Tachipirina, Summadol, Acetamol, Panadol, etc.) accanto alla citata necrosi epatica fulminante può dar luogo a necrosi papillare renale, nefrite interstiziale, metemoglobinemia, anemia emolitica, etc. L'uso di fenilbutazone può dar luogo ad una tossicità dipendente dalla dose comprendente edema, ritenzione di sodio, secchezza delle fauci, nausea e vomito, ulcera peptica ed emorragia. Raramente può dar luogo a necrosi epatica e necrosi papillare renale. Inoltre, si possono osservare gravi reazioni allergiche con dermatite esfoliativa e talora diminuzione drammatica del numero di globuli bianchi (agranulocitosi). Inoltre, anche farmaci appartenenti alle classi più recenti (ibuprofene, indoprofene, ketoprofene. naproxene, fenbufene, furbiprofene, diclofenac, fentiazac, piroxicam. etc.) non sono del tutto scevri di effetti tossici in seguito a somministrazione cronica e sono controindicati in casi di ulcera gastroduodenale. Gli effetti collaterali più frequentemente osservati con i farmaci antiflogistici non steroidei aspirino-simili, sono ulcerazione gastrica o intestinale, che può essere accompagnata da una anemia secondaria dovuta alla conseguente perdita di sangue, disturbi della funzionalità piastrinica (azione antiaggregante piastrinica) e danno renale conosciuto come «nefropatia da abuso di analgesici».
Abuso di decongestionanti nasali
I decongestionanti nasali (come ad esempio la Rinazina, il Vicks Sinex Spray nasale, l'Otrivin), utilizzati per il trattamento sintomatico del raffreddore, delle riniti allergiche e delle sinusiti, presentano benefici transitori ed è consigliabile non prolungare l'impiego di questi preparati per più di 5 giorni. Purtroppo, di questi prodotti se ne fa un uso eccessivo per cui possono comparire sintomi a livello sistemico (da abnorme assorbimento), soprattutto nei bambini e nei soggetti anziani, come vasocostrizione generalizzata, tachicardia, ipertensione arteriosa, ma talora anche shock, agitazione psichica e/o motoria, insonnia, cefalea.
Inoltre, il loro impiego prolungato è responsabile dell'insorgenza di alterazioni del trofismo della mucosa nasale con possibilità di riniti croniche atrofiche.
Occorre sottolineare che l'uso continuato di tali farmaci riproduce la sintomatologia ostruttiva nasale, anzicché migliorarla; si stabilisce cosi un circolo vizioso da quale é possibile uscire solo interrompendo l'impiego di questi prodotti.
Antipertensivi e diuretici
Per quanto riguarda i farmaci antipertensivi (Aldomet, Catapresan, Atenolol, Minipress, ecc.) la raccomandazione è che vengano sempre seguiti i consigli del medico il quale ha opportunamente stabilito la posologia più appropriata in base alle condizioni cliniche del soggetto e ad eventuali patologie concomitanti.
È perciò sconsigliata ogni iniziativa personale che porti ad aumentare autonomamente il dosaggio, o la decisione di interrompere bruscamente l'assunzione di tali farmaci; l'eventuale sospensione del farmaco va infatti eseguita esclusivamente sotto controllo medico e sempre gradualmente. L'uso improprio di tali sostanze può portare più facilmente alla insorgenza di effetti collaterali come nausea, vertigini, palpitazioni, sedazione, ipotensione eccessiva con perdita talora della coscienza. Con alcuni antipertensivi, come l'Aldomet, sono anche stati descritti depressione psichica con sonnolenza ed incubi, anemia emolitica su base autoimmunitaria, epatite acuta, etc.
Relativamente ai farmaci diuretici (Moduretic, Lasix, etc.), gli effetti cui si può andare incontro in seguito a non controllato uso comprendono eccessiva diuresi, e quindi perdita di notevoli quantità di acqua, deplezione di ioni cloro, sodio e potassio, alterazioni dell'equilibrio acido-base. Le conseguenze sono rappresentate da ipotensione, astenia, respiro lento ed ipereccitabilità neuromuscolare.
Abuso di lassativi
L'uso continuato dei lassativi va certamente deplorato. Molte persone hanno nozioni sbagliate riguardo alla funzionabilità intestinale e ricorrono facilmente all'autoprescrizione dei purganti convinti di essere costipati.
Anche il solo uso casuale di tali farmaci può portare all'abitudine ai purganti.Le cause della costipazione, se realmente esiste, vanno ricercate ed allontanate dal medico ed è molto pericoloso ricorrere autonomamente all'uso di tali sostanze per alleviare dolori addominali in quanto, ad esempio, appendici infiammate possono perforarsi a causa dell’iperattività intestinale dovuta al purgante. Oltre a causare dipendenza, l'abuso dei purganti può generare seri disturbi gastrointestinali, come coliti spastiche, eccessiva perdita fecale di acqua ed elettroliti e quindi ipopotassiemia, deplezione di sodio e disidratazione, perdita di proteine, eccessiva escrezione di calcio ed osteomalacia della colonna vertebrale.
L'ingestione di lassativi contenenti ossifenisatina (Laxocol, recentemente ritirato dal commercio negli USA), un lassativo irritante vicino come struttura alla fenolftaleina, può dar luogo a danno epatocellulare (epatite cronica attiva) come reazione di ipersensibilità.
L'assunzione regolare di olio minerale come emolliente fecale durante la gravidanza può ridurre l'assorbimento di vitamina K e produrre ipoprotrombinemia con disturbi emorragici.
Antibiotici
L'autoprescrizione di farmaci antibiotici è comunemente osservata in casi di febbre, mal di gola e raffreddori. La prima osservazione che si può fare é che le malattie influenzali sono sostenute da virus, i quali non rispondono ai composti antibatterici, quali gli antibiotici, e quindi tale tipo di approccio farmacologico é del tutto inutile. All'inutilità si aggiunge tutta una serie di effetti dannosi sul singolo soggetto e sull'ambiente in generale. Gli antibiotici presentano numerosi effetti collaterali che talora, a seconda dell'antibiotico usato, possono essere anche gravi. Gli antibiotici ad ampio spettro (cloramfenicolo, tetracicline, ampicillina, alcune cefalosporine, etc.) possono dar luogo all'insorgenza di superinfezioni da germi resistenti o insensibili selezionati dall'antibiotico.Quest'ultimo aspetto, e cioè la possibilità della selezione di germi resistenti, é di particolare importanza non solo per il singolo individuo ma per tutta la collettività. I germi resistenti si diffondono, infatti, nell'ambiente e causano infezioni difficili da curare proprio perché sostenute da batteri che sono diventati resistenti agli antibiotici.
Un altro punto che va sottolineato é che gli antibiotici esplicano attività batteriostatica o battericida non solo per i germi patogeni sensibili, ma anche per quei microbi che vivono nell'organismo umano come saprofiti (senza provocare malattie) ma che, sono utili perché ci riforniscono di alcune vitamine (es. complesso B. Vit. K) (germi della flora intestinale). Queste osservazioni non devono certamente portare alla conclusione che gli antibiotici sono farmaci per i quali é maggiore il rischio di incorrere in effetti dannosi che il beneficio che se ne trae; questo è vero solo quando il loro impiego non è razionale.
Vitamine e minerali
L'assunzione di dosi di vitamina C per lunghi periodi di tempo, per la prevenzione e il trattamento che comunemente si pratica contro il raffreddore, non é certamente priva di effetti dannosi, dal momento che dosi eccessive, ad esempio, possono favorire la formazione di calcoli renali.
L'introduzione di vitamina A, in quantità superiori ai fabbisogni normali, dà luogo ad una sindrome tossica (irritabilità, vomito, perdita di appetito, cefalea, prurito, desquamazione cutanea, alterazioni epatiche, etc.), nota come ipervitaminosi A. Nei bambini, tale sindrome é in genere la conseguenza di un eccessivo zelo da parte dei genitori nel somministrare vitamine a scopo profilattico.
Il sovradosaggio di vitamina D (conosciuta come vitamina antirachitica) porta a numerosi disturbi quali anoressia, nausea, vomito, perdita di peso, ritardo mentale e persino calcificazione dei tessuti molli come cuore, reni e vasi sanguigni.
Anche la tendenza ad assumere, o somministrare ai bambini, ferro o calcio in quantità eccessive, rispetto ai reali fabbisogni dell'organismo, é pericolosa e può portare a gravi danni.
Conclusioni
Sono quì stati illustrati i concetti fondamentali che dovrebbero rappresentare delle pietre miliari per un uso, il più razionale possibile, dei farmaci; sono stati sottolineati, naturalmente, i rischi più importanti e talora gli effetti drammatici che conseguono ad un loro uso improprio; rischi a volte prevedibili, ma talora imprevedibili e, purtroppo, mortali, come nel Caso di alcuni quadri di farmacointolleranza. Tuttavia, non si può chiudere questa breve rassegna, senza ricordare che i farmaci rimangono strumenti preziosi per la salute dell'uomo, avendo permesso di conseguire risultati veramente eccezionali per il controllo di tante malattie infettive, di malattie cardiache, vascolari, gastrointestinali, etc.
La ricerca farmacologica sta continuando con impegno straordinario a livello sia nazionale che internazionale con l'obiettivo di scoprire farmaci sempre più incisivi e meno pericolosi di quelli esistenti. Le nuove frontiere per i prossimi anni e la sfida e la lotta che i farmacologi di tutto il mondo hanno già ingaggiato riguardano ormai la scoperta di farmaci altamente selettivi e poco tossici (forse composti naturali per sostituire farmaci di sintesi) e per combattere alcuni terribili nemici dell'uomo come il cancro, l'Aids, la malattia di Alzheimer e le malattie mentali.
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