Il windsurf

surf a vela

Il windsurf è uno sport ormai diffusissimo che offre l'inebriante sensazione di "volare sulle onde".
Recuperata l'attrezzatura in acqua si tira la scotta fino ad alzare l'albero in verticale, le mani afferrano il boma e cazzando, progressivamente, la vela, la tavola prende abbrivio con andatura al traverso e... già si vola sulle onde. Questa è l'inebriante sensazione di chi scopre il surf a vela e il suo mondo. Il surf a vela viene praticato con un mezzo estremamente semplice ma capace di raggiungere una velocità pari a 50 km orari, superando le più sofisticate imbarcazioni da regata. Nato nel 1967 da un'idea degli americani Drake e Schweitzer il windsurf ha riscosso un vero successo in tutto il mondo specialmente tra i giovani. In Italia, dopo un primo periodo di diffidenza da parte dei velisti, il surf a vela ha avuto una diffusione inaspettata e ora le case costruttrici offrono una notevole scelta di scafi: dalle tavole da salto (fun), ai volume, alle tavole piatte. In breve il surf si è fatto strada e grazie a materiali sofisticati e a messe a punto particolareggiate, si sono realizzate imprese come la traversata atlantica e il doppiaggio di Capo Horn.

Guardiamolo da vicino - Esaminiamo nei particolari le parti di questa agilissima imbarcazione.
Lo scafo: le tavole sono il prodotto della più alta tecnologia dei materiali sintetici. Il polietilene robusto ma pesante è adatto alla costruzione di tavole per principianti, la vetroresina (usata per la costruzione delle barche) più leggera, è adatta per le tavole a volume usate in regata e gli epossidici (materiali costosi ed estremamente leggeri) per le tavole fun da salto. Le dimensioni classiche della tavola sono: lunghezza metri 3,70 per i modelli scuola; metri 3,90 per quelli da regata; metri 3,30 per le tavole fun da salto; larghezza da cm 65 a cm 70; peso da kg 12 a kg 22. L'albero: può essere in vetroresina o in alluminio, di forma cilindrica con un diametro di circa 8 cm, che va rastremando verso la testa, con un profilo conico. L'albero deve essere flessibile perché si possa meglio adattare alle varie condizioni di vento. La lunghezza è di metri 4,50 circa ed il peso è di circa kg 2,70.
Il piede: in gomma a snodo flessibile o a giunto cardanico in PVC. Serve per fissare l'albero alla tavola.
Il boma: come il piede dell'albero è una parte essenziale del surf; serve per tenere in tensione la vela e funge da timone durante la navigazione. Generalmente in alluminio, deve essere piuttosto rigido per contrastare la forza di trazione esercitata dal surfer e la pressione del vento sulla vela.
La vela: di forma triangolare e di materiale sintetico, è il frutto di esperienze acquisite sulle moderne imbarcazioni a vela. Di vario metraggio, le vele hanno una superficie che varia dai mq 4,50 (tormentina) ai mq 6,30 per le vele da regata. Naturalmente la superficie velica si adatta alla forza del vento.
La deriva: è una piastra di legno o plastica che, inserita attraverso la fenditura dello scafo, serve a
mantenere la rotta impedendo allo scafo di spostarsi lateralmente (scarrocciare). Ha una lunghezza di circa 70 cm.
La pinna: dalla caratteristica forma simile a quella dello squalo, è in materiale plastico, lunga circa cm 20 e serve per tenere in rotta la poppa dello scafo.

La prima uscita - Mare o lago non fa differenza... una leggera brezza e onde appena accennate sono gli elementi adatti alle prime uscite. Non scoraggiatevi per le continue cadute in acqua; a tale proposito è meglio avere fondo sabbioso e pochi bagnanti attorno per non causare danni a sé e agli altri. È indispensabile l'uso di apposite scarpe in gomma e di un giubbetto salvagente, se l'acqua è fredda occorre una muta da surf. Saliti sulla tavola ed inserita la deriva state in equilibrio per prendere un po' di confidenza, poi recuperate la scotta con le due mani, sollevando la vela dall'acqua che si orienta al vento mentre lo scafo si mette al traverso. Mollando la scotta con una mano, incrociate le braccia e prendete il boma a 30 cm dall'attaccatura dell'albero e tiratelo sopravento oltre la spalla.
Impugnando il boma anche con l'altra mano, si cazza la vela e la tavola si muove all'improvviso con l'andatura al traverso. Sarete meravigliati di poter navigare con questa andatura con tanta facilità. Navigando sempre al traverso si possono intuire le modifiche di rotta: spostando l'albero verso poppa di qualche grado la tavola va all'orza (controvento); spostando l'albero verso prua la tavola va alla poggia (si allontana al vento), andatura al lasco e via, via di poppa fino a strambare (virata di poppa).
Continuando con queste regole fondamentali si arriva presto a surfeggiare anche con vento forte e con planate entusiasmanti. Vi accorgerete anche che la fatica fìsica delle prime uscite sarà dimezzata, sfruttando il peso del corpo e poi il trapezio, quando sarete più esperti.

La ginnastica - È molto importante essere efficienti e in piena forma prima di affrontare questo sport; per preparare il fisico agli sforzi e all'agilità nei movimenti si consiglia di eseguire ogni giorno alcuni semplici esercizi: 20 flessioni sulle braccia; 20 flessioni sulle gambe; 30 torsioni del busto; da seduti, mani alla nuca, piegate in avanti il busto il più possibile senza flettere le gambe, per 20 volte.

L'alimentazione adatta per chi pratica uno sport

Non esiste uria specifica alimentazione per chi fa windsurf. Tale sport, però, può costituire lo spunto per parlare di quali debbono essere i criteri per alimentarsi correttamente nel pasto che si fa prima di compiere un'attività sportiva piuttosto intensa. È ovvio che, per prima cosa, vanno esclusi del tutto quei cibi e quelle bevande verso le quali si hanno allergie o idiosincrasie, quelli che al di sopra di una certa quantità sono tossici (come gli alcolici), quelli che danno irritazioni a livello gastrico o intestinale (come le bibite troppo fredde o i piatti con molte spezie), e così via. C'è poi da dire che, nel momento in cui inizia l'impegno fisico è bene che la digestione sia già completata: infatti se lo stomaco e l'intestino sono ancora impegnati, da un lato vi è un notevole apporto di sangue a quei distretti e di conseguenza si verifica il cosiddetto "furto di sangue", cioè sottrazione di questo ai muscoli (ai quali, se c'è sole o temperatura elevata, già la cute ne "ruba" molto); dall'altro lato è proprio l'attività fìsica che, per via dell'impiego muscolare e psichico che richiede, può influire negativamente sulla digestione, tanto che si possono verificare disturbi quali malessere generale, nausea, vomito e così via. Per questa ragione, nel caso in cui si faccia un pasto vero e proprio, è bene che disti almeno tre ore dall'inizio dell'impegno fisico. Chi, poi, ha problemi digestivi, deve aumentare ulteriormente tale intervallo. Uno spuntino costituito da alimenti facilmente digeribili, invece, può necessitare di un intervallo anche inferiore all'ora e mezza. Si tenga presente, in ogni caso, che un certo cibo, che da solo sarebbe digeribilissimo, mischiato ad un altro, può avere tempi di digestione assai più lunghi; i grassi, in particolare, possono rallentare sensibilmente i tempi di transito gastrico. Nel pasto che precede l'allenamento con il windsurf (o che precede un altro impegno fisico di un certo rilievo), quindi, vanno esclusi i cibi che contengano grassi fritti o cotti a lungo (come le cotolette impanate, le patate fritte, tutte le fritture e così via) e quelli che sono ricchi di grassi (insaccati, carni grasse eccetera); sono consentite soltanto piccole quantità di grassi crudi sotto forma di olio d'oliva o di burro. Ad alcune bevande e ad alcuni cibi si deve fare attenzione soltanto in alcuni casi. L'alcol non va mai preso in quantità abbondante; esso deve poi essere del tutto abolito quando c'è molto caldo, dal momento che in tali condizioni esiste già un problema di regolazione termica (cioè di eliminazione dal corpo di calore prodotto dai muscoli e di quello irradiato dal sole) e che l'alcol rende più difficile la dispersione del calore. Devono essere evitati anche gli eccessi di saccarosio, il normale zucchero che si usa a casa o al bar. In alcuni soggetti esso può infatti provocare il cosiddetto fenomeno del rimbalzo: se preso in abbondanza dapprima fa innalzare la glicemia cioè il tasso di glucosio nel sangue ma, nel giro di alcune decine di minuti, determina un abbassamento della glicemia stessa, con senso di spossatezza, mancanza di energie, debolezza muscolare. Se, dunque, nel pomeriggio si fa windsurf (o uno sport che egualmente richiede uno sforzo muscolare non indifferente), il pranzo deve essere costituito prevalentemente da cibi ricchi sì di carboidrati ma soltanto di amidi e non di zuccheri: il riso e la pasta vanno benissimo, purché conditi con il solo olio crudo (o burro crudo) ed eventualmente un po' di parmigiano; altrettanto si può dire delle patate e delle carote lesse, condite con limone e sale; è consentito un piatto di prosciutto crudo sgrassato o pochissima carne ai ferri; si può, poi, prendere anche una fetta di torta, ma di quelle senza crema o panna. Quanto alle bevande, si prenda acqua e se si è abituati anche una piccola quantità di vino, sempre però che non faccia molto caldo. Non esistono problemi per il pane, specie se si elimina la mollica. La frutta e la maggior parte delle verdure vanno invece evitate: sono alimenti senz'altro consigliabili a chi fa sport, vanno però eliminati dal pasto che precede lo sport, in quanto allungano i tempi di digestione.




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