tag:blogger.com,1999:blog-12796572287791957432024-02-19T04:17:21.274+01:00La nota del dietologoAlimentazione, diete, benessere, salute, fitness, rimedi naturali, sport.
Elementi teorico/pratici necessari a elaborare un modo di nutrirsi sano e vitale.Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.comBlogger253125tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-44441800568428905962018-11-01T09:04:00.001+01:002018-11-01T09:05:05.060+01:00Gli infusi e i decotti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtGBYm-VieYBXmZxobUeXXUkRu5BmZbZvuqtRapyE7w-5hw9-lSjXnxJaJRGrjUxahz-vUYq9KCjHmdZvcfBlZy4cV8SVqP46xLRKo2OmabyQE8YS3Lcw3eNFygJyUpV5MD78plSYQ0c_0/s1600/infusi-e-decotti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtGBYm-VieYBXmZxobUeXXUkRu5BmZbZvuqtRapyE7w-5hw9-lSjXnxJaJRGrjUxahz-vUYq9KCjHmdZvcfBlZy4cV8SVqP46xLRKo2OmabyQE8YS3Lcw3eNFygJyUpV5MD78plSYQ0c_0/s1600/infusi-e-decotti.jpg" title="infusi e decotti" /></a></div>
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Come usare i principi attivi contenuti nelle piante e nelle erbe per migliorare il funzionamento del nostro organismo.</div>
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L'uso delle piante medicinali è tra i rimedi terapeutici più antichi utilizzati dall'uomo. <b>La fitoterapia, cioè l'uso delle piante medicinali per la cura e la prevenzione di malattie</b>, è una scienza oggi in fase di rivalutazione, che studia l'azione farmacologica dei principi attivi in esse contenuti. Con questo termine si fa riferimento ad alcune sostanze prodotte dalle piante (metaboliti, fitormoni, vitamine, alcaloidi, glucosidi, olii essenziali ecc.) che, una volta penetrate nell'organismo, sono in grado di interferire sul metabolismo o sugli agenti della malattia con effetti terapeutici diversi.</div>
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Principi attivi purificati o prodotti mediante sintesi chimica sono largamente utilizzati anche dall'industria farmaceutica nella formulazione di diversi preparati a uso terapeutico. In molti casi però si è visto che i principi attivi purificati presentano un'attività farmacologica inferiore a quella esercitata dalla pianta medicinale nel suo complesso. La pianta è infatti "un'unità terapeutica", nella quale il principio attivo si trova associato con altre molecole (fitocomplessi) che ne esaltano l'attività e che vengono eliminate durante il processo di purificazione. Le operazioni di estrazione dei principi attivi, perché possano esercitare pienamente la loro azione terapeutica, devono quindi essere condotte in modo tale da mantenere intatto il fitocomplesso.</div>
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<b>I principi attivi</b> - I più noti principi attivi vengono classificati come segue.</div>
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Alcaloidi: con questo termine si indicano diversi gruppi di sostanze che hanno in comune la presenza di almeno un atomo di azoto nella molecola, l'origine vegetale e la capacità di produrre effetti precisi e spiccati sull'organismo. Tra queste sostanze si trovano anche i più potenti<a name='more'></a> veleni che si conoscano: la cicuta, la stricnina ecc. Il loro impiego deve essere rigorosamente controllato.</div>
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Saponine: sono sostanze organiche vegetali di natura glucosidica che presentano un'azione tensioattiva e in acqua danno soluzioni schiumose. L'importanza delle saponine a scopo terapeutico è quella di accelerare l'assorbimento di altri principi attivi, mentre la loro principale azione farmacologica è quella espettorante, a cui si associa un'azione diuretica e depurativa.</div>
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Tannini: sono sostanze non azotate solubili in acqua che presentano un'azione astringente e antinfiammatoria.</div>
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Resine: sono il prodotto della secrezione di cellule specializzate presenti in talune piante (conifere); si presentano associate agli olii essenziali e formano le cosiddette "oleoresine". Vengono impiegate prevalentemente per uso esterno.</div>
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Glucosidi: sono un'importante classe di composti vegetali con ampia attività farmacologica, costituiti da una parte zuccherina e una non zuccherina in base alla quale vengono classificati. Presentano attività molto diverse (stimolante, cardiotonica, antisettica, lassativa, antireumatica ecc.).</div>
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Olii essenziali: sono miscele di sostanze organiche volatili diverse che si ottengono da piante medicinali aromatiche tramite distillazione o estrazione. Presentano un'azione antisettica, antiparassitaria, depurativa, stimolante e molte altre.</div>
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Mucillagini: sono polisaccaridi che esercitano un'azione antinfiammatoria dei tessuti, soprattutto delle mucose, formando su di esse uno strato protettivo.</div>
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Principi amari: sono composti con struttura eterogenea che possiedono la caratteristica di impartire il sapore amaro a cui si deve anche l'effetto terapeutico. Favoriscono la digestione e stimolano l'appetito. Altri principi attivi sono costituiti dalle gomme (miscele di polisaccaridi complessi), dalle vitamine, dagli acidi organici e dai sali minerali.</div>
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<b>Indispensabile una buona conoscenza botanica</b> - Non tutti i principi attivi sono sostanze innocue: talvolta farmaco e veleno hanno la stessa origine, la differenza consiste unicamente nella dose, cioè nella quantità ingerita. Le piante medicinali devono quindi essere studiate e analizzate, per determinarne l'attività farmacologica e la tossicità. Per questo motivo <b>è bene non improvvisarsi cercatori d'erbe se non si possiedono delle valide conoscenze botaniche e farmacologiche</b>. Inoltre esiste il pericolo delle autodiagnosi: spesso sintomi ricorrenti e banali possono nascondere malattie più gravi per le quali è consigliabile affidarsi alla cura di un medico, tenendo presente che le quantità e la durata della cura sono dei fattori fondamentali per una efficace terapia. In commercio sono presenti piante medicinali singole o in miscele con effetti sedativi, antinfiammatori, tonici o per la cura di emicranie, di malattie da raffreddamento, di insonnia che possono essere utilizzate tranquillamente nelle dosi consigliate, ricordando però che in caso di mancato miglioramento o in seguito all'aumento eventuale del malessere è consigliabile consultare un medico.</div>
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<b>Metodi di raccolta e produzione</b> - Le piante medicinali possono essere utilizzate in tutte le loro parti a seconda della localizzazione dei principi attivi. Il terreno e la temperatura, quindi la località e il clima, determinano le principali caratteristiche delle piante medicinali. Per esempio, la cicuta che si sviluppa in Germania e in Svizzera non è velenosa, mentre quella che cresce nell'area mediterranea contiene il veleno. Un altro fattore molto importante consiste nel conoscere il "tempo balsamico" di ogni pianta medicinale; esso varia a seconda del tipo di pianta e della parte di pianta considerata e consiste nel periodo di crescita in cui la pianta contiene il quantitativo più elevato di principio attivo. Ecco alcune regole generali: gli organi sotterranei, quali radici, rizomi, bulbi e tuberi, si raccolgono dall'autunno alla primavera, poiché, essendo organi di riserva, in tale periodo si ha il massimo deposito di sostanze nutritive e principi attivi: le gemme vengono raccolte quando sono già sviluppate, ma non ancora aperte, prima che spuntino le foglie; le cortecce e i legni vengono raccolti in inverno, quando hanno assorbito le sostanze fotosintetizzate dalle foglie; i fiori, si colgono nel primo periodo di fioritura; le foglie, si raccolgono nel periodo di massimo sviluppo della pianta (tarda primavera); i semi, vengono colti a maturazione completa, ma prima dell'apertura spontanea del frutto; i frutti, vengono raccolti durante i diversi periodi di maturazione, a seconda dei principi attivi desiderati. Effettuata la raccolta, si esegue la mondatura che consiste nell'asportare terriccio, foglie secche, parti guaste o alterate ecc. Se le parti raccolte non vengono utilizzate subito fresche, il che avviene raramente, devono essere essiccate, in mazzetti o su strati sottili.</div>
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Dalle erbe essiccate bisogna poi estrarre i principi attivi trasformandole in bevande; ciò può avvenire attraverso vari metodi che possono essere effettuati a livello domestico o industriale. Usando l'acqua come solvente si hanno la decozione e l'infusione che sono i metodi più praticati a livello domestico.</div>
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Le bevande così ottenute (soprattutto quelle preparate in casa mediante decozione o infusione) si alterano facilmente e il loro consumo deve essere immediato; l'eventuale conservazione in frigorifero non deve superare le 24 ore.</div>
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<b>La decozione</b> - Quando i principi attivi sono contenuti in radici, rizomi, cortecce, semi e fusti è necessario effettuare un trattamento prolungato con acqua molto calda (100°C) per permettere ai principi attivi solubili in acqua di fuoriuscire dalle fibre legnose che li racchiudono.</div>
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La decozione si effettua come segue: i semi, le radici o altro, vengono lasciati a bagnomaria con acqua fredda per 10 minuti, in tal modo si idratano assorbendo acqua; successivamente si fa bollire l'acqua per 10-15 minuti per estrarre i principi attivi e quindi si fa macerare per circa 10 minuti. Il recipiente in cui si prepara il decotto deve essere chiuso per impedire alle sostanze volatili di allontanarsi. Terminata la macerazione, il decotto viene filtrato ed è pronto per essere consumato con eventuale aggiunta di zucchero o di miele.</div>
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<b>L'infusione</b> - Viene utilizzata per estrarre i principi attivi solubili in acqua da erbe o da fiori e foglie di piante medicinali. Talvolta viene impiegata anche per radici e frutti essiccati e macinati o tagliati in piccoli pezzetti. Si prepara versando acqua bollente in una tazza contenente le erbe, che viene poi chiusa con un coperchio; dopo circa 10-15 minuti l'infuso viene filtrato e consumato. Il tempo dell'infusione influisce sul gusto, sul colore e sull'efficacia dell'infuso stesso; pertanto ognuno lo può regolare secondo i propri gusti e le proprie necessità.</div>
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Anche l'infuso, come il decotto, può essere addolcito con miele o zucchero. Tisane e té di erbe sono degli infusi che incontrano larga diffusione.</div>
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Le tisane. Sono degli infusi di erbe medicinali essiccate in cui il principio attivo è presente in quantità minori rispetto all'infuso vero e proprio, il che consente la somministrazione del principio attivo come bevanda abituale. In genere si utilizzano 2 o 3 cucchiaini di erbe per ogni tazza d'acqua, oppure si possono utilizzare delle bustine monodose di miscele o di singole erbe reperibili in commercio (per esempio camomilla e miscele a base di tiglio). Le tisane si possono bere calde o fredde secondo le preferenze personali. Anche con i semi aromatici si possono preparare delle tisane: in tal caso i semi devono essere leggermente pressati e poi immersi in acqua calda per 10 minuti; la tisana viene quindi filtrata e consumata. Tra le piante medicinali più diffuse per tisane si conoscono la camomilla, l'angelica, il bergamotto, il timo, la rosa canina, l'ibisco, la cedrina, la malva, il tiglio, la maggiorana, la salvia ecc.</div>
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Il té di erbe. È preparato con le foglie fresche sottoposte a fermentazione e quindi essiccate. Il suo sapore particolare è dovuto alla presenza di tannino, sostanza che non si trova nelle foglie fresche, ma che si forma durante la fermentazione a cui vengono sottoposte le foglie. Le foglie delle piante medicinali per la preparazione del té di erbe possono essere raccolte in diversi</div>
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stadi, appena sviluppate o a piena maturazione. Per avere una buona fermentazione bisogna raccoglierne una discreta quantità, quindi lasciare le foglie all'ombra per 12-24 ore a una temperatura alla quale non si essicchino e non appassiscano. In seguito, vengono schiacciate e disposte in strati sottili; questa ultima operazione viene ripetuta più volte, quindi si raccolgono in un telo che viene posto in luogo caldo (circa 45°C) per 24-48 ore. Nelle foglie a contatto con i succhi cellulari fuoriusciti durante le operazioni precedenti inizia il processo di fermentazione. La temperatura all'interno della massa avvolta nel telo sale fino ad arrestare completamente la fermentazione; a questo punto le foglie vengono essiccate a una temperatura di 54°C. Le foglie dopo la fermentazione si presentano di colore marrone più o meno scuro.</div>
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Per ottenere un buon té di erbe è necessario acquisire esperienza sia nel miscelare foglie di diverse piante per ottenere gli aromi più gradevoli, sia per determinare le quantità e i tempi di infusione. Dopo circa 10 minuti di infusione il té deve essere filtrato e quindi può essere consumato,</div>
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Tra le piante medicinali più indicate per il té si trovano l'acetosella, l'aneto, l'arancio, l'assenzio, la calendula, il dente di leone.</div>
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<b>Le tinture</b> - Usando solventi diversi dall'acqua si ottengono le tinture che variano a seconda del solvente utilizzato: si preparano tinture vinose, se si usa vino; tinture alcoliche con alcol ecc.</div>
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Il solvente più usato è l'alcol e il grado alcolico viene scelto in funzione della solubilità del principio attivo. Generalmente si utilizzano soluzioni alcoliche a 20°, 60°, 70° per gli alcaloidi, a 180° per resine o essenze. Per ottenere una tintura si pongono le erbe e l'alcol (o il vino) in bottiglie a chiusura ermetica, che devono essere mantenute al riparo dalla luce e a temperatura ambiente, Di tanto in tanto le bottiglie vengono agitate e dopo 5-10 giorni il liquido viene filtrato e nuovamente imbottigliato. </div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-35596206730640968062018-10-24T08:32:00.003+02:002018-10-24T08:33:30.212+02:00Perché fischiano le orecchie?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg21gcDlPvXDbVlhtglEmBD7gc6QliBqsYXz0Ii2sokR8T_GIHSEjRInW6ZIqNw_7yf1n3D5SLFTYpDJ_oPLvH9vfiOFyeAeNV7GRkNnHWNKa-B4pElKbs-urRHKwbDjt3tzeJTprS-aIH2/s1600/perch%25C3%25A9-fischiano-le-orecchie.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="tinnito" border="0" data-original-height="142" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg21gcDlPvXDbVlhtglEmBD7gc6QliBqsYXz0Ii2sokR8T_GIHSEjRInW6ZIqNw_7yf1n3D5SLFTYpDJ_oPLvH9vfiOFyeAeNV7GRkNnHWNKa-B4pElKbs-urRHKwbDjt3tzeJTprS-aIH2/s1600/perch%25C3%25A9-fischiano-le-orecchie.jpg" title="perché fischiano le orecchie" /></a></div>
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Le malattie dell'orecchio provocano la comparsa di una serie di sintomi tipici, che è necessario conoscere e saper riferire al medico con una certa precisione, perché possono aiutarlo a porre una prima diagnosi e a decidere quali test, strumentali è necessario eseguire per confermare questo sospetto diagnostico.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un fischio all'orecchio è il sintomo caratteristico costituito dagli <b>acufeni</b>, rumori estranei percepiti dall'orecchio, che possono avere la tonalità di un ronzio di insetto, oppure ricordare lo scroscio di una cascata.</div>
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Il fenomeno degli acufeni consiste nella percezione di un suono in assenza completa di stimolazione dei recettori cocleari.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il paziente lamenta la percezione di suoni di vario genere, solitamente di tonalità acuta (fischi, ronzii, etc.), che possono anche avere una intensità tale da disturbare la normale funzionalità dell'apparato dell'udito. Le cause che sono alla base degli acufeni possono essere moltissime. In ogni caso si tratta di una stimolazione anormale di un punto delle vie acustiche, dall'organo del Corti fino ad arrivare alla corteccia. Gli acufeni possono essere avvertiti solo da una parte o essere presenti contemporaneamente nei due orecchi; possono essere continui o presentarsi ad intervalli, secondo schemi temporali ripetitivi oppure senza una apparente regolarità. Degli acufeni è possibile misurare con una certa approssimazione la frequenza e l'intensità, chiedendo al paziente di confrontare la propria sensazione con suoni di diversa tonalità che gli vengono fatti ascoltare nell'apposita cuffia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gli acufeni possono anche esistere in assenza di una causa organica apparente; si parla in questo caso di acufeni psicogeni, o allucinazioni uditive semplici. Queste allucinazioni sono abbastanza frequenti. Fra le più comuni cause di acufeni si ricorda la presenza di<a name='more'></a> tappi di cerume, i processi infiammatori acuti e cronici delle strutture dell'apparato uditivo, l'intossicazione con certi farmaci o veleni, i traumi, le malattie sistemiche come la gotta e l'ipertensione, malattie degenerative come l'otosclerosi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: justify;">
<span class="notranslate">Fattori di rischio</span> </h3>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate"> Chiunque può sperimentare l'acufene, ma questi fattori possono aumentare il rischio:</span><span class="notranslate"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate"><b>Forte esposizione al rumore.</b></span> <span class="notranslate">
L'esposizione prolungata a forti rumori può danneggiare le minuscole
cellule sensoriali dell'orecchio che trasmettono il suono al cervello.</span> <span class="notranslate"> Le persone che lavorano in ambienti rumorosi, come operai, operai edili, musicisti e soldati, sono particolarmente a rischio.</span><span class="notranslate"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate"><b>Età.</b></span> <span class="notranslate">
Con l'avanzare dell'età, il numero di fibre nervose funzionanti nelle
orecchie diminuisce, causando probabilmente problemi di udito spesso
associati all'acufene.</span><span class="notranslate"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate"><b>Genere.</b></span> <span class="notranslate"> Gli uomini hanno maggiori probabilità di sperimentare l'acufene.</span><span class="notranslate"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate"><b>Fumo.</b></span> <span class="notranslate"> I fumatori hanno un rischio più elevato di sviluppare tinnito.</span><span class="notranslate"><b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate"><b>Problemi cardiovascolari</b></span><b>.</b> <span class="notranslate">
Le condizioni che influenzano il flusso sanguigno, come l'ipertensione
arteriosa o le arterie ristrette (aterosclerosi), possono aumentare il
rischio di acufene.</span> </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: justify;">
<span class="notranslate">Rivolgiti al medico il prima possibile se:</span></h3>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate">Si
sviluppa tinnito dopo un'infezione delle vie respiratorie superiori,
come un raffreddore, e il tuo acufene non migliora entro una settimana.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate">L'acufene si verifica all'improvviso o senza una causa apparente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="notranslate">L'acufene è seguito da perdita dell'udito o vertigini.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-52954227806697422252018-10-23T12:25:00.003+02:002018-10-23T12:27:28.828+02:00I capelli<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCejhT61bEUS9quj2oWlOnqP9BAkbG2dlkd2GmAa1SBm1e0x3P-lqWaa22mLA8JB9z3VM06BDf07_RHodm7jZEDuIkCPBKnDsN8cNaWjHOm2AeQq14Fnuesqk90aX7T7L7c4Z5F6-3z8j1/s1600/capelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="hair" border="0" data-original-height="225" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCejhT61bEUS9quj2oWlOnqP9BAkbG2dlkd2GmAa1SBm1e0x3P-lqWaa22mLA8JB9z3VM06BDf07_RHodm7jZEDuIkCPBKnDsN8cNaWjHOm2AeQq14Fnuesqk90aX7T7L7c4Z5F6-3z8j1/s1600/capelli.jpg" title="capelli" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
Questo ornamento della testa, oltre ad avere un grande valore estetico, svolge un'importante funzione protettiva.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Anatomia e fisiologia dei capelli</b> - Anche se la cosa può apparire strana, i capelli non sono altro che peli e ne hanno la stessa struttura: presentano quindi una parte libera, il fusto, e un'altra infìssa nella cute, la radice. Il pelo sorge da una profonda piega nell'epidermide, chiamata "follicolo del pelo". Nel tratto di passaggio tra il fusto e la radice si osserva una lieve strozzatura, il colletto. L'estremità della radice si rigonfia a pera (bulbo) che nei peli giovani è vuoto (bulbo cavo) mentre in quelli vecchi è pieno (bulbo pieno). Nel bulbo cavo penetra una prominenza della guaina connettiva del pelo che costituisce la "papilla del pelo".</div>
<div style="text-align: justify;">
I capelli non tagliati possono raggiungere la lunghezza anche di un metro, mentre il loro diametro varia tra gli 0,85 e gli 0,08 millimetri.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La crescita</b> - I peli (e i capelli) non hanno una durata permanente, ma presentano dei cicli che, nell'uomo, sono di circa mille giorni e comprendono tre fasi: anagen, catagen, telogen. La prima, o fase di crescita, dura circa novecento giorni, la seconda, fase di transizione, ha la durata di 15-30 giorni: il capello è morto, ma rimane ancora infisso hel follicolo. La fase di telogen, è una fase di riposo, e dura circa tre mesi. Considerando quindi una capigliatura normale, di circa 100.000 capelli, si avrà l'85-90 per cento dei capelli in fase di anagen, l'1-2 in quella di catagen e il 9-14 in fase di telogen.</div>
<div style="text-align: justify;">
Una caduta giornaliera di circa 100 capelli rientra pertanto nella norma. I capelli crescono con una media di 0,30-0,35 millimetri al giorno. Il periodo di maggiore crescita è quello<a name='more'></a> che si verifica fra i 15-30 anni, con una maggiore intensità di giorno, è inoltre più marcata nella donna. Nella calvizie la chiusura dei follicoli piliferi supera il 40 per cento. La crescita dei capelli (e dei peli) è controllata da vari fattori: anzitutto genetici e quindi ormonali che 'traducono" in influenze chimiche quelle che sono le informazioni" racchiuse nel codice genetico. Altri fattori che sembrano influire sulla crescita dei capelli sono quelli alimentari (sembra, ma non è stato dimostrato in maniera irrefutabile, che una carenza di vitamine del gruppo B incida sulla crescita dei capelli) e quelli climatici (i raggi ultravioletti ridurrebbero la secrezione sebacea e diminuirebbero di conseguenza la caduta dei capelli).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Il colore</b> - Anche il colore dei capelli è controllato da fattori genetici ed è legato alla presenza di particolari sostanze, le melanine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si hanno così le eumelanine che provocano il colore nero e castano e le feomelanine, responsabili della comparsa dei capelli chiari (biondi o rossi). I capelli bianchi sono legati al fenomeno più generale di invecchiamento dell'organismo e sono causati dalla riduzione e dalla completa scomparsa del pigmento responsabile del colore normale. La canizie (cioè il colore bianco dei capelli) compare dapprima sulle tempie. La barba e i peli si imbiancano più tardi. L'uso di taluni farmaci può modificare il colore dei capelli: l'effetto, tuttavia, è transitorio e scompare cessando la somministrazione del farmaco.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Quale shampoo usare</b> - Nonostante l'infinità di marche e di tipi di shampoo esistenti in commercio, non è ancora stata scientificamente dimostrata per i capelli grassi l'esigenza di essere detersi in maniera diversa dai capelli secchi, né è stata dimostrata una reale efficacia dei vari preparati nel combattere i diversi problemi del capello. Come la pelle, il capello non deve essere deterso troppo violentemente; gli shampoo nei quali i detergenti cationici hanno la prevalenza tolgono completamente al pelo il suo mantello lipidico e causano un viraggio troppo brusco del pH verso l'alcalinità. Da questi due fattori il cuoio capelluto si difende aumentando la produzione di sebo (che ha pH acido). Si creerà in questo modo un effetto di "rimbalzo" che ha il solo risultato di ungere i capelli poco tempo dopo il lavaggio. Lo shampoo ottimale, quindi, ha un pH neutro o lievemente acido e possiede una giusta miscelazione di detergenti cationici (dall'elevato potere detergente), anionici (che hanno potere detergente scarso ma rendono i capelli brillanti e esplicano azione battericida) e anfoteri (che diminuiscono la staticità, aiutando ad evitare il problema del "capelli elettrici".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h3 style="text-align: justify;">
Le malattie dei capelli</h3>
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I capelli sono colpiti da diverse malattie; vediamo quali sono le più frequenti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Seborrea (capelli grassi)</b> - Si verifica quando viene prodotta una quantità eccessiva di sebo. La causa è genetica, i capelli assumono un aspetto untuoso, si raggruppano, diventano difficili da pettinare. La forfora, secondo talune teorie, sarebbe una conseguenza della seborrea. Si possono così avere la pitirìasi semplice, a squami fini, con intenso prurito e la pitiriasi steatoide, in cui le squame sono più grosse.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Dermatite seborroica</b> - Nella sua forma più lieve dà origine a quella forma normalmente conosciuta come «crosta lattea» nella prima infanzia. Altre manifestazioni più gravi che si estendono anche al viso si possono osservare nella pubertà e nell'età adulta. Terapia: per la seborrea e la forfora vengono normalmente utilizzati shampoo allo zolfo. Oggi, nelle donne naturalmente, è anche usata con buoni risultati la "pillola" per il suo contenuto in ormoni. Nella dermatite seborroica del cuoio capelluto agli shampoo si associa un trattamento con lozioni cortisoniche.</div>
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<b>Calvizie maschile e femminile</b> - Nell'uomo la calvizie presenta un'unica forma in cui sono distinguibili cinque fasi: 1) riduzione dei capelli lungo l'attaccatura frontale e lungo le regioni temporo-parietali; 2) comparsa della "chierica"; 3) le due aree colpite si riuniscono; 4) la fronte diventa "alta"; 5) la calvizie diviene completa.</div>
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Nella donna, diversamente che nell'uomo, si hanno tre forme diverse di perdita dei capelli (alopecia androgenetica): una di tipo maschile, molto rara, una di tipo femminile, la più frequente, con una riduzione dei capelli a corona, e una del tipo postmenopausale. Molto probabilmente i responsabili della caduta o diradamento dei capelli sono meccanismi ormonali ancora non ben identificati. Terapia: Si basa attualmente sull'uso di preparati ormonali e, quando sia impossibile il trattamento medico, l'unica possibilità è offerta dalla correzione chirurgica mediante autotrapianto: in questo caso si prelevano con apposito bisturi dei piccoli lembi di cuoio capelluto da zone ricche di capelli (occipitale, sopra e dietro le orecchie) e si trapiantano nelle aree calve. Inizialmente si ha una caduta dei capelli così trapiantati che, però, dopo circa tre mesi dal trapianto, riprendono a crescere in maniera del tutto normale.</div>
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<b>Alopecia (perdita di capelli) da farmaci</b> - Molti farmaci possono provocare caduta di capelli: i più noti sono gli antimitotici, alcuni anticoagulanti, taluni psicofarmaci. Uguali conseguenze si hanno anche nel caso di talune intossicazioni (bismuto, tetraborato di sodio contenuto nei talchi).</div>
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<b>Alopecia areata</b> - Inizia con aree tondeggianti, del diametro di qualche centimetro, che tendono a diffondersi verso la periferia. Tuttavia, di solito, dopo qualche mese o qualche anno si ha la ripresa spontanea della crescita dei capelli. Il trattamento medico è vario e complesso, comprendendo psicoterapia, cortisonici fluorurati per applicazione locale, cortisonici somministrati per infiltrazione, fotochemioterapia (PUVA), dinitroclorobenzene.</div>
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<b>Follicolite decalvante</b> - Colpisce più spesso gli uomini delle donne e non se ne conosce la causa responsabile anche se si sospetta che l'agente responsabile possa essere lo stafilococco aureo. La malattia è caratterizzata dalla presenza di piccole pustole che interessano i follicoli dei capelli, della barba, dei peli delle ascelle ecc. Il decorso è lentamente progressivo e può causare la comparsa di aree di alopecia cicatriziale. La terapia si basa sulla somministrazione associata di tetracicline e antibiotici.</div>
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<b>Psoriasi</b> - Malattia della cute che colpisce il cuoio capelluto, ma può interessare l'intera superficie corporea; lesioni caratteristiche si hanno anche ai gomiti, alle ginocchia e alla regione lombo-sacrale. Insorge solitamente nell'adolescenza o nell'età adulta. La malattia si manifesta con delle piccole chiazze rossastre. Esistono molte forme di terapia che eliminano la sintomatologia, ma non in maniera definitiva; infatti, la psoriasi può ripetersi all'improvviso dopo un periodo più o meno lungo senza che, apparentemente, sussista una causa precisa. Fra i metodi di cura più frequentemente usati sono da ricordare l'elioterapia, l'acido salicilico e lo zolfo, il catrame minerale e l'olio di cade, pomate e lozioni di cortisonici, il metotrexate, l'acido retinoico, la fotochemioterapia.</div>
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<b>Pseudotinea amiantacea</b> - Rappresenta una particolare forma di reazione del cuoio capelluto a traumi o infezioni di vario tipo. Nei soggetti colpiti sono rilevabili chiazze rossastre aderenti al cuoio capelluto e ai capelli. </div>
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La terapia si basa sull'uso di tetracicline o di cortisonici somministrati localmente.</div>
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<b>Tigna favosa</b> - Piuttosto rara in Europa, colpisce più spesso i bambini, ma può osservarsi anche negli adulti. Si hanno piccole chiazze rossastro-squamose, con un decorso lentamente progressivo.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-76979210985298547362018-10-20T10:18:00.006+02:002018-10-20T10:22:49.136+02:00Le bevande superalcoliche<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJhUT8CbpVOiz74L7bdIU1OwOdFsNdIbJfBsef5ikkcnUVjsLUsp7MvAFIEfgj2-cSDuCJxOVz9I1iOyybKjrLmV0Roxc4Pwed_-Dd6KEPIM9ruLAi3VDBLUcR3-KaWNlxiNvBpIKYnWlV/s1600/bevande-superalcoliche.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="superalcolici" border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJhUT8CbpVOiz74L7bdIU1OwOdFsNdIbJfBsef5ikkcnUVjsLUsp7MvAFIEfgj2-cSDuCJxOVz9I1iOyybKjrLmV0Roxc4Pwed_-Dd6KEPIM9ruLAi3VDBLUcR3-KaWNlxiNvBpIKYnWlV/s1600/bevande-superalcoliche.jpg" title="bevande superalcoliche" /></a></div>
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Ottenute attraverso un processo di distillazione attribuito agli Arabi, hanno un alto contenuto di alcol e scarso valore nutritivo.</div>
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L'origine della produzione di bevande alcoliche si perde nel tempo: le prime civiltà mediterranee infatti già conoscevano a perfezione l'arte di produrre bevande moderatamente alcoliche dalla naturale fermentazione degli zuccheri presenti nella frutta o nei cereali; vino e birra rappresentavano le comuni bevande popolari in uso presso gli Egiziani, i Greci e i Romani.</div>
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Nonostante alcuni reperti archeologici testimonino come l'alambicco fosse noto fin dall'antichità agli Egiziani, il merito di aver scoperto l'arte della distillazione per la produzione di alcol da fermentati zuccherini o amidacei, viene attribuita agli Arabi. La distillazione, introdotta in Europa dai Crociati nell'anno 1100, per tutto il Medioevo fu essenzialmente sfruttata per la produzione di spirito a uso farmaceutico; la prima produzione di bevande superalcoliche risale infatti al 1500.</div>
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Le primitive acqueviti, per via del rudimentale processo di distillazione, presentavano spesso un gusto poco gradevole e venivano pertanto frequentemente addizionate con aromi o sciroppi aromatici per migliorarne le caratteristiche organolettiche: fu così che ebbero origine i primi liquori. Il Rosolio, bevanda a base di petali di rose rosse, fiori di arancio, gelsomino, addizionati con cannella e garofano, il Ratafià a base di frutta, e il Maraschino di Dalmazia, fatto con le marasche, rappresentavano i liquori più diffusi e apprezzati nell'Italia rinascimentale.</div>
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La produzione di bevande superalcoliche assunse carattere industriale vero e proprio solo nel 1700, quando l'acquisizione di metodiche più raffinate consentì la produzione di una grande varietà di distillati e liquori dalle acqueviti di vino (come Cognac, Brandy), alle acqueviti di malto (come Whisky, Gin) o ai liquori dolci (come Anisetta, Curaçao, Maraschino e diversi amari).</div>
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Da allora la produzione e il consumo di superalcolici ha subìto<a name='more'></a> una incredibile espansione, confermata purtroppo dalla crescente diffusione dell'alcolismo, che riguarda fasce sempre più ampie della popolazione. Attualmente si preferiscono i superalcolici definiti "secchi" come Whisky, Vodka, Gin, Cognac e Grappa, a scapito dei liquori "dolci" come Sambuca, Amaretto, degli amari e degli aperitivi.</div>
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Tecnologia di produzione</h3>
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<b>Acqueviti</b> - Le acqueviti sono delle bevande alcoliche prodotte per distillazione di mosti fermentati di frutta o di diversi cereali.</div>
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L'operazione fondamentale del processo di produzione delle acqueviti è la distillazione, che consente la separazione e la concentrazione dell'alcol etilico, contenuto in quantità ridotta nel fermentato, sfruttando la sua maggior volatilità rispetto alla soluzione acquosa del fermentato.</div>
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Il processo di distillazione in pratica consiste nel sottoporre il mosto fermentato a riscaldamento fino all'ebollizione; l'alcol etilico, per il minor punto di ebollizione, si separa per primo come vapore e viene immediatamente convogliato in una serie di tubi o dischi refrigeranti che ne provocano la condensazione. Si ottiene così il distillato che presenta tuttavia una composizione ancora piuttosto complessa: oltre all'alcol etilico, che conferisce al distillato una gradazione variabile da 40° a 80°, è infatti presente una limitata quantità di acqua che ne riduce la gradazione alcolica, aldeidi, esteri e acidi che conferiscono al distillato il tipico aroma e discrete quantità di alcol metilico, un composto tossico che tra l'altro altera le caratteristiche organolettiche del prodotto. Il distillato destinato alla produzione di acqueviti viene pertanto sottoposto a frazionamento, allontanando la frazione più volatile, ricca di alcol metilico, detta "di testa" e quella a bassa gradazione alcolica ricca di acqua, alcoli superiori e chetoni, detta di "coda", per raccogliere invece la frazione centrale del distillato, detta "cuore", che costituisce l'acquavite vera e propria. Il vero segreto della preparazione di una acquavite sta tuttavia nel successivo periodo di maturazione o invecchiamento, che consiste in una prolungata conservazione del distillato in fusti di legno di quercia o di rovere e consente il verificarsi di fenomeni di blanda ossidazione ed evoporazione, dovuti alla porosità del legno che, insieme alla lenta solubilizzazione dei costituenti stessi dei fusti, impartiscono alla bevanda quei requisiti organolettici che lo caratterizzano.</div>
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<b>Liquori</b> - I liquori sono bevande che presentano gradazione alcolica compresa tra i 25° e i 50°, preparate con alcol etilico, ridotto a gradazione di consumo per diluizione con acqua, aromatizzato con sostanze diverse, edulcorato con saccarosio, glucosio o miele ed eventualmente colorato con sostanze coloranti innocue.</div>
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Si riconoscono diversi metodi di produzione dei liquori, in relazione al tipo di materia prima utilizzata (alcol o acquavite) e al grado di miscelazione degli ingredienti (infusione o semplice mescolamento).</div>
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Alcuni liquori, come per esempio il Maraschino, si ottengono dalle acqueviti per aggiunta di zucchero e acqua al distillato originale, altri invece si preparano per miscelazione semplice di alcol rettificato, acqua, zucchero ed essenze aromatiche, altri ancora si ottengono per macerazione in alcol di vegetali aromatici, come erbe, radici e droghe varie, che conferiscono al prodotto un colore caratteristico e un notevole aroma, tipico soprattutto dei Fernet, China e amari digestivi in genere.</div>
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Le caratteristiche organolettiche e il bouquet di un'acquavite sono influenzate da numerosi fattori: la scelta del tipo di vino utilizzato è fondamentale per ottenere un prodotto di qualità, in particolare sono più indicati i vini bianchi a bassa gradazione alcolica piuttosto che quelli rossi o bianchi ad alto tenore alcolico; la cura effettuata nelle operazioni di distillazione, la scelta del tipo di legno che costituisce il fusto di maturazione e la durata del periodo di invecchiamento, sono determinanti per la preparazione di Brandy pregiati.</div>
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Il Cognac è anch'esso un'acquavite di vino, ma è prodotto mediante distillazione di vini tipici francesi, e più precisamente dei vini derivanti da uve coltivate nei dintorni della città di Cognac, nella Francia occidentale. Il Brandy italiano è quindi l'equivalente del Cognac francese, ma i distillati dei vini italiani non si possono chiamare Cognac perché la Francia, nel 1850, ha avocato a sé il diritto di questo nome.</div>
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<b>Acquavite di vinaccia o Grappa</b> - La Grappa è l'acquavite ottenuta dalla distillazione delle vinacce, sottoposta ad almeno tre anni di invecchiamento in fusti di rovere, per acquisire le particolari caratteristiche organolettiche. La Grappa, che è prodotta soprattutto in Piemonte e in Veneto, ha una gradazione alcolica di 48°-67° e può essere aromatizzata con ruta o con semi di anice.</div>
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<b>Acqueviti di frutta</b> - Dalla distillazione di vari tipi di fermentati di frutta, come ciliegie, prugne, mele, pere, fichi, albicocche ecc., si ottengono le corrispondenti acqueviti.</div>
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L'acquavite di sidro più apprezzata è quella di Calvados, prodotta in Normandia, in Francia, con mele di ottima qualità e con tecniche speciali che imprimono al distillato caratteri organolettici di pregio. L'acquavite di ciliegie è detta Kirsch, abbreviazione di Kirschwasser (acqua di ciliegia) e viene prodotta soprattutto nella Foresta Nera, in Germania, con ciliegie ben mature che vengono fermentate e poi distillate. Anch'essa acquista un migliore aroma e un sapore più raffinato se sottoposta a invecchiamento. Fra le altre acqueviti di frutta ricordiamo infine il Quetsch, prodotto con prugne o susine, proveniente dalla Jugoslavia, soprattutto dalla Bosnia, Dalmazia e Slovenia.</div>
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<b>Acqueviti di canna da zucchero</b> - La tipica acquavite ottenuta dalla distillazione del mosto fermentato della canna da zucchero o dai melassi della stessa, residui della preparazione del saccarosio, è detta Rum. L'America centrale, e specialmente la zona delle Antille, produce la maggior parte del Rum che viene importato in Europa, dove si consumano anche Rùm asiatici. Il migliore è sicuramente quello prodotto in Giamaica.</div>
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Se è stato distillato di recente, il Rum è incolore, ma se viene conservato a lungo nelle botti si colora alla stregua del Cognac, del Brandy e della Grappa; spesso per dargli un colore più intenso si colora con caramello. Il grado alcolico del Rum oscilla mediamente dai 50° ai 70°.</div>
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<b>Acqueviti di cereali</b> - Il Whisky, originario dell'Irlanda e della Scozia, è oggi la bevanda alcolica distillata più diffusa nel mondo; è ottenuto da fermentati di cereali saccarificati con malto per distillazione e successivo invecchiamento in fusti di legno per almeno tre anni.</div>
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Come è noto, esistono diversi tipi di Whisky prodotti principalmente in quattro paesi: Scozia, Irlanda, Stati Uniti e Canada. Si differenziano facilmente l'uno dall'altro perché sono prodotti con materie prime diverse, sottoposti a differenti lavorazioni, invecchiati in legni diversi eccetera.</div>
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I cereali normalmente impiegati sono: orzo e segale, che impartiscono al distillato un odore pronunciato, oppure mais e frumento, che danno invece un gusto più "liscio". Raramente viene commercializzato il distillato di solo malto d'orzo, detto "malt whisky", dal gusto piuttosto aromatico; generalmente infatti le varie marche di Whisky sono prodotte con miscela di diversi distillati.</div>
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In relazione alla zona di origine si distinguono diversi tipi di Whisky: il Whisky scozzese o Scotch whisky, che ha un caratteristico aroma di affumicato derivato dall'essiccamento del malto e che è ottenuto con miscele di orzo, segale e mais; il Whisky irlandese o Irish whisky, che è più corposo, colorato e profumato; il Whisky canadese, Canadian whisky, ottenuto da una miscela di malto e segale, poco corposo rispetto al Whisky irlandese, e di odore gradevole. I Whisky americani comprendono: il Bourbon, prodotto con segale, frumento e mais in vari rapporti tra loro, fermentati e distillati a concentrazione alcolica non superiore a 80°; lo straight, distillato a più basso grado alcolico; il grain neutrale ottenuto dal mais, ad alta gradazione.</div>
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La parola Whisky deriva dal gaelico usquebangh che significa "acqua di vita". Nell'antichità, infatti, questi prodotti erano già noti e consumati come medicinali per "ringiovanire" i vecchi e allungarne la vita; da qui il significato di "acqua di vita" che venne poi abbreviato nella parola "acquavite". La Vodka è anch'essa un'acquavite di cereali: è prodotta principalmente in Russia, ma anche in molti altri Paesi, tra cui la Polonia. La Vodka originale è ottenuta dalla distillazione del fermentato di grano e si presenta incolore in seguito a trattamenti con carbone attivo di betulla. Il prodotto viene poi sottoposto a un periodo di invecchiamento. In Russia si producono molti tipi di Vodka aromatizzata, per esempio con limoni, peperoncino, foglie di pere e di mele, anice, caffè. Infine il Gin è un'acquavite preparata con grano maltato o altri cereali, aromatizzata con bacche di ginepro che forniscono l'aroma alla bevanda.</div>
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Liquori - Per quanto riguarda i liquori, è più difficile, rispetto alle acqueviti, poter fare una classificazione sistematica. Si notano comunque grandi differenze fra gli amari e i tipici liquori dolci come l'Al- kermes o lo Cherry Brandy. Tra questi ricordiamo: il Maraschino, preparato in Dalmazia dall'acquavite di prugne addizionata a zucchero e invecchiata per quattro anni; la Chartreuse e la Benedectina, che sono distillati a base di erbe, preparati spesso nei monasteri; l'Anisette, un liquore di anice dolcificato tipico della zona di Bordeaux; il Curaçao, ottenuto per distillazione di una infusione alcolica di scorze di arancia.</div>
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I liquori amari si ottengono invece da infusi di erbe dalle caratteristiche amaro-aromatiche, sottoposti a prolungato invecchiamento in fusti di legno: l'amaro più diffuso è il Fernet, ottenuto per macerazione di molte erbe tra cui genziana, rabarbaro, china, aloe, che gli conferiscono le particolari proprietà toniche e stomatiche.</div>
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Valore nutritivo</h3>
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Dal punto di vista dietetico i liquori e le acqueviti presentano uno scarso valore nutritivo: i costituenti essenziali sono rappresentati infatti da alcol etilico e da eventuali zuccheri semplici che svolgono esclusivamente un'azione termogena ed energetica. Il consumo di superalcolici, se praticato in modo irrazionale può facilmente indurre al sovrappeso, per il notevole apporto di calorie inutilizzabili e provocare ipercolesterolemia, iperuricemia e altri stati patologici. Tenendo conto che il valore calorico di 100 ml di Whisky è pari a 222 calorie, si intuisce come anche solo un bicchierino di liquore possa essere di troppo, specialmente dopo un abbondante pasto, rispetto al nostro fabbisogno calorico. Non'solo, non bisogna dimenticare che il costituente principale dei superalcolici è l'alcol etilico; un'assunzione smodata di tali bevande porta facilmente a eccedere la dose massima giornaliera di alcol consentita, pari a 50 g di alcol etilico, rappresentata per esempio da un quartino di vino e due bicchierini di liquore. In conclusione, è preferibile astenersi o comunque limitare al massimo il consumo di bevande alcoliche; se tuttavia non si vuole rinunciare al piacere del "liquorino" dopo cena, si consiglia di scegliere liquori stagionati piuttosto che di recente produzione, in quanto nel corso dell'invecchiamento essi si impoveriscono di quei componenti maggiormente tossici, come alcol amilico, butilico e propilico.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-40379831151607853722018-10-19T19:19:00.001+02:002018-10-19T19:19:23.704+02:00I benefici dell'acqua e limone<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfemfZ-FCk2zV64wnS9TaU7g5oVr-_CDQ-AtAOWWy2kBuEIIoUDRobhFYUfVDZdDL7CLAd58AsND2HuGylu4kLrIcQ0Azq9Psdm2AqrwgYkl8FLyLgyBgsglL7ypFtjqrTFJLpXkGjIHiw/s1600/limone.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="limone" border="0" data-original-height="345" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfemfZ-FCk2zV64wnS9TaU7g5oVr-_CDQ-AtAOWWy2kBuEIIoUDRobhFYUfVDZdDL7CLAd58AsND2HuGylu4kLrIcQ0Azq9Psdm2AqrwgYkl8FLyLgyBgsglL7ypFtjqrTFJLpXkGjIHiw/s1600/limone.jpg" title="benefici acqua e limone" /></a></div>
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Il limone è uno degli agrumi più popolari e versatili. La sua popolarità è dovuta al suo sapore e al suo profumo che lo rendono ideale per aromatizzare molte ricette. Il limone è anche ampiamente usato in tutti i tipi di bevande da tè e cocktail a succhi di frutta. Da molto tempo <b>viene usato anche per il suo valore medicinale</b>, essendo tra l'altro, una ricca fonte di vitamina C.</div>
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<b>Il limone possiede immensi benefici per la salute</b> che vanno dalle sue proprietà antibatteriche e antivirali alle sue capacità di potenziamento immunitario. Uno dei modi più comuni per raccogliere i benefici per la salute del limone è quello di spremerlo. Il succo di limone agisce come digestivo e disintossicante e aiuta a pulire il fegato favorendo una migliore salute dell'apparato digerente.</div>
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Il succo di limone rappresenta anche un modo efficace per ridurre il peso in quanto aumenta il tasso metabolico del corpo. Per le persone che cercano di usare il limone per le sue capacità di perdita di peso, bere succo di limone con acqua calda a stomaco vuoto ogni mattina può produrre risultati sorprendenti. Insieme con i benefici di perdita di peso, bere acqua calda e limone ogni mattina ha anche numerosi altri vantaggi:</div>
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Essendo una ricca fonte di vitamina C, il succo di limone protegge il corpo dalle carenze del sistema immunitario.</div>
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Bere succo di limone con acqua calda ogni mattina aiuta a mantenere l'equilibrio del pH del corpo.</div>
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Con le sue potenti proprietà antibatteriche, il succo di limone aiuta a combattere le infezioni.</div>
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Agisce come agente disintossicante.</div>
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Aiuta a mantenere la salute dell'apparato digerente.</div>
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Insieme alla vitamina C, i limoni sono anche una ricca fonte di potassio, calcio, fosforo, magnesio ecc.</div>
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Aiuta a combattere il raffreddore.</div>
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L'acqua di limone è anche un rimedio popolare per molti tipi di problemi della pelle che vanno da acne, eruzioni cutanee e rughe a macchie scure.</div>
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Il succo di limone con acqua tiepida aiuta a perdere peso rapidamente in quanto favorisce la digestione e aumenta il tasso metabolico.</div>
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Il succo di limone è anche molto efficace nel pulire il fegato favorendone l'eliminazione delle tossine. </div>
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Le proprietà antinfiammatorie del limone aiutano a combattere le infezioni del tratto respiratorio, il mal di gola e l'infiammazione delle tonsille.</div>
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Il succo di limone con acqua tiepida aiuta a mantenere il corpo idratato in quanto fornisce elettroliti al corpo.</div>
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Bere succo di limone con acqua tiepida aiuta anche a ridurre il dolore articolare e muscolare.</div>
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Succo di limone con acqua tiepida è anche un bene per la vostra salute dentale in quanto aiuta con mal di denti e previene le gengiviti.</div>
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Il succo di limone con acqua tiepida aiuta con la digestione e, quindi, aiuta a regolare il movimento intestinale naturale. </div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-1111908849194516102018-10-13T13:53:00.000+02:002018-10-13T13:53:45.079+02:00La dieta chetogenica<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO5UdwoaZ4U_L8rH9JDkJX0V-HZFmyAQ5a-y1G4XNA56J3Szjg8GWIHjO2fW2C913SnV5ipYx7yecCI0sNJ2e3MNRsqiWhLzX9AIuWKEo153Z61fJ3A1tfLZDkXNkgPbUS6eq9ZU3OmvSP/s1600/dieta+chetogenica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="keto diet" border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO5UdwoaZ4U_L8rH9JDkJX0V-HZFmyAQ5a-y1G4XNA56J3Szjg8GWIHjO2fW2C913SnV5ipYx7yecCI0sNJ2e3MNRsqiWhLzX9AIuWKEo153Z61fJ3A1tfLZDkXNkgPbUS6eq9ZU3OmvSP/s1600/dieta+chetogenica.jpg" title="dieta chetogenica" /></a></div>
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Una dieta chetogenica è una dieta a basso contenuto di carboidrati che a volte viene utilizzata come trattamento medico per determinati gruppi di persone. La dieta chetogenica è a volte confusa con una dieta generale a basso contenuto di carboidrati o promossa come una tecnica di perdita di peso per le persone sane, ma non è raccomandata per la popolazione in generale.
Cos'è un carboidrato?
I carboidrati sono un nutriente importante. Sono un'eccellente fonte di energia per il corpo e il cervello e la maggior parte degli alimenti che contengono carboidrati forniscono anche vitamine, minerali e fibre per una buona salute dell'intestino.</div>
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In una dieta chetogenica, le persone mangiano una piccola quantità di carboidrati, una quantità moderata di proteine e una grande percentuale di grassi al giorno. Ciò significa che il corpo utilizza il grasso come principale fonte di carburante e lo scinde in "corpi chetonici" (o "chetoni") in un processo chiamato chetosi.
Le persone che seguono una dieta chetogenica di solito<a name='more'></a> mangiano solo 20-50 g di carboidrati al giorno. Ad esempio, 50 g di carboidrati equivalgono a 2 fette di pane e una banana.
I carboidrati costituiscono circa un decimo dell'apporto giornaliero di kilojoule in una dieta chetogenica (un chilojoule è la misura di quanta energia ricaviamo dal cibo). Ciò significa che il corpo della persona rimane in uno stato costante di chetosi.
Le prove dimostrano che la dieta può essere adatta per alcune persone con determinate condizioni mediche, ma non dovrebbe essere utilizzata per la popolazione generale o come una dieta a lungo termine.
Per chi è la dieta chetogenica?
L'evidenza suggerisce che una dieta cheto, sotto la supervisione di un medico o di un dietista qualificato, può essere utile per i bambini con epilessia che continuano ad avere crisi epilettiche mentre assumono farmaci antiepilettici. Può essere utile nei casi di cancro al cervello, anche se ulteriori studi devono essere fatti sugli esseri umani prima che questo possa essere raccomandato.
Per le persone che hanno il diabete di tipo 2, una dieta chetogenica può migliorare il controllo della glicemia a breve termine. Tuttavia, gli effetti a lungo termine non sono noti, in particolare sui livelli di colesterolo delle persone, che sono aumentati in alcuni studi.
La dieta chetogenica è spesso promossa per la perdita di peso nelle persone sane. Anche se è stato dimostrato essere veloce ed efficace a breve termine, non è noto se fare una dieta chetogenica sia sicuro ed efficace per un periodo di tempo più lungo. A lungo termine, la dieta mediterranea più sicura o una dieta povera di grassi standard possono avere lo stesso risultato.</div>
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<b>Cosa aspettarsi da una dieta chetogenica
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Una tipica dieta chetogenica riduce significativamente l'assunzione di riso, pasta, frutta, cereali, pane, fagioli e verdure amidacee come piselli e patate. Poiché è molto limitante, un gran numero di persone tende ad abbandonare la dieta, contribuendo a comportamenti di dieta malsana, "yo-yo".
Una dieta chetogenica può anche essere:
ad alto contenuto di grassi saturi insalubri,
a basso contenuto di fibre, che può influire sulla salute del cuore, alcune malattie croniche e problemi intestinali, aumentando il rischio di cancro intestinale. Mancano vitamine importanti come tiamina (vitamina B1), acido folico, vitamine A, E e B6, calcio, magnesio, ferro e potassio.</div>
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<b>Quali sono gli effetti collaterali di una dieta chetogenica -</b>
Alcuni dei possibili effetti negativi di una dieta chetogenica includono:
fatica
stipsi
mal di testa,
alito cattivo,
vertigini,
disidratazione,
problemi intestinali,
colesterolo alto,
problemi ai reni,
osteoporosi a causa della mancanza di calcio,
rapido aumento di peso quando riprende la normale dieta.</div>
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È importante ricordare che gli individui hanno esigenze diverse e che non esiste un tipo di dieta 'taglia unica'. Chiunque avvii una dieta chetogenica dovrebbe farlo sotto controllo clinico, insieme a un dietologo accreditato.
Per maggiori informazioni
Parlate con il vostro medico. </div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-77736191165218652422017-12-01T10:30:00.003+01:002017-12-01T10:33:33.300+01:00I dolci lievitati - panettone e pandoro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbEAQYX_E69Xs_UTsyTe2NAK6pMuCS55igsLx-JOO7GfFWhIv_FL1NOZY1BjkdFdUguvNz7w1YcXXErRwO6qzuPkKuUopTxgRnL0HS-FODzk4PoUx46R7STZJq7sphlPpcnSdl-RI_G1SJ/s1600/panettone.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" data-original-height="236" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbEAQYX_E69Xs_UTsyTe2NAK6pMuCS55igsLx-JOO7GfFWhIv_FL1NOZY1BjkdFdUguvNz7w1YcXXErRwO6qzuPkKuUopTxgRnL0HS-FODzk4PoUx46R7STZJq7sphlPpcnSdl-RI_G1SJ/s1600/panettone.jpg" title="dolci lievitati panettone e pandoro" /></a></div>
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I dolci, tradizionali e non, contribuiscono a migliorare lo stato nutrizionale in quanto sono prodotti facilmente digeribili, sempre però che il loro consumo non sia esagerato.</div>
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Nell'alimentazione moderna i dolci lievitati sono prodotti di largo consumo, alcuni dei quali consumati tradizionalmente in periodi dell'anno ben determinati. <b>I prodotti che appartengono a questa categoria sono numerosi</b> (panettoni, pandori, colombe, veneziane, brioches ecc.) e insieme costituiscono la famiglia delle paste gialle a lievitazione naturale. Sono così chiamate in quanto <b>per la loro produzione non si utilizzano lieviti chimici</b> ma naturali: l'impasto "cresce" e raggiunge le dimensioni desiderate in seguito al lento, ma progressivo, lavoro fermentativo che i microrganismi effettuano in circa 24 ore, nel caso del panettone, in minor tempo per tutti gli altri prodotti.</div>
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L'impiego della lievitazione naturale richiede comunque un periodo di diverse ore di lievitazione e rappresenta una delle fasi più delicate della produzione, durante la quale si producono le modificazioni a carico dei componenti dell'impasto con lo sviluppo di anidride carbonica (che conferisce al prodotto finito le caratteristiche alveolature) e la produzione di composti aromatici.</div>
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I vantaggi della lievitazione naturale risiedono in una maggiore <a name='more'></a>sofficità e leggerezza del prodotto, nell'acquisizione di sapori ed aromi caratteristici e, per conseguenza, in una maggiore digeribilità rispetto ad altri prodotti da forno.</div>
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<span style="font-size: large;">Il panettone</span></div>
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Rappresenta il prodotto più complesso e la sua preparazione richiede molta cura. Gli esperti generalmente ne sconsigliano la produzione a chi non possieda una lunga e solida esperienza.</div>
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<b>Lavorazione industriale</b> - Le fasi della produzione del panettone sono lunghe e delicate: circa 8 ore dopo l'inizio della prima fermentazione, si aggiunge farina ed acqua per dare nuova vitalità all'impasto, trascorse altre 4-5 ore si aggiungono burro e zucchero e quindi si lascia riposare nuovamente l'impasto prima di inserire uova, uvette e canditi. Il volume della pasta nel frattempo aumenta, anche se l'aggiunta degli ingredienti rende sempre più lenta la lievitazione. Infine si procede alla cottura in forno, durante la quale il prodotto aumenta ulteriormente di volume e la struttura sì consolida per azione del calore sulle proteine del glutine e sull'amido. In seguito il panettone viene raffreddato e mantenuto a temperatura ambiente per diverse ore. A questo punto si procede al confezionamento in sacchetti adatti a mantenere la fragranza del prodotto. Si conoscono diversi tipi di preparazione, e ogni industria segue dei propri schemi, elaborati in base ad esigenze tecniche ed economiche. Tuttavia, i prodotti finali dovrebbero essere analoghi se vengono impiegati gli ingredienti tradizionali e se non si introducono variazioni sostanziali alla ricetta originale.</div>
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<b>Lavorazione artigianale</b> - Parallelamente alla produzione industriale esiste una produzione artigianale che compete qualitativamente con i prodotti delle migliori industrie. La richiesta del prodotto di pasticceria è aumentata in questi ultimi anni e non pochi si rivolgono ai pasticcieri nel periodo natalizio. La differenza del prodotto artigianale rispetto al prodotto industriale risiede nella possibilità da parte dell'artigiano di controllare maggiormente l'andamento della lievitazione e valutare meglio il momento adatto per aggiungere i vari ingredienti. <b>Nel prodotto industriale tutte le fasi della lavorazione sono programmate</b> ed è più difficile correggere eventuali errori, anche se poi in fase di controllo vengono scartati i prodotti difettosi. Dal punto di vista igienico-sanitario, il lavoro di linea industriale comporta meno contatti diretti e quindi più igiene, mentre l'artigiano ha più occasioni di manipolare l'impasto. Un tempo esistevano nel settore artigianale i panettieri per paste lievitate e i panettieri credenzieri (quest'ultimi si occupavano prevalentemente di pasticceria); oggi però le due figure tendono ad unificarsi. Da qualche decennio gli studiosi di marketing delle grosse aziende hanno ideato ed introdotto sul mercato un "<b>panettone di lusso</b>", che per via di alcune varianti, quali il ripieno di cioccolato, la farcitura con creme di champagne, oppure la copertura con glasse particolari, è destinato ad un pubblico più esigente. Dopo un breve periodo di prova, questo nuovo prodotto ha suscitato un grande interesse. Gli artigiani, per adeguarsi alla modificata situazione, hanno iniziato a produrre anche loro prodotti di maggior valore, <b>panettoni ripieni di gelato</b>, di creme pasticciere, farciti con mandorle, noci e panna, che hanno stimolato la curiosità e soprattutto la golosità dei consumatori.</div>
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<b>Tecnologia di produzione</b> - Per i prodotti industriali bisogna considerare che per esigenze produttive, tra cui la marcata stagionalità dei consumi per prodotti tipo panettoni e colombe, si è costretti ad iniziare la produzione molto tempo prima del consumo e si ricorre allo stoccaggio del prodotto finito in celle frigorifere a -25°C, ambienti da cui il dolce viene tolto solo per essere inviato nei luoghi di vendita. Durante il viaggio il prodotto si scongela e si riporta alla temperatura ambiente; ma per mantenere inalterate le caratteristiche iniziali è indispensabile aggiungere durante la preparazione emulsionanti che migliorino la consistenza del prodotto e che ne impediscano l'essiccamento. Il panettone mantiene la freschezza iniziale per un mese circa, se rimane chiuso nel suo sacchetto, dopo di che comincia una lenta perdita di fragranza dovuta all'evaporazione dell'acqua contenuta nel prodotto. Se lo si vuole conservare per periodi di tempo maggiori bisogna mantenerlo in frigorifero. Prima di aprire la confezione è consigliabile seguire le istruzioni indicate sulla confezione, tenendo il panettone per qualche ora in un ambiente caldo (sul calorifero, o a fianco del camino): in tal modo il burro ed i grassi contenuti si possono sciogliere rendendo il prodotto più morbido. Gli ingredienti di un panettone tradizionale sono farina, burro, zucchero, uova, uva sultanina, cubetti di cedro ed arancio candito, miele, latte in polvere, malto, sale e aromi. Tra gli ingredienti fondamentali si trova la farina, che deve essere di buona qualità e contenere un'alta percentuale di glutine, per impedire che durante la lievitazione la quantità degli ingredienti aggiunti appesantisca l'impasto, riducendo l'aumento di volume e quindi la sofficità del prodotto finale. Il burro non sempre viene impiegato e a volte viene parzialmente o totalmente sostituito dalla margarina con la quale si ottiene un prodotto più economico, ma differente, in quanto <b>la presenza del burro conferisce alla pasta un aroma ed una morbidezza particolari</b>. Un altro ingrediente essenziale è costituito dalle uova che industrialmente vengono sostituite da tuorli d'uovo in polvere, che comportano meno problemi di conservazione e di stoccaggio nei magazzini. Nei prodotti da forno lievitati si aggiungono anche dei malto-derivati che forniscono maltosio (che agisce come dolcificante), sali minerali, proteine solubili, enzimi necessari alla preparazione della pasta e sostanze nutrienti che aumentano l'efficacia della lievitazione; essi contribuiscono ulteriormente ad arricchire l'aroma, il sapore ed il colore del prodotto finito. Vengono inoltre impiegati degli emulsionanti o altri additivi che consentono al prodotto di mantenere più a lungo inalterate le sue caratteristiche. Tra questi, gli esteri del saccarosio, i monogliceridi e i digliceridi e il sorbitolo. Gli esteri del saccarosio vengono utilizzati in genere per ottenere una migliore dispersione del grasso nell'impasto ed una migliore estensibilità del glutine, e permettono una più adeguata risposta alla lievitazione, determinando la formazione di pori più uniformi e meglio distribuiti, producendo un impasto più soffice e leggero. Inoltre, un emulsionamento più uniforme permette una migliore regolazione dell'umidità: i prodotti non si essiccano facilmente anche senza ricorrere all'aggiunta di altri additivi. Nei prodotti da forno lievitati, gli esteri del saccarosio vengono aggiunti direttamente nelle farine, in proporzioni inferiori al 3% della quota di grasso prevista dalla formulazione; se invece si tratta di prodotti a più lievitazioni successive, ad esempio il panettone, vengono aggiunti alla farina dell'ultimo impasto, nelle formulazioni molto ricche in lipidi, come nei plum-cakes, è necessario aggiungere la quota massima permessa del 3%.</div>
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Una funzione analoga agli esteri del saccarosio viene svolta anche dai monogliceridi e dai digliceridi che vengono addizionati ai prodotti dolciari fino al 3%. <b>Tra gli additivi viene impiegato anche il sorbitolo</b>, uno zucchero non tradizionale, utilizzato dalle industrie in quantità crescenti. La sua principale funzione si basa sulla riduzione della perdita d'acqua durante l'immagazzinamento.</div>
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<span style="font-size: large;">Altri dolci lievitati</span></div>
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Altri dolci da forno lievitati sono prodotti con tecnologie analoghe: si tratta sempre generalmente di dolci tradizionali che si distinguono per la presenza di ingredienti minori (gli ingredienti di base sono essenzialmente sempre gli stessi anche se variano le proporzioni), per le fogge e per le pezzature.</div>
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<b>Pandoro</b> - Nato dall'inventiva di un famoso pasticciere, è un dolce dalla caratteristica forma alta a più spigoli; <b>la sua lavorazione è molto lunga e laboriosa</b> perché la pasta viene fatta lievitare per ben tre volte e alla fine arricchita di abbondante burro e lavorata come se fosse una sfoglia. Questo dolce, che risulta così particolarmente soffice e leggero, è solo lievemente aromatizzato con buccia di limone e la sua superficie, prima del consumo, va cosparsa abbondantemente di zucchero a velo.</div>
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<b>Pandolce</b> - È il panettone ligure. Largo e basso, si presenta come un grosso pane condito con la solita uvetta sultanina, ma anche con lo zibibbo, molti canditi, tra i quali la zucca, e i pinoli, ingrediente importantissimo della cucina ligure; la pasta del pandolce viene inoltre aromatizzata con acqua di fiori di arancio o con brandy. Se ben conservato, il pandolce, come il panettone, può durare parecchi giorni.</div>
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<b>Brioche</b> - Fra i dolci lievitati uno dei più famosi e apprezzati in tutto il mondo è la brioche, di chiara</div>
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origine francese. Non si sa a che cosa si debba il suo nome, alcuni pensano al paese di Saint Brieuc, nel quale tale dolce sarebbe stato inventato, altri al formaggio Brie, con cui il dolce sarebbe stato originariamente confezionato; questa seconda versione sembra avvalorata dal fatto che ancora oggi, non solo in Francia ma anche nella Svizzera Romanda, si usa talvolta il brie, ben noto formaggio a pasta grassa, tenero e delicato, al posto del burro.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-21782090132190946452017-11-15T16:15:00.003+01:002017-11-15T16:15:47.183+01:00Quando l'alcol non è nemico<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5NJxqigaDKFNA5a9-_sd56-nsum_rLrZm3wAs-xIWUzmapbbnL9sk2CulrW1UhHY2znHlxQmWwYLkPmdXdBiDbrkYCPiFIKGjhS7o_t-CqHGb0V-zriA_3ivNdE9N-xfEFdYl0-Ui-O2N/s1600/quando-l%2527alcol-non-%25C3%25A8-nemico.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="brindisi cin cin" border="0" data-original-height="299" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5NJxqigaDKFNA5a9-_sd56-nsum_rLrZm3wAs-xIWUzmapbbnL9sk2CulrW1UhHY2znHlxQmWwYLkPmdXdBiDbrkYCPiFIKGjhS7o_t-CqHGb0V-zriA_3ivNdE9N-xfEFdYl0-Ui-O2N/s1600/quando-l%2527alcol-non-%25C3%25A8-nemico.jpg" title="quando l'alcol non è nemico" /></a></div>
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Il consumo dì alcol viene giustamente combattuto per i rischi che comporta, tuttavia questa sostanza può anche essere utile. Vì ricordate il vecchio detto: «Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere»? Ebbene, per l'alcol (oltreché, naturalmente, per Venere) esistono alcune importanti eccezioni messe in luce da ricerche condotte in questi ultimi anni. Naturalmente, in questo caso, è sempre molto importante stabilire sia la reattività individuale sia la quantità di liquido alcolico bevuto. Un paziente diabetico, per esempio, a parità dì alcol consumato è molto meno capace di tollerarlo in confronto a un soggetto del tutto normale. Questo è importante, soprattutto per chi guida un autoveicolo: ricerche condotte negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Germania hanno infatti potuto dimostrare che una quantità di alcol del tutto normale ha nel sofferente di diabete lo stesso efletto che avrebbe in un soggetto sano un quantitativo tre volte superiore. Ciò è legato alle alterazioni <a name='more'></a>metaboliche presenti nei soggetti diabetici e alla loro carenza di particolari sistemi enzimatici cellulari.</div>
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<b>L'alcol contro alcuni disturbi</b> - Comunque, oggi, sappiamo che l'alcol (particolarmente consumato sotto forma di vino) ha anche un effetto favorevole sotto molteplici aspetti. Infatti, il consumo abituale di una quantità ridotta di alcol sembra aumentare una frazione estremamente importante delle lipoproteine, le cosiddette lipoproteine ad alta densità (HDL) che per la loro azione benefica si differenziano dalle lipoproteine a bassa densità (LDL) e a bassissima densità (VLDL). Le HDL sono state definite le "spazzine delle arterie" per la loro straordinaria capacità di eliminare il colesterolo e avere quindi <b>un marcato effetto antiarteriosclerotico</b>. L'azione positiva dell'alcol è anche legata alle differenti caratteristiche ambientali: bisogna infatti sempre ricordare che questa sostanza svolge una marcata azione vasodilatatrice a livello dei vasi sanguigni che, per azione dell'alcol, si allargano e lasciano quindi fluire una maggiore quantità di sangue. Questo efletto può rivestire una notevole importanza soprattutto in chi è impegnato in lavori, o comunque sforzi di qualsiasi tipo, a condizioni di bassa temperatura. L'azione vasodilatatoria e altamente calorica dell'alcol permette di affrontare il freddo nelle migliori condizioni poiché <b>assicura il normale flusso di sangue</b> controbilanciando l'azione vasocostrittrice, cioè di restringimento dei vasi sanguigni, operata dal freddo.</div>
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In questo modo si possono prevenire sia disturbi circolatori agli arti (braccia e gambe) sia alterazioni circolatorie di tipo interno. Anche se può sembrare paradossale, l'alcol preso in piccole dosi ha la capacità di attivare notevolmente l'attenzione di un individuo. Esperimenti svolti in laboratori di psicologia negli Stati Uniti hanno dimostrato che l'assunzione di alcol provoca diverse modificazioni nel livello attentivo di un individuo: dapprima si ha un aumento dell'attenzione e della concentrazione individuali. In individui che hanno bevuto uno-due bicchieri di vino di un tenore alcolico medio, si può osservare un netto miglioramento nella loro capacità di eseguire test di attenzione e di intelligenza. Se però l'individuo sotto osservazione continua ad assumere alcol si può vedere che, successivamente, le sue capacità diminuiscono rapidamente per giungere poi all'assoluta incapacità di discriminare e risolvere prove anche semplicissime quando la quantità di alcol bevuto sia eccessivo. L'uso sempre moderato di alcol svolge anche un'azione blandamente digestiva e può quindi essere utilizzato per facilitare qualche digestione particolarmente difficile.</div>
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Un altro effetto positivo dell'alcol da non sottovalutare è quello legato alla sua indubbia capacità di accentuare, sempre in determinati limiti e in quantitativi moderati, l'attività immunitaria-difensiva del nostro organismo. Questa constatazione convalida talune antichissime osservazioni secondo cui alcune forme virali (raffreddore, influenza) sono più falcilmente combattute se l'usuale terapia viene "rinforzata" da qualche buon bicchiere di vino. Anche l'apparato respiratorio risente dell'influenza dell'alcol che, a dosi moderate, provoca il rallentamento degli atti respiratori che divengono anche più profondi. In conseguenza della sua azione vasodilatatrice si ha anche un <b>notevole effetto diuretico</b>: questo risulta direttamente correlato alla concentrazione di alcol nel sangue, al volume di liquido assunto, alla presenza di varie altre sostanze generalmente presenti nelle bevande alcoliche. Le secrezioni di vari organi interni (pancreas, vescichetta biliare, stomaco, intestino) appaiono accentuate, dall'uso di moderate dosi alcoliche, con indubbio beneficio per le capacità digestive dei singoli individui.</div>
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<b>L'alcol ci rende più sicuri</b> - Un altro notevole effetto dell'alcol è legato alla sua capacità di agire <b>come un tranquillante</b>.</div>
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Attraverso un'azione coordinata che si svolge molto probabilmente attraverso la mediazione del sistema nervoso vegetativo e varie forme di condizionamento, l'alcol può servire come "sblocco" in soggetti che presentino delle forti inibizioni di tipo psicologico. In questi casi, e <b>sempre in quantitativi rigorosamente limitati</b>, si può osservare un notevole miglioramento comportamentale di tali individui che riescono a superare le inibizioni iniziali e a stabilire un normale rapporto con il prossimo. Non diversamente dai tranquillanti, l'alcol infatti può "bloccare" determinate forme inibitorie che sono provocate da un comportamento condizionato appreso nel corso dell'esistenza.</div>
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<b>La giusta dose</b> - Ma qual è il dosaggio migliore per conseguire gli effetti soltanto positivi dall'alcol? Ovviamente, la risposta è piuttosto diffìcile giacché in questo campo, come abbiamo detto in precedenza, la variabilità individuale è altissima. Tuttavia, le osservazioni svolte ,da diversi ricercatori dimostrano che una dose "ragionevole" per una persona si aggira sui 60 millilitri al giorno, corrispondenti a 3 bicchieri di vino a 10°. Questo quantitativo di alcol sviluppa circa 380 calorie per chilogrammo e se ne deve tener conto quando si calcola la razione calorica quotidiana: l'alcol infatti, onde evitare gravi squilibri nutritivi, deve essere un complemento degli altri principi nutritivi e non sostituirsi ad essi.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-82698505093850247412017-11-05T09:40:00.002+01:002017-11-05T09:46:21.920+01:00L'alcol, un nemico sottovalutato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD9_gZzHWRhFYDBfh54aImJ9BlBIe_F2F1uXXDycOIKkiIqqnEPwkUHQGj2p0KPsLGkMCsEV8fVRVTF-xzA4VrH2xQ129tnh-qzZ1nAVWRHb-klCKQSrY9snCszXDTenx21k1uAHMfA3Xr/s1600/l%2527alcol-un-nemico-sottovalutato.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="alcolismo" border="0" data-original-height="289" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD9_gZzHWRhFYDBfh54aImJ9BlBIe_F2F1uXXDycOIKkiIqqnEPwkUHQGj2p0KPsLGkMCsEV8fVRVTF-xzA4VrH2xQ129tnh-qzZ1nAVWRHb-klCKQSrY9snCszXDTenx21k1uAHMfA3Xr/s1600/l%2527alcol-un-nemico-sottovalutato.jpg" title="alcol un nemico sottovalutato" /></a></div>
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In aumento, soprattutto fra i giovani, i casi di cirrosi epatica per eccessivo consumo di bevande alcoliche.</div>
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<b>Un problema veramente grave</b> anche se scarsamente conosciuto è quello dell'alcol: in Italia muoiono ogni anno circa 20.000 persone per cirrosi epatica, provocata nella maggioranza dei casi direttamente o indirettamente da bevande alcoliche. Inoltre, come la maggioranza delle droghe, l'alcol dà <b>una forte dipendenza</b>, che origina una grave crisi di astinenza quando se ne sospenda improvvisamente l'uso, senza un'adeguata assistenza medico-psicologica. L'uso esagerato di alcol ha anche <b>un grave peso sociale</b> sia per quanto riguarda l'ambito familiare (distruzione del nucleo familiare, influenza negativa sui minori) sia per quello sociale (basterebbe pensare al numero rilevante di incidenti stradali, spesso mortali, causati da guidatori in stato di ebrezza più o meno grave).</div>
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Gli effetti dell'alcol sono acuti (ebrezza alcolica) e cronici (alcolismo). L'azione dell'alcol presenta un duplice aspetto, è cioè bifasica: inizialmente dà euforìa, sicurezza di sé, ottimismo, aumenta anche la velocità dei riflessi; successivamente si ha una forma depressiva, nausea, vomito, emicrania. Gli effetti dell'alcol, poi, variano anche in rapporto <a name='more'></a>al modo con cui si consuma, se soli, in locali pubblici, in gruppo.</div>
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Inoltre l'organismo umano ha una resistenza maggiore all'assunzione di alcol se questa avviene a stomaco pieno mentre se avviene a digiuno è senza dubbio più pericolosa.</div>
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Un individuo dal peso di 70 chilogrammi può eliminare 7 grammi di alcol all'ora: questo quantitativo corrisponde a 20-25 centimetri cubici di whisky o di cognac (pressappoco un bicchierino da liquore), a 40-50 centimetri cubici di sherry o di vermouth, a 100-130 di vino e a 300-350 di birra comune.</div>
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<b>Alcolismo acuto</b> - L'ubriachezza causata dall'alcolismo acuto viene differenziata in <i>fisiologica</i> e <i>patologica</i>, a seconda che si verifichi in individui sani o con malattie di vario tipo.</div>
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Le quantità di alcol in grado di indurre l'ubriachezza variano notevolmente da individuo a individuo e sono in relazione a fattori culturali, ereditari, psicologici, di assuefazione eccetera. L'ubriachezza fisiologica è caratterizzata da una inibizione dei centri di controllo per cui l'individuo diviene loquace, spigliato, talvolta volgare, impudente, a volte rissoso. Le idee tendono a divenire confuse, si affievoliscono le capacità di autocritica. Dal punto di vista fisico (somatico) si manifestano alterazioni a livello motorio: <b>la parola si fa strascicata</b>, l'andatura diviene barcollante (andatura ebriosa) e talvolta risulta del tutto impossibile camminare in equilibrio.</div>
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Le osservazioni compiute hanno dimostrato che esiste una certa relazione fra tipo di manifestazione psichiche e quantità di alcol presente nel sangue: lo stato di ebrezza lieve corrisponde a un contenuto dello 0,2-0,5% di alcol nel sangue, quello di ebrezza media a valori dello 0,6-0,7% mentre per l'ebrezza grave il contenuto di alcol nel sangue (alcolemia), raggiunge valori superiori allo 0,7%.</div>
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Lo stato di ubriachezza, nella maggioranza dei casi, dura poche ore e si conclude con un sonno profondo che cancella qualsiasi ricordo di avvenimenti eventualmente verificatisi durante il periodo di ebrezza. L'ubriachezza patologica si associa a gravi alterazioni psichiche e si osserva in soggetti che presentano già disturbi dì tipo neuropsichiatrico (epilessia, malattia maniaco-depressiva, schizofrenia, demenza senile ecc.). In questi soggetti l'ubriachezza patologica può portare anche al compimento di atti (ferimenti, omicidi, violenza carnale, suicidi) estremamente gravi.</div>
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<b>Alcolismo cronico</b> - È costituito da un complesso di manifestazioni psichiche e fisiche. Una prima distinzione deve essere compiuta fra chi beve quotidianamente anche forti dosi di alcol senza subirne alcun disturbo (bevitore abituale) e chi consuma uno stesso quantitativo di bevande alcoliche accusando, viceversa, i disturbi tipici dell'alcolismo (alcolista cronico). Vi sono poi i cosiddetti soggetti tolleranti che possono bere forti quantità di alcolici senza risentirne alcun disturbo e sviluppando, anzi, una specie di assuefazione all'alcol e gli intolleranti, o ipersensibili, che giungono rapidamente a una forma di intossicazione cronica, anche se hanno bevuto modeste quantità di alcol per un periodo di tempo relativamente breve.</div>
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I sintomi psichici sono, inizialmente, limitati all'ambiente familiare, dove l'alcolizzato scatena la sua violenza e aggressività, mentre nell'ambito sociale il suo comportamento continua a essere controllato, assumendo anzi, talora, le caratteristiche di un rigido moralismo. Successivamente, però, cade anche questa specie di mascheratura psicologica e appare chiaramente il decadimento etico dell'alcolizzato cronico.</div>
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Anche intellettualmente l'alcolismo cronico si associa a un progressivo decadimento delle capacità psichiche che si manifesta con vari sintomi: <b>la memoria si indebolisce</b>, la percezione diviene imprecisa, la comprensione di situazioni o problemi si fa sempre più ritardata; inoltre l'umore oscilla fra periodi di esaltazione e altri di depressione. Entro periodi più o meno lunghi compaiono anche disturbi fisici che si fanno progressivamente più gravi: le alterazioni riguardano prevalentemente lo stomaco, il fegato, i reni, il sistema cardiovascolare (aumento della pressione arteriosa, alterazioni del ritmo cardiaco, lesioni arteriosclerotiche, modificazioni dei piccoli vasi sanguigni agli zigomi e al naso, con la comparsa di un tipico colore vinaccia che dà a questi individui una fisionomia particolare (facies potatorum).</div>
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Dal punto di vista neurologico, il sintomo che colpisce maggiormente in chi è abituato ad abusare dell'alcol è il tremore, visibile soprattutto quando si tengono le mani ben estese all'altezza delle spalle.</div>
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<b>Le malattìe mentali provocate dall'alcolismo</b> -L'alcolismo cronico, se non trattato, può dare effetti paragonabili a vere e proprie malattie mentali molto gravi. Ricordiamo alcune delle più frequenti. <i>Psicosi di Korsakov</i>. Si manifesta in individui di 40-55 anni e colpisce più il sesso femminile. I sintomi sono prevalentemente costituiti da un completo disorientamento nel tempo e nello spazio, da perdita progressiva della memoria, mentre l'umore, contrariamente agli altri sintomi, permane sereno, indifferente e, addirittura, in taluni casi, gaio. Compaiono anche sintomi di tipo fisico, dolori, paralisi, contratture muscolari. Se non curata, la malattia raggiunge la fase demenziale.</div>
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<i>Delirio di gelosia</i>. È legato alle condizioni dell'alcolista cronico che diviene sessualmente incapace e, solitamente, <b>viene allontanato con disgusto dal partner</b>. Questi due fatti scatenano nel soggetto alcolizzato forme di delirio (all'inizio semplici sospetti che divengono poi sicurezze assolute) che lo spingono a pedinare il partner, a sottoporlo a interrogatori continui, a fare scenate ecc. Questa forma è spesso pericolosa perché molte volte risulta associata a manie di persecuzione capaci di portare alla violenza. <i>Epilessia alcolica</i>. Compare soltanto nel corso dell'alcolismo cronico e scompare con la sua eliminazione. La presenza di questi sintomi costituisce un motivo di intervento immediato.</div>
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<i>Delirium tremens</i>. Si manifesta negli alcolisti dopo un lungo periodo di abusi, soprattutto di liquori ad alta gradazione alcolica. È più frequente negli uomini, nei quali appare prevalentemente fra i 30 e i 50 anni.</div>
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La comparsa di questa forma morbosa è favorita dall'insorgenza, in soggetti alcolizzati, di malattie respiratone, gastrointestinali, da traumi ecc. I sintomi prevalenti sono costituiti da <b>stati allucinatori</b> tipo visivo, uditivo, tattile: il paziente vede animali di vario tipo, insetti che circondano il letto, vi salgono sopra, gli coprono il volto. Il comportamento dell'ammalato varia in relazione al tipo di allucinazione: se le visioni allucinatorie sono di tipo terrificante, il paziente reagirà urlando, fuggendo, cercando di nascondersi sotto il letto o di gettarsi dalle finestre. Viceversa, se le visioni sono serene, buffe, il soggetto sarà tranquillo, sorridente, parteciperà alle varie scene allucinatorie parlando, ridendo, divertendosi. Sono spesso presenti insonnia, febbre anche molto elevata, presenza di albumina nelle urine, tremore, difficoltà nella parola. La durata dell'attacco è di circa 2-5 giorni e, di solito, si conclude con una lunga dormita. Passato l'attacco, l'individuo ritorna nelle condizioni preesistenti al fatto morboso. Il decesso può verificarsi in circa l'1-10 per cento dei casi in conseguenza di un collasso cardiaco, ipertemia, manifestazioni epilettiche.</div>
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<i>Paranoia alcolica</i>. È caratterizzata da un delirio a sfondo sessuale con gravi manifestazioni di gelosia. L'interruzione dell'assunzione dell'alcol, nel caso dell'alcolismo cronico, provoca una sindrome di astinenza con agitazione, irritabilità, inappetenza, tremori diffusi, allucinazioni. Caratteristica è la visione allucinatoria di piccoli animali o insetti. La disintossicazione deve essere condotta da personale specializzato, in istituzioni attrezzate.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-60955363278083307142017-07-22T17:56:00.001+02:002017-07-22T17:56:12.651+02:00Il vino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNxjqeuAmwm0NXU6CELtdfW3abozkHMdQh8Vi7KqDbfZxOJbz7GrkQCfpHGaAmwwQD433OKGnnQAnKhghJAvgRd0gaGTlYnarg1CP6KFC_Slu8uCSnIR1fK8_fgM7HYEqB2_RuFYQ1KLz2/s1600/vino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="wein" border="0" data-original-height="299" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNxjqeuAmwm0NXU6CELtdfW3abozkHMdQh8Vi7KqDbfZxOJbz7GrkQCfpHGaAmwwQD433OKGnnQAnKhghJAvgRd0gaGTlYnarg1CP6KFC_Slu8uCSnIR1fK8_fgM7HYEqB2_RuFYQ1KLz2/s1600/vino.jpg" title="vino" /></a></div>
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Bevanda alcolica fra le più antiche, di grandissimo interesse gastronomico, ha anche un elevato valore alimentare.</div>
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La storia di questa bevanda è incerta e confusa. In una tomba del XVI secolo a.C., situata nell'area mediorientale, sono visibili raffigurazioni di scene di vendemmia; intorno al 1000 a.C. il vino era diffuso in Grecia; veniva bevuto anche dai Romani, che avevano classificato il vino in tre qualità, in base alla diversa tecnologia di produzione. Il vino prodotto dai Greci e dai Romani era molto diverso da quello prodotto attualmente: era molto denso, liquoroso e sciropposo in quanto veniva lasciato al sole a concentrarsi in anfore di creta rivestite internamente di resine; talvolta erano aggiunte anche sostanze speziate o dolcificanti, come il miele. Tale vino non si beveva al naturale, ma veniva miscelato con acqua. Bisogna attendere fino al XVIII secolo perché si sviluppino tecnologie di produzione più simili alle nostre, ma solo in seguito, con Pasteur, si pongono le basi delle conoscenze scientifiche che sono servite come fondamento per lo sviluppo dei processi di vinificazione attuali.</div>
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<b>Dall'uva al mosto</b> - L'uva, che è il frutto della vite (Vìtis vinifera), è la materia prima per la produzione del vino. Durante la maturazione dell'uva gli acini in un primo tempo aumentano di volume, poi iniziano a cambiare colore, passando dal verde, tipico della clorofilla, a colori caratteristici per ciascuna varietà, dovuti a pigmenti colorati. In questa fase della maturazione la densità del succo aumenta in seguito alla sintesi degli zuccheri e diminuisce la sua acidità dovuta alla salificazione degli acidi liberi con potassio e calcio. La maturazione dell'uva si ritiene raggiunta quando si ha la massima quantità di zucchero e la minima di acidi. Questi parametri possono essere determinati per via organolettica: dall'aroma e dal sapore del succo, dalla consistenza degli acini e dalla facilità del loro distacco dal graspo. Esistono anche dei metodi non empirici per valutare il grado di maturazione dell'uva che consistono nel controllare la variazione del contenuto zuccherino e degli acidi mediante analisi effettuate sul succo d'uva a brevi intervalli di tempo. Con questi dati si determina un indice di maturazione che rappresenta il rapporto percentuale del contenuto in zuccheri e in acidi liberi (espressi come acido tartarico); tale rapporto può essere calcolato per ciascuna varietà di uva, e rappresenta un punto di riferimento per le annate successive, L'uva matura viene raccolta e selezionata, eliminando le uve ammuffite o immature che possono provocare una errata fermentazione, A questo punto si effettua, per compressione o schiacciamento, l'ammostatura o pigiatura delle uve che provoca la fuoriuscita del succo dagli acini; un tempo effettuata con i piedi, viene oggi eseguita con macchine pigiatrici che possono essere anche abbinate a diraspatrici (che allontanano i graspi). in taluni casi l'allontanamento dei graspi può essere</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
conveniente, ad esempio nel caso di uve che richiedono prolungata fermentazione, oppure per uve destinate alla produzione di vini non aspri o liquoroso aromatici, in quanto la presenza dei graspi crea particolari condizioni durante la fermentazione e modifica la composizione del mosto arricchendolo in acidi organici, sali minerali e tannini.</div>
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Uno schema generale di vinificazione è il seguente: dalla pigiatura si ottiene il mosto che viene fatto fermentare con un processo denominato "fermentazione tumultuosa"; in seguito si effettua l'operazione di svinatura che elimina il residuo solido (vinacce) dal liquido, detto "vino fiore", che viene poi fatto ulteriormente fermentare con la cosiddetta "fermentazione lenta"; si ottiene così il vino giovane. Quest'ultimo può subire ulteriori trasformazioni; in tal caso si ottiene il vino maturo, o sottoposto a invecchiamento per la produzione di vino invecchiato. Questo schema può essere in realtà molto più complesso a seconda delle caratteristiche dell'uva e del vino che si vuol produrre.</div>
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<b>La fermentazione del mosto</b> - La composizione chimica del mosto è la seguente: acqua (68-88%), zuccheri, sotto forma di glucosio e fruttosio (14-25%), acidi organici, sostanze azotate e minerali in quantità variabili. La sua composizione comunque non è costante, poiché l'uva non presenta sempre le stesse caratteristiche. Si possono ottenere uve diverse dalla stessa vite da un'annata all'altra, a seconda dell'andamento della stagione, dell'eventuale attacco dei parassiti, del grado di maturazione e altre numerose variabili. Quando si presentano tali differenze bisogna procedere alla correzione dei mosti, specialmente se quel determinato vino si è affermato sul mercato. In ogni caso si richiede un prodotto dalle caratteristiche costanti che definiscono e contraddistinguono il vino tipico di una determinata regione. Le disposizioni di legge inoltre proibiscono la vendita di vini che non possiedano la minima gradazione alcolica complessiva di 8°. Gli zuccheri presenti nel mosto, che durante la fermentazione vengono trasformati in alcol, possono essere presenti in quantità eccessive oppure insufficienti. L'uva proveniente da Paesi a clima caldo contiene facilmente troppi zuccheri, in tal caso bisogna ridurne la quantità in eccesso, che rallenterebbe la fermentazione. Uno dei metodi più utilizzati è quello di miscelare tali uve con uve contenenti poco zucchero, oppure con uve raccolte ancora immature. Con maggior frequenza si presenta il problema di uva che non raggiunge la quantità sufficiente di zucchero per produrre il valore minimo di alcol richiesto per il vino. L'aggiunta di zucchero nei vini è proibita dalla legge, ed è consentita solo per certi vini speciali (spumanti, vermouth, vini liquorosi), pertanto si ricorre a mezzi fisici, come la concentrazione a freddo del mosto con eliminazione di parte dell'acqua o ad aggiunte di mosto concentrato o di mosti zuccherini.</div>
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La concentrazione a freddo consiste nel raffreddare il mosto a temperature inferiori a - 10°C e nel separare parte del ghiaccio formatosi. Un altro elemento per cui si ricorre alla correzione è costituito dagli acidi organici (tartarico, malico, succinico, citrico) che possono essere presenti in quantità eccessive, soprattutto in uve contenenti pochi zuccheri e possono essere allontanati con mezzi chimici (carbonato di calcio e altri permessi dalla legge) o con mezzi fisici, tramite refrigerazione (il bitartrato di potassio in seguito all'abbassamento della temperatura precipita diminuendo così l'acidità del vino). Viceversa, se gli acidi organici non sono presenti in quantità sufficienti (uve contenenti molti zuccheri) è necessario aggiungerne al mosto; l'aggiunta è consentita dalla legge solo per acido tartarico e citrico e in quantità non superiori per l'acido tartarico a 1,5 g/l e per l'acido citrico all' 1 %. Un'ulteriore correzione è l'eliminazione di parte dei tannini che possono impartire sapori sgradevoli al vino. La fermentazione del mosto viene effettuata nei vasi vinari, in tini di legno (rovere o castagno) o in vasche di cemento armato. I mosti possono essere solfitati con anidride solforosa (SO2) gassosa o con i suoi sali (metabisolfito o disolfito) in quantità corrispondenti a un limite massimo di 200mg/l (una parte della SO2 si lega agli zuccheri, ma viene poi liberata durante la fermentazione). Lo scopo di questa aggiunta è quello di ostacolare l'attività microbica non utile alla vinificazione. La fermentazione del mosto, che rappresenta la fase principale della vinificazione, provoca la trasformazione degli zuccheri in alcol e anidride carbonica, con formazione di glicerina e piccole quantità di acido acetico, 2, 3-butilenglicol, acetilmetilcarbinolo dovute a fermentazioni secondarie che avvengono contemporaneamente a quella alcolica. Le proteine vengono scisse in aminoacidi e alcuni di questi composti danno origine ad alcoli vari, come propilico, butilico, amilico, isoamilico ecc., che contribuiscono a impartire sapore e aroma al prodotto. La fermentazione del mosto avviene in seguito alla crescita dei microrganismi presenti naturalmente sugli acini e che durante la pigiatura vengono a contatto con il succo. I microrganismi presenti all'origine sono svariati, ma la solfitazione, la produzione di alcol e di anidride carbonica permettono solo ad alcune specie di svilupparsi. Questa fase della fermentazione detta "tumultuosa" avviene principalmente in seguito all'azione di alcuni lieviti appartenenti ai generi <i>Saccharomyces ellipsoideus, pastorianus e apiculatus.</i> Questa fermentazione dura normalmente una settimana e deve essere condotta in un ambiente a una temperatura compresa tra i 17-20° C. Temperature più basse rallentano la fermentazione e temperature più alte permettono lo sviluppo di specie microbiche dannose alla fermentazione.</div>
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<b>La fermentazione tumultuosa</b> - La fermentazione del mosto può essere condotta con due differenti sistemi: la vinificazione «in bianco» e la vinificazione con macerazione o «in rosso». Nella vinificazione in bianco si effettua la fermentazione in assenza di vinacce (costituite da bucce e vinaccioli) e si producono vini rosati da uve colorate e vini paglierini o verdolini da uve bianche. Generalmente la fermentazione di tali vini è piuttosto lenta e i prodotti che si ottengono sono fini, con scarsa acidità volatile e profumo gradito. Nella vinificazione con macerazione invece le vinacce vengono lasciate a contatto del mosto; si ottengono così vini rossi da uve colorate e vini gialli o ambrati da uve bianche. Per ottenere vini intensamente colorati evitando la macerazione si può ricorrere alla termovinificazione che consiste nel riscaldare l'uva già pigiata con le vinacce alla temperatura di 60-70°C per facilitare il passaggio del colore dalle bucce al vino. La prima fase della fermentazione è tumultuosa con produzione di anidride carbonica che porta in superficie le vinacce, riempendo la parte superiore del tino che è coperto (con una chiusura non ermetica per permettere al gas di allontanarsi), onde evitare lo sviluppo di malattie in seguito al contatto dell'aria con il liquido fermentabile. Le vinacce che si portano in superficie costituiscono il cosiddetto "cappello" in cui si trovano la maggior parte delle colonie di lieviti. Se il cappello viene lasciato in superficie si ha una fermentazione a "cappello emerso"; in tal caso bisogna procedere alla "follatura" che consiste nell'agitare la massa con aria compressa per distribuire i lieviti trattenuti nel cappello e per dare, con l'aria, una nuova vitalità ai microrganismi. In sostituzione della follatura si può ricorrere al "rimontaggio" che consiste nello spillare il mosto dal fondo del tino e riversarlo nella parte superiore. Il cappello può anche essere mantenuto immerso nel liquido mediante diaframmi forati; in tal caso si ha la fermentazione a "cappello sommerso". La scelta del tipo di fermentazione, a cappello emerso o sommerso entrambi ugualmente convenienti, dipende da diversi fattori fra cui gli impianti a disposizione e l'opinione del produttore. Con tempi di fermentazione diversi si producono vini più fini e delicati per tempi brevi, molto colorati e ricchi di sostanze tanniche per tempi più lunghi.</div>
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<b>La fermentazione lenta</b> - Terminata la fermentazione tumultuosa si passa all'operazione detta "svinatura", che consiste nel separare dalle vinacce il liquido fermentato. Una separazione rapida e completa si ottiene con macchine sgrondatrici, che sono sostanzialmente delle centrifughe. Si ottiene così il cosiddetto vino fiore che deve subire un'ulteriore fermentazione detta "lenta". Questa operazione viene effettuata dai microrganismi ancora presenti, ma è più lenta a causa del loro numero ridotto dovuto alla presenza di alcol. Durante questa fase lo zucchero ancora presente viene trasformato in alcol, l'acidità viene ridotta ulteriormente rendendo morbidi i vini aspri, e si ha la sedimentazione delle particelle sospese e del cremortartaro (meno solubile in presenza di quantitativi sempre più elevati di alcol) che si depositano sul fondo delle botti e costituiscono le "fecce" che è opportuno allontanare per evitare lo sviluppo di odori e sapori sgradevoli nel vino. Questa operazione avviene tramite una serie di travasi in botti ben pulite: generalmente si effettuano tre travasi in un anno, a dicembre, a marzo, a settembre. Nel corso di questa fase della fermentazione si ha una</div>
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riduzione del volume di liquido, causata da un abbassamento della temperatura (che però non deve scendere al di sotto di 15°C perché la trasformazione degli zuccheri sia completa) dovuto alla fermentazione più lenta e si rende necessaria l'aggiunta di altro vino, della stessa qualità o con composizione simile, per colmare lo spazio vuoto del tino. Tale spazio può essere anche riempito con anidride solforosa o meglio ancora con anidride carbonica o azoto.</div>
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Il vino così ottenuto è il vino giovane che può già essere posto in commercio.</div>
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<b>L'invecchiamento del vino</b> - Il vino può essere sottoposto a invecchiamento naturale o artificiale. Un vino vecchio si distingue nettamente da un vino giovane per diversi elementi, tra i quali: il colore, che nei vini rossi passa da un rosso-violaceo a un rosso arancione; la perdita, in seguito a precipitazione,</div>
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delle sostanze tanniche che rendono il vino vecchio morbido e vellutato; l'acidità che diminuisce per la trasformazione dell'acido malico in lattico e per la precipitazione di cremortartaro; l'aumento dell'acidità volatile (acetico, lattico e acidi superiori come propionico ecc.); inoltre l'alcol subisce in parte un fenomeno di aldeidificazione e un'ulteriore ossidazione ad acetale. Durante l'invecchiamento non solo si trasformano i costituenti originali del vino, ma se ne formano di nuovi in seguito alla combinazione dei prodotti trasformati. Principali agenti di queste trasformazioni sono l'ossigeno, che durante il travaso viene assorbito dal vino, e la temperatura della cantina d'invecchiamento, che deve essere costante tra i 10-12°C. Non si può stabilire una durata media di invecchiamento valida per tutti i vini: alcuni dopo due anni raggiungono le loro migliori caratteristiche, altri le mantengono per un ventennio. Si ricordi che i vini bianchi non sopportano un invecchiamento superiore ai 2-3 anni. I vini che migliorano sempre più per un lungo invecchiamento sono quelli ad alta gradazione alcolica come il vermouth, il marsala e i vini liquorosi speciali. In questi casi il primo invecchiamento deve avvenire in botti di legno pregiato, la seconda fase anche in bottiglia. A volte si conservano bottiglie per molti anni nella speranza di esaltare i caratteri organolettici del vino, ma spesso si ottengono risultati deludenti: stappando bottiglie di una cinquantina d'anni di età si può trovare un vino snervato, con sapore indefinito, scolorito e senza vitalità. È un errore prolungare l'invecchiamento del vino a date cosiddette storiche, perché le sue qualità, per effetto dell'invecchiamento oltre il limite consentito, si alterano e deperiscono. Esiste anche un invecchiamento artificiale rapido, che viene realizzato mediante l'ozonizzazione, l'elettrizzazione, l'azione dei raggi ultravioletti, e trattamenti termici caldi e freddi; ma i risultati sono piuttosto scadenti e i vini così invecchiati mancano di finezza. Per la stabilizzazione del vino si può ricorrere alla pastorizzazione, che può essere condotta per pochi secondi a 85-100°C; per vini dolci e spumanti si può effettuare una pastorizzazione a bagnomaria a bassa temperatura 40-45°C. Altri trattamenti vengono effettuati per migliorare il vino, tra cui la chiarificazione per renderlo limpido e per eliminare componenti che potrebbero intorbidare il prodotto e la filtrazione che può avere anche una funzione sterilizzante. Le vinacce, che si ottengono dalla lavorazione del vino, possono essere utilizzate in vari modi, per la torchiatura, per la preparazione di vinelli e di alcol, per la rifermentazione, per la produzione di aceto, di enocianina e di cremortartaro, per la preparazione di pannelli destinati al bestiame e per separare i vinaccioli da cui si estrae l'olio. Le vinacce vengono torchiate e il vino estratto viene detto torchiato; tanto maggiore è la pressione utilizzata per ottenerlo tanto più le sue caratteristiche si allontanano da quelle del vino fiore. Generalmente è più aspro, più colorato, più ricco in estratti, ceneri, tannini, acidi ed estratti delle vinacce. Può essere torchiato una seconda volta, con pressioni più elevate: in questo caso il vino è molto meno alcolico e contiene più che altro l'acqua residua. In genere, viene separato dal resto della produzione o lo si mescola con vini di seconda qualità. La produzione di vinello si ottiene facendo fermentare le vinacce con acqua. La sua produzione deve avvenire in locali non comunicanti con quelli ove si produce il vino. Le vinacce addizionate di acqua e sottoposte a distillazione forniscono un alcol impuro con una gradazione di 50-70°C.</div>
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<b>Le alterazioni dei vini</b> - Le alterazioni dei vini possono derivare da inquinamenti o da impiego di materiali non idonei. I difetti di odore e sapore possono dipendere da una scarsa manutenzione dei vasi vinari (sapore di secco, di muffa, di calce ecc.), oppure da incuria nelle operazioni di vinificazione (sapore di feccia, odore di zolfo ecc.). I difetti che alterano l'aspetto del vino consistono generalmente in intorbidamenti più o meno intensi e in una modificazione del colore; sono chiamati "casse" e i più diffusi sono i seguenti: <i>Casse ossidasica</i>, i vini bianchi si presentano ambrati, i vini rossi appaiono di colore bruno; <i>Casse ferrica</i>, dovuta a un eccesso di ferro, può essere blu o bianca; <i>Casse rameica</i>, dovuta alla presenza di rame; <i>Casse tartarica</i>, per deposizione sulle pareti dei recipienti di tartaro di calcio. I difetti si eliminano sottoponendo il vino ad abbondante aerazione: i sali precipitano e vengono eliminati per filtrazione. I microrganismi possono provocare diverse malattie nel vino. Tra le alterazioni più conosciute il "fiore" o "fioretta", che si può avere nei vini poveri di alcol, si manifesta con la comparsa di un velo bianco sulla superficie del liquido dovuto alla crescita del <i>Mycoderma vini</i> che, in presenza di ossigeno, ossida l'alcol ad anidride carbonica. Quando il contenuto in alcol diminuisce, si possono instaurare anche altre alterazioni, in particolare lo "spunto" e l'"acescenza" dovute all'azione del <i>Mycoderma aceti</i>, che provocano la trasformazione dell'alcol in aceto. Nel vino "girato" sono presenti numerosi microrganismi che decompongono l'acido tartarico con formazione di acido acetico e propionico, con incremento dell'acidità volatile rispetto a quella fissa. La "fermentazione mannitica" o "agrodolce" colpisce i vini poco acidi, che di conseguenza presentano odori sgradevoli, sapore dolciastro, nauseante, agro. In questi casi il vino può essere utilizzato solo come materia prima nelle distillerie. "L'amaro" è una malattia che si verifica nei vini vecchi, ed è opera del <i>Bacillus amaracrylus</i>, che impartisce al vino un sapore amaro. Il vino "filante" è un'alterazione dei vini bianchi a carico degli zuccheri che vengono trasformati in un polisaccaride gommoso. Se l'alterazione non è troppo avanzata, i vini possono essere risanati con anidride solforosa, chiarificati e quindi pastorizzati.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-10166634660648825912017-07-20T13:03:00.004+02:002017-07-20T13:03:27.169+02:00Le malattie renali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWRcWYVgZyaFMF3w_pSLizU374uYp-7WgfxXjw6ewAOZ3_jxMfFesFWGVBYShXHh5zSf-8lmOG8IMf3hWLgShsU2QN5UGD6Sqme3J9AircO9BV5iPL05XZ5d_iISET2F046R5tClWIeq-d/s1600/malattie-renali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="nierenerkrankungen" border="0" data-original-height="253" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWRcWYVgZyaFMF3w_pSLizU374uYp-7WgfxXjw6ewAOZ3_jxMfFesFWGVBYShXHh5zSf-8lmOG8IMf3hWLgShsU2QN5UGD6Sqme3J9AircO9BV5iPL05XZ5d_iISET2F046R5tClWIeq-d/s1600/malattie-renali.jpg" title="le malattie renali" /></a></div>
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I reni costituiscono due filtri di importanza fondamentale per la nostra vita e le loro malattie <b>possono avere gravi conseguenze</b>.</div>
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Fra le varie malattie renali, alcune sono primitive, cioè non causate da altri processi morbosi, altre, invece, sono connesse alla presenza di forme patologiche che hanno colpito organi differenti. Prendiamo in esame dettagliatamente quelle più diffuse.</div>
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<b>Glomerulonefrite acuta</b> - È un'infiammazione dei glomeruli renali, spesso conseguenza di infezioni localizzate in altri organi. Fra le malattie renali è probabilmente la più conosciuta: si osserva in prevalenza nell'infanzia e nell'adolescenza e colpisce soprattutto il sesso femminile.</div>
<div style="text-align: justify;">
Spesso la malattia è preceduta da manifestazioni infettive a livello della gola (tonsillite, faringite acuta), delle vie respiratorie superiori e delle orecchie (otite) e da malattie esantematiche (scarlattina). Tuttavia, questo inizio non si osserva in tutti i casi. Generalmente, la glomerulonefrite acuta si associa inizialmente a un senso persistente di debolezza (astenia), malessere, alterazioni nella emissione di urina (oliguria), presenza di sangue nelle urine (ematuria), rigonfiamenti (edemi) soprattutto a livello delle palpebre, delle caviglie, dei piedi. Possono poi essere presenti anche dolori lombari, mal di testa, aumento della pressione arteriosa (ipertensione), disturbi nel sistema cardiocircolatorio.</div>
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Gli esami di laboratorio mettono particolarmente in evidenza la presenza di proteine urinarie (proteinuria), di globuli rossi (eritrocituria), di cilindri (cilindruria).</div>
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Solitamente, la malattia ha un andamento favorevole e si risolve nel giro di pochi giorni. Tuttavia nel 10-20 per cento dei casi si possono osservare complicazioni di vario tipo: talvolta si può così giungere a un'insufficienza renale cronica mentre in altri casi i sintomi, dopo essere apparentemente scomparsi, riappaiono.</div>
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<i>Terapia:</i> si basa prevalentemente </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
sull'osservazione di norme igienico-sanitarie e sulla somministrazione di determinati farmaci.</div>
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Per quanto si riferisce alla dieta, qualora non esistano edemi, manifestazioni ipertensive o segni di insufficienza renale, si può considerare libera. In casi di ipertensione o di edemi, bisognerà eliminare il sale (e i cibi in cui è presente, per esempio pane, salumi, alimenti conservati ecc.).</div>
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La terapia medica prevede, soprattutto, l'uso di diuretici, antipertensivi, antibiotici.</div>
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<b>Glomerulonefriti croniche</b> - Sotto questo termine si classificano diverse malattie renali con quadri clinici, lesioni ed evoluzioni diverse. In taluni casi rappresentano la conseguenza diretta di una glomerulonefrite acuta, ma nella maggioranza dei pazienti l'inizio è subdolo: gli unici sintomi sono costituiti da un rigonfiamento delle palpebre, delle caviglie, dalla presenza episodica di sangue nelle urine, da manifestazioni ipertensive (mal di lesta, vertigini).</div>
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Gli esami di laboratorio, anche in questo caso, registrano una presenza nelle urine di proteine, di globuli rossi, di cilindri, di azotemia (presenza di azoto nel sangue). Si possono differenziare diverse forme di glomerulonefrite cronica. Ricordiamo le più importanti:</div>
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<i>Glomerulonefrite proliferativa focale</i> - Si osserva prevalentemente nell'infanzia e in età giovanile.</div>
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Il sintomo più importante è la presenza di sangue nelle urine. Solitamente non presenta alcuna complicazione. <i>Glomerulonefrite membranosa</i> - Può comparire in tutte le età. Appaiono proteinuria, edemi. Può evolvere verso una forma di insufficienza renale.</div>
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<i>Glomerulonefrite membrano-proliferativa</i> - Si manifesta prevalentemente nell'infanzia e nella prima giovinezza. Compare sia in maniera evidente (presenza marcata di sangue nelle urine) sia subdola. Sono presenti ipertensione arteriosa e la tendenza all'insufficienza renale sia rapida (pochi mesi) sia lenta (entro alcuni anni).</div>
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<i>Glomerulosclerosi focale</i> - Si manifesta con presenza di proteine e di globuli rossi nelle urine. L'esito finale è costituito da un'insufficienza renale che però insorge dopo un periodo di tempo piuttosto prolungato. <i>Glomerulonefrite extracapillare</i> - È rilevabile nell'età avanzata, anche se non mancano casi in età infantile. Si hanno riduzione della diuresi (eliminazione delle urine), comparsa di sangue nelle urine, comparsa di un quadro di insufficienza renale.</div>
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<i>Terapìa:</i> non esiste una terapia specifica. Si somministrano antipertensivi, ipouremicizzanti (se è presente acido urico in eccesso).</div>
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Dal punto di vista dietetico è necessario prescrivere a questi pazienti una dieta con idrati di carbonio e circa 50 grammi di proteine al giorno. Il sale deve essere ridotto drasticamente mentre i liquidi devono essere mantenuti a un livello tale da garantire una diuresi pari a 2 litri al giorno.</div>
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<b>Pielonefrite</b> - È l'infiammazione del rene e del bacinetto renale. È causata solitamente da diversi tipi di batteri. Situazioni che ne favoriscono l'insorgenza sono la gravidanza, il cateterismo o interventi chirurgici a carico delle vie urinarie, il diabete, la gotta oppure altre alterazioni dei reni (nefrosclerosi, glomerulonefrite ecc.).</div>
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Si differenziano essenzialmente due forme.</div>
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<i>Pielonefrite acuta</i> - Inizia con febbre alta preceduta da violenti brividi, la temperatura può rimanere elevata o ritornare alla norma e aumentare nuovamente nel corso della stessa giornata,. Sintomi concomitanti sono il mal di testa, manifestazioni articolari dolorose, turbe digestive. La diuresi può risultare modificata con necessità di urinare continuamente e con dolore e bruciore terminale. L'urina è scura e torbida con presenza di pus.</div>
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Nelle urine si hanno inoltre proteinurìa, globuli bianchi assai numerosi, talvolta globuli rossi e cilindri. Con l'urinocoltura si isola l'agente responsabile e sì può così iniziare una terapia "mirata".</div>
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<i>Pielonefrite cronica</i> - Presenta caratteri molto più indeterminati e difficili da diagnosticare. Si possono osservare stanchezza, debolezza generale, disturbi digestivi, senso di peso in regione lombare. La febbre manca quasi sempre o sì possono avere episodi febbrili transitori.</div>
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Anche gli esami sono dì difficile interpretazione e devono essere ripetuti per cercare di centrare qualche perìodo particolarmente attivo della malattia. Sì può rilevare un aumento della velocità di eritrosedimentazione, un incremento dei globuli bianchi. Sempre fondamentale è l'urinocoltura giacchè, se positiva, permette di iniziare una corretta terapìa.</div>
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<i>Terapia:</i> nella pielonefrite acuta è immediatamente di tipo antibiotico e deve essere prolungata per almeno due settimane, magari somministrando dopo qualche giorno un antinfettivo meno energico o i sulfamidici.</div>
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Nella pielonefrite cronica è prima necessario un accurato controllo delle vie urinarie e soltanto successivamente si passerà alla terapia antibiotica; questa sarà effettuata però solo inizialmente e, in seguito, si passerà a una terapia disinfettante di mantenimento che può durare anche molti mesi. La dieta può prevedere la somministrazione abbondante di bevande, nessuna restrizione proteica, il controllo degli elettroliti (sodio, cloro, potassio e calcio).</div>
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<b>Nefrite provocata da abusi di analgesici</b> - L'uso prolungato di sostanze antidolorifiche ha portato in questi ultimi tempi alla comparsa di una nuova forma di nefrite, chiamata appunto "da abuso di analgesici". Ne soffrono in particolare le donne che usano spesso questi farmaci per la cura delle emicranie, dei dolori articolari e muscolari. Le sostanze più pericolose, da questo punto di vista, sono la fenacetina, l'acido acetilsalicilico, la caffeina, il paracetamolo.</div>
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La malattia finisce con il provocare una insufficienza renale. La terapia consiste semplicemente nella soppressione delle sostanze responsabili.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-7888490418926263942017-07-19T19:37:00.001+02:002017-07-19T19:37:13.662+02:00La birra<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmG81P5BqkJ3VvgzaxRh_GdmwFD9ttp7etGTgo2MNI48Zrhk7ZKkwYRABEv7iwHxiP2BYYJjqzPlgoGXWINZzMoJ04G0bCROWqoEKDNMSWV02uiIyjF60gvR8o_2n9UpN4XTz_M6SCX_2D/s1600/birra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="bier" border="0" data-original-height="253" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmG81P5BqkJ3VvgzaxRh_GdmwFD9ttp7etGTgo2MNI48Zrhk7ZKkwYRABEv7iwHxiP2BYYJjqzPlgoGXWINZzMoJ04G0bCROWqoEKDNMSWV02uiIyjF60gvR8o_2n9UpN4XTz_M6SCX_2D/s1600/birra.jpg" title="birra" /></a></div>
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Di origine antichissima, può costituire un'ottima alternativa al vino e ad altre bevande alcoliche, ma attenzione a non eccedere.</div>
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La birra è una delle bevande alcoliche più antiche: la sua preparazione era infatti nota già più di 6000 anni fa, come testimoniano alcuni reperti archeologici. Scoperta probabilmente per caso dalla fermentazione naturale di sostanze amidacee (cereali), originariamente era piuttosto simile al vino, di sapore essenzialmente acidulo, anziché amarognolo, poiché si ignorava l'esistenza di sostanze amaricanti come il luppolo. Prodotta principalmente da succo di orzo e farro, spontaneamente inacidito, era una bevanda molto apprezzata e diffusa presso gli Egiziani, tanto da rappresentare, insieme al pane e cipolla, il salario degli operai che lavoravano alle piramidi. Conosciuta anche dai popoli della Mesopotamia del terzo millennio avanti Cristo, si diffuse ampiamente in Germania, in Inghilterra e nella Gallia (antica Francia), mentre ebbe scarso successo presso i Greci e i Romani, che preferivano il vino.</div>
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La scoperta del luppolo e la sua utilizzazione nella aromatizzazione della primitiva bevanda risale al Medioevo ed è attribuita ai Finni; in seguito la coltivazione del luppolo si diffuse ampiamente nell'Europa del nord (XI-XIV secolo). La produzione di birra mantenne un carattere artigianale fino alla seconda metà del 1600, cioè fino a quando il miglioramento delle tecniche produttive non consentì di ottenere un prodotto con buone proprietà di conservazione, tale da poter essere distribuito ovunque; sorsero allora le prime fabbriche. Londra fu famosa per le sue birrerie: la Samuel Whitbread già nel 1709 aveva undici fabbriche che coprivano la domanda di 1/3 della metropoli! I birrai inglesi crearono un mercato nazionale e svilupparono anche una cospicua corrente di esportazione sia verso Oriente sia verso il Baltico e l'Occidente.</div>
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Come risultato della colonizzazione inglese, anche in America si diffusero le birrerie; nel 1873 circa 4000 fabbriche producevano 14 milioni di ettolitri di birra. Settant'anni più tardi la produzione della birra divenne 8 volte maggiore; le innovazioni tecnologiche e le scoperte scientifiche sui meccanismi delle fermentazioni contribuirono in modo decisivo a questa evoluzione.</div>
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Attualmente la birra è la bevanda </div>
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più diffusa nel mondo; la sua produzione, polverizzata in numerose industrie localizzate in ogni Paese, è pari a circa 700 milioni di ettolitri annui, con punte massime di consumo nella Germania occidentale e in Austria.</div>
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<b>Tecnologia di produzione</b> - La birra è, per definizione, il prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica (resa possibile dalla presenza di <i>Saccaromyces carlsbergensis</i> e di <i>Saccaromyces cerevisiae</i>) di mosti d'orzo ai quali si è aggiunto il luppolo, sostanza aromatica dal sapore amaro.</div>
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Gli ingredienti fondamentali sono quindi l'orzo, che viene trasformato in malto sottoponendolo a germinazione ed essiccamento, l'acqua, il luppolo e lieviti selezionati. </div>
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Dopo la preliminare cernita e pulitura, l'orzo (o la miscela di cereali impiegata), viene immersa in vasche piene di acqua di bassa durezza, alla temperatura di 10°-15°C per due o tre giorni finché raggiunge un'umidità pari al 43-45%. A questo punto le cariossidi vengono stratificate su corsie con griglia sul fondo e rivoltate con pale meccaniche, o sistemate in tamburi rotanti dalle pareti forate dove vengono continuamente rimosse e arieggiate, per favorire l'eliminazione dell'anidride carbonica svolta e regolare l'umidità; in questa fase, della durata di 5-12 giorni, le cariossidi germinano ed emettono la radichetta, mentre anche l'embrione inizia la sua vita vegetativa pur senza spuntare dal seme. L'elemento fondamentale ai fini della produzione della birra è la formazione, in questa fase, di diastasi, enzimi che trasformeranno l'amido delle cariossidi in zuccheri fermentescibili.</div>
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Quando la radichetta ha raggiunto una lunghezza pari a due volte quella del seme, l'orzo viene essiccato in essiccatori ad aria calda, prima in modo graduale, poi rapidamente fino ad elevare la temperatura a 85°-90°C e a ridurre l'umidità del seme al 2-3%. In relazione all'intensità e grado di riscaldamento</div>
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(torrefazione) si verifica una caramellizzazione degli zuccheri più o meno intensa e la formazione di melanoidi, prodotti di condensazione degli zuccheri con sostanze proteiche, che differenziano i malti chiari dagli scuri. La torrefazione è indispensabile per arrestare lo sviluppo del germe ed essiccare la radichetta che può così essere facilmente allontanata. Le cariossidi, liberate dalle radichette'e ridotte a sfarinato in appositi molini a cilindri, danno luogo al malto, che rappresenta il 75% in peso dell'orzo messo a germinare. La saccarificazione, cioè la trasformazione dell'amido in zuccheri (maltosio) ad opera delle diastasi, si pratica generalmente per decozione, sistema che consiste nel miscelare il malto con acqua a 30°C e nel riscaldare fino all'ebollizione porzioni crescenti di liquido, in modo da portare l'intera massa alla temperatura di 63°-65°C, ottimale per l'attività enzimatica e che deve essere mantenuta costante per 6-12 ore.</div>
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Separato dagli involucri delle cariossidi e dalle sostanze coagulate (trebbie) per filtrazione, il liquido ottenuto, chiamato mosto, viene sottoposto a cottura e finalmente aromatizzato con il luppolo, infiorescenza femminile di una pianta rampicante (<i>Humulus lupulus</i>) i cui corimbi contengono diverse sostanze aromatiche (umulone e luppolone, che conferiscono il tipico aroma alla birra) e i tannini, che provocano la precipitazione delle albumine nel mosto. Il luppolo viene aggiunto al mosto in ragione di 150-600 g per ettolitro in due momenti successivi, due terzi circa a metà cottura e un terzo a fine cottura, per consentire la solubilizzazione dei componenti ed evitare, nel contempo, che i composti aromatici siano eliminati dal riscaldamento prolungato. La cottura richiede dalle 3 alle 6 ore. Il mosto aromatizzato e raffreddato, filtrato per allontanare il luppolo e le sostanze precipitate, è pronto per la fase essenziale del processo: la fermentazione. Essa consiste nella trasformazione dello zucchero in alcol e anidride carbonica; in parallelo hanno luogo altre reazioni secondarie come la metabolizzazione delle sostanze azotate e la formazione di alcol superiori degli aminoacidi che contribuiscono alla formazione dell'aroma della birra.</div>
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La fase di fermentazione si svolge più o meno rapidamente in relazione al tipo di lievito utilizzato. Nella produzione industriale di birra si usano due tipi di lieviti: stipiti della specie <i>S.carlsbergensis</i> che richiedono temperature di 5°-8°C e 7-10 giorni per fermentare completamente gli zuccheri (definiti lieviti bassi poiché alla fine del processo decantano sul fondo della vasca di fermentazione in flocculi), e stipiti della specie <i>S. cerevisiae</i> con rapida temperatura ottimale di 14°-16°C, che alla fine della fermentazione (5-6 giorni) si raccolgono alla superficie del liquido in uno strato schiumoso e sono detti lieviti alti. I lieviti bassi sono utilizzati per la produzione di birre chiare a bassa gradazione alcolica come la birra di Pilsen, di Dortmund, di Vienna e altre birre con il 2-3% di alcol e l'8,07-10,63% di estratto, utilizzate per il taglio di birre leggere.</div>
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I lieviti alti sono tradizionalmente impiegati nei Paesi anglosassoni e in alcune regioni europee per la produzione di birre chiare e scure a più elevata gradazione alcolica come la Porter (scura), la Stant (chiara), la Ale, la Mumme e altre birre prodotte con malto dì cereali diversi, come la Hannover, la Lipsia e la birra dì Gratz.</div>
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Terminata la fermentazione, la birra viene travasata in botti di legno completamente riempite e saturate dì anidride carbonica prodotta dalla fermentazione, in cui avviene la cosiddetta "fermentazione secondaria", che consìste nella completa trasformazione degli zuccheri residui e in una serie di reazioni secondarie dì cui si è precedentemente trattato. La fermentazione secondaria richiede almeno 2-3 mesi a 0°C per i lieviti bassi e circa 15-20 giorni a 10°C per i lieviti alti. La birra stagionata viene chiarificata per filtrazione o centrifugazione prima di essere destinata alla vendita.</div>
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<b>Commercializzazione</b> - La commercializzazione è generalmente effettuata in bottiglie di vetro scuro, per evitare eventuali alterazioni ossidative del prodotto per effetto della luce, o in contenitori di latta. Piuttosto frequente è tuttavia la vendita di birra "alla spina", cioè direttamente prelevata dai fusti in legno o alluminio in cui ha completato la propria maturazione.</div>
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Per la particolare composizione chimica e per la mancanza di acidi organici capaci di impedire la proliferazione di batteri, la birra richiede scrupolose precauzioni igieniche nella preparazione ed è comunque facilmente soggetta, nel corso della conservazione, ad alterazioni dovute alla presenza di lieviti "selvaggi" (sarcina) o batteri contaminanti (acetici o lattici), tali da rendere a volte necessaria la pastorizzazione. Il trattamento termico può essere applicato al prodotto già imbottigliato, che viene trattato a 60°C per 20 minuti: alternativamente sì pratica l'imbottigliamento a caldo del prodotto pastorizzato a 70°C per 30 secondi.</div>
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<b>Caratteristiche merceologiche</b> - Le caratteristiche organolettiche della birra, come anche la sua composizione chimica, differiscono in relazione al tipo di fermentazione adottata e alla composizione quanti-qualitativa del macinato utilizzato; in generale, comunque, una birra di buona qualità deve presentarsi di aspetto limpido e brillante, con gradevole aroma di luppolo e malto più o meno pronunciato a seconda del tipo di birra (chiara o scura), di colore variabile dal giallo chiaro al bruno in relazione al contenuto in caramello (che dipende a sua volta dal grado di torrefazione del malto), dal gusto amarognolo o dolciastro per il rispettivo prevalere delle resine del luppolo o degli zuccheri residui e infine, al momento del travaso, deve formare in superficie una schiuma densa, persistente e voluminosa. Per quanto riguarda la composizione, il tenore in alcol varia in media dal 2% al 6% in peso e in alcuni tipi di birra raggiunge anche il 9%: il contenuto in estratto è mediamente compreso tra il 3% e l'8%: nelle birre particolarmente leggere non arriva al 3%, in quelle forti supera addirittura il 10%. Sulle confezioni tuttavia il grado alcolico non è espresso come tale, ma come grado saccarometrico che equivale alla quantità di estratto presente nel mosto originale sommato al doppio della gradazione alcolica. La classificazione merceologica della birra, secondo la nostra legislazione, si basa su questo parametro.</div>
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Viene infatti definita birra o birra "normale" il prodotto con grado saccarometrico non inferiore a 11°, mentre la denominazione birra "speciale" è attribuita al prodotto con grado saccarometrico compreso tra 13° e 15°; se esso supera i 15° la birra è invece definita ''doppio malto". Al prodotto con grado saccarometrico compreso tra 3° e 8° spetta la denominazione di birra "analcolica".</div>
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<b>Valore nutritivo e composizione chimica</b> - Questa millenaria bevanda presenta una composizione chimica piuttosto interessante: oltre all'acqua, componente principale (80-90%), contiene anche alcol (1,7-5,8%), zuccheri (1,2-6,7%) rappresentati principalmente da glucosio, maltosio e destrine, sali minerali (0,15-0,3%), costituiti prevalentemente da fosfati alcalini o alcalino-terrosi, sostanze proteiche, aminoacidi e vitamine in parte prodotte dai lieviti, come vitamina B2 e vitamina PP. Indubbiamente, dal punto di vista dietetico, la birra rappresenta una bevanda migliore del vino, dei liquori e degli aperitivi per il minore tasso alcolico e il maggior contenuto vitaminico e in sali minerali; tuttavia anch'essa rappresenta una fonte energetica non trascurabile: 100 g di birra forniscono infatti da 26 a 60 Kcalorie. Per di più, il particolare sapore amarognolo e il gusto frizzante, associati al minor senso di ebbrezza dovuto al limitato tenore alcolico, ne favoriscono un copioso consumo e inducono spesso ad assunzioni eccessive, sia dal punto di vista dell'apporto calorico sia per l'assunzione di alcol. Il consumo medio annuo prò capite di birra in Germania è quasi doppio rispetto al consumo medio annuo prò capite di vino nel nostro Paese.</div>
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Solo se assunta con moderazione, quindi, la birra può rappresentare un'alternativa gradevole al vino o ad altre bevande alcoliche, ma in ogni caso è indispensabile considerare l'apporto energetico di tale bevanda nel calcolo della assunzione calorica globale giornaliera per non incorrere nel rischio di diete ipercaloriche.</div>
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Il consumo di birra, in relazione alla particolare composizione chimica, è controindicato in presenza di alcuni stati patologici; il contenuto di zuccheri (glucosio e maltosio) la rende infatti inadatta al diabetico e il discreto tenore in sostanze azotate la sconsiglia a chi soffre di gotta o iperuricemia.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-23973330314478131162017-07-14T10:50:00.004+02:002017-07-14T10:50:42.893+02:00Il windsurf<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh995uT02uPxhcZnzboQKe44sd6cXJpTO6QHzRLh5Lan98AuU9utob14PpthuhpmNF2ycqpGtIhfpiPA8EY0UFZ7waCGwK9FZ5aE9Gb9I74HEw0wJMzrsugThCjcZNmwFwwugcq4yMAKmHU/s1600/windsurf.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="surf a vela" border="0" data-original-height="293" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh995uT02uPxhcZnzboQKe44sd6cXJpTO6QHzRLh5Lan98AuU9utob14PpthuhpmNF2ycqpGtIhfpiPA8EY0UFZ7waCGwK9FZ5aE9Gb9I74HEw0wJMzrsugThCjcZNmwFwwugcq4yMAKmHU/s1600/windsurf.jpg" title="windsurf" /></a></div>
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Il windsurf è uno sport ormai diffusissimo che offre l'inebriante sensazione di "volare sulle onde".</div>
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Recuperata l'attrezzatura in acqua si tira la scotta fino ad alzare l'albero in verticale, le mani afferrano il boma e cazzando, progressivamente, la vela, la tavola prende abbrivio con andatura al traverso e... già si vola sulle onde. Questa è l'inebriante sensazione di chi scopre il surf a vela e il suo mondo. Il surf a vela viene praticato con un mezzo estremamente semplice ma capace di raggiungere una velocità pari a 50 km orari, superando le più sofisticate imbarcazioni da regata. Nato nel 1967 da un'idea degli americani Drake e Schweitzer il windsurf ha riscosso un vero successo in tutto il mondo specialmente tra i giovani. In Italia, dopo un primo periodo di diffidenza da parte dei velisti, il surf a vela ha avuto una diffusione inaspettata e ora le case costruttrici offrono una notevole scelta di scafi: dalle tavole da salto (fun), ai volume, alle tavole piatte. In breve il surf si è fatto strada e grazie a materiali sofisticati e a messe a punto particolareggiate, si sono realizzate imprese come la traversata atlantica e il doppiaggio di Capo Horn.</div>
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<b>Guardiamolo da vicino</b> - Esaminiamo nei particolari le parti di questa agilissima imbarcazione.</div>
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<i>Lo scafo:</i> le tavole sono il prodotto della più alta tecnologia dei materiali sintetici. Il polietilene robusto ma pesante è adatto alla costruzione di tavole per principianti, la vetroresina (usata per la costruzione delle barche) più leggera, è adatta per le tavole a volume usate in regata e gli epossidici (materiali costosi ed estremamente leggeri) per le tavole <i>fun</i> da salto. Le dimensioni classiche della tavola sono: lunghezza metri 3,70 per i modelli scuola; metri 3,90 per quelli da regata; metri 3,30 per le tavole <i>fun</i> da salto; larghezza da cm 65 a cm 70; peso da kg 12 a kg 22. L'albero: può essere in vetroresina o in alluminio, di forma cilindrica con un diametro di circa 8 cm, che va rastremando verso la testa, con un profilo conico. L'albero deve essere flessibile perché si possa meglio adattare alle varie condizioni di vento. La lunghezza è di metri 4,50 circa ed il peso è di circa kg 2,70.</div>
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<i>Il piede:</i> in gomma a snodo flessibile o a giunto cardanico in PVC. Serve per fissare l'albero alla tavola.</div>
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<i>Il boma:</i> come il piede dell'albero è una parte essenziale del surf; serve per tenere in tensione la vela e funge da timone durante la navigazione. Generalmente in alluminio, deve essere piuttosto rigido per contrastare la forza di trazione esercitata dal surfer e la pressione del vento sulla vela.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La vela:</i> di forma triangolare e di materiale sintetico, è il frutto di esperienze acquisite sulle moderne imbarcazioni a vela. Di vario metraggio, le vele hanno una superficie che varia dai mq 4,50 (<i>tormentina</i>) ai mq 6,30 per le vele da regata. Naturalmente la superficie velica si adatta alla forza del vento.</div>
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<i>La deriva:</i> è una piastra di legno o plastica che, inserita attraverso la fenditura dello scafo, serve a</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
mantenere la rotta impedendo allo scafo di spostarsi lateralmente (scarrocciare). Ha una lunghezza di circa 70 cm.</div>
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<i>La pinna:</i> dalla caratteristica forma simile a quella dello squalo, è in materiale plastico, lunga circa cm 20 e serve per tenere in rotta la poppa dello scafo.</div>
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<b>La prima uscita</b> - Mare o lago non fa differenza... una leggera brezza e onde appena accennate sono gli elementi adatti alle prime uscite. Non scoraggiatevi per le continue cadute in acqua; a tale proposito è meglio avere fondo sabbioso e pochi bagnanti attorno per non causare danni a sé e agli altri. <i>È indispensabile l'uso di apposite scarpe in gomma e di un giubbetto salvagente</i>, se l'acqua è fredda occorre una muta da surf. Saliti sulla tavola ed inserita la deriva state in equilibrio per prendere un po' di confidenza, poi recuperate la scotta con le due mani, sollevando la vela dall'acqua che si orienta al vento mentre lo scafo si mette al traverso. Mollando la scotta con una mano, incrociate le braccia e prendete il boma a 30 cm dall'attaccatura dell'albero e tiratelo sopravento oltre la spalla.</div>
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Impugnando il boma anche con l'altra mano, si cazza la vela e la tavola si muove all'improvviso con l'andatura al traverso. Sarete meravigliati di poter navigare con questa andatura con tanta facilità. Navigando sempre al traverso si possono intuire le modifiche di rotta: spostando l'albero verso poppa di qualche grado la tavola va all'orza (controvento); spostando l'albero verso prua la tavola va alla poggia (si allontana al vento), andatura al lasco e via, via di poppa fino a strambare (virata di poppa).</div>
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Continuando con queste regole fondamentali si arriva presto a surfeggiare anche con vento forte e con planate entusiasmanti. Vi accorgerete anche che la fatica fìsica delle prime uscite sarà dimezzata, sfruttando il peso del corpo e poi il trapezio, quando sarete più esperti.</div>
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<b>La ginnastica</b> - È molto importante essere efficienti e in piena forma prima di affrontare questo sport; per preparare il fisico agli sforzi e all'agilità nei movimenti si consiglia di eseguire ogni giorno alcuni semplici esercizi: 20 flessioni sulle braccia; 20 flessioni sulle gambe; 30 torsioni del busto; da seduti, mani alla nuca, piegate in avanti il busto il più possibile senza flettere le gambe, per 20 volte.</div>
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<b>L'alimentazione adatta per chi pratica uno sport</b></div>
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Non esiste uria specifica alimentazione per chi fa windsurf. Tale sport, però, può costituire lo spunto per parlare di quali debbono essere i criteri per alimentarsi correttamente nel pasto che si fa prima di compiere un'attività sportiva piuttosto intensa. È ovvio che, per prima cosa, vanno esclusi del tutto quei cibi e quelle bevande verso le quali si hanno allergie o idiosincrasie, quelli che al di sopra di una certa quantità sono tossici (come gli alcolici), quelli che danno irritazioni a livello gastrico o intestinale (come le bibite troppo fredde o i piatti con molte spezie), e così via. C'è poi da dire che, nel momento in cui inizia l'impegno fisico è bene che la digestione sia già completata: infatti se lo stomaco e l'intestino sono ancora impegnati, da un lato vi è un notevole apporto di sangue a quei distretti e di conseguenza si verifica il cosiddetto "furto di sangue", cioè sottrazione di questo ai muscoli (ai quali, se c'è sole o temperatura elevata, già la cute ne "ruba" molto); dall'altro lato è proprio l'attività fìsica che, per via dell'impiego muscolare e psichico che richiede, può influire negativamente sulla digestione, tanto che si possono verificare disturbi quali malessere generale, nausea, vomito e così via. Per questa ragione, nel caso in cui si faccia un pasto vero e proprio, è bene che disti almeno tre ore dall'inizio dell'impegno fisico. Chi, poi, ha problemi digestivi, deve aumentare ulteriormente tale intervallo. Uno spuntino costituito da alimenti facilmente digeribili, invece, può necessitare di un intervallo anche inferiore all'ora e mezza. Si tenga presente, in ogni caso, che un certo cibo, che da solo sarebbe digeribilissimo, mischiato ad un altro, può avere tempi di digestione assai più lunghi; i grassi, in particolare, possono rallentare sensibilmente i tempi di transito gastrico. Nel pasto che precede l'allenamento con il windsurf (o che precede un altro impegno fisico di un certo rilievo), quindi, vanno esclusi i cibi che contengano grassi fritti o cotti a lungo (come le cotolette impanate, le patate fritte, tutte le fritture e così via) e quelli che sono ricchi di grassi (insaccati, carni grasse eccetera); sono consentite soltanto piccole quantità di grassi crudi sotto forma di olio d'oliva o di burro. Ad alcune bevande e ad alcuni cibi si deve fare attenzione soltanto in alcuni casi. L'alcol non va mai preso in quantità abbondante; esso deve poi essere del tutto abolito quando c'è molto caldo, dal momento che in tali condizioni esiste già un problema di regolazione termica (cioè di eliminazione dal corpo di calore prodotto dai muscoli e di quello irradiato dal sole) e che l'alcol rende più difficile la dispersione del calore. Devono essere evitati anche gli eccessi di saccarosio, il normale zucchero che si usa a casa o al bar. In alcuni soggetti esso può infatti provocare il cosiddetto fenomeno del rimbalzo: se preso in abbondanza dapprima fa innalzare la glicemia cioè il tasso di glucosio nel sangue ma, nel giro di alcune decine di minuti, determina un abbassamento della glicemia stessa, con senso di spossatezza, mancanza di energie, debolezza muscolare. Se, dunque, nel pomeriggio si fa windsurf (o uno sport che egualmente richiede uno sforzo muscolare non indifferente), il pranzo deve essere costituito prevalentemente da cibi ricchi sì di carboidrati ma soltanto di amidi e non di zuccheri: il riso e la pasta vanno benissimo, purché conditi con il solo olio crudo (o burro crudo) ed eventualmente un po' di parmigiano; altrettanto si può dire delle patate e delle carote lesse, condite con limone e sale; è consentito un piatto di prosciutto crudo sgrassato o pochissima carne ai ferri; si può, poi, prendere anche una fetta di torta, ma di quelle senza crema o panna. Quanto alle bevande, si prenda acqua e se si è abituati anche una piccola quantità di vino, sempre però che non faccia molto caldo. Non esistono problemi per il pane, specie se si elimina la mollica. La frutta e la maggior parte delle verdure vanno invece evitate: sono alimenti senz'altro consigliabili a chi fa sport, vanno però eliminati dal pasto che precede lo sport, in quanto allungano i tempi di digestione.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-90685789825032478642017-07-12T10:18:00.000+02:002017-07-12T10:18:03.700+02:00Il trekking<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix2aDgpG_C6qt3dqCEjNmOLjngoDJYvz_kMaw1qkcA_fZd5MY2-NIwGPaY9TXO_AXiaSWzMAYh_CNESpSsnFK0kuKCa06UIDqZgfszqxVmknK7jrMk1SEyZVYrsOpl_dUgIovHdQ6KOCgi/s1600/trekking.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="путешествие" border="0" data-original-height="253" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix2aDgpG_C6qt3dqCEjNmOLjngoDJYvz_kMaw1qkcA_fZd5MY2-NIwGPaY9TXO_AXiaSWzMAYh_CNESpSsnFK0kuKCa06UIDqZgfszqxVmknK7jrMk1SEyZVYrsOpl_dUgIovHdQ6KOCgi/s1600/trekking.jpg" title="trekking" /></a></div>
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Come fare dell'escursionismo stando a stretto contatto con la natura e con la gente.</div>
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"Trekking" è un'espressione che deriva dal termine boero "trek", che significa "traccia" e, più precisamente, era il solco lasciato sul terreno dai carri trainati dai buoi che i boeri usavano per i loro spostamenti.</div>
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Il significato che ha acquisito oggi questa parola è, però, molto più ampio: semplificando molto le cose si può dire che il trekking è un'escursione in luoghi incontaminati dalla civiltà moderna, che dura più giorni e che viene fatta con mezzi primitivi, per lo più a piedi, ma anche a cavallo, con la piroga o altro. Questo non significa soltanto fare dello sport o scappare dal caos metropolitano, ma anche stare a stretto contatto con la natura e con la gente, conoscere civiltà diverse, studiare la storia dell'uomo.</div>
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Il trekking ha incominciato a diffondersi sempre più tra la gente comune e ad essere alla portata di tutti.</div>
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<b>Dove</b> - Si può fare del trekking praticamente in qualsiasi posto: l'ideale è la montagna, ma si può anche risalire un fiume, attraversare il deserto o percorrere sentieri vicino al mare. Un buona regola è quella di scegliere, in base anche alle proprie capacità e condizioni fisiche, un itinerario che corrisponda agli interessi personali. Per i principianti l'Italia offre una grande possibilità di scelta: sulle Alpi, sulle Prealpi e anche sull'Appennino ci sono tantissimi sentieri, facili da percorrere, lungo i quali si trovano rifugi e baite in cui ci si può sistemare per passare la notte. In questi luoghi generalmente la durata delle escursioni va dalla settimana ai quindici giorni ed è possibile organizzarsi in modo autonomo, consultando delle buone carte geografiche da richiedere ai Club Alpini locali. Per chi, invece, ha già avuto qualche esperienza di trekking e ha sete di avventura ci sono le </div>
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regioni selvagge dell'India, le montagne himalayane, le fredde lande del Canada e mille altri posti esotici in tutte le parti del mondo.</div>
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<b>Come</b> - I mezzi di trasporto che si usano nel trekking sono molteplici: come si è detto, generalmente si viaggia a piedi, ma si può andare anche con le slitte, con gli sci, in canoa o a dorso di cammello. Il discorso, in sintesi, è un po' questo: si decide di fare un certo percorso e, se si può, lo si fa a piedi, altrimenti si usano mezzi di trasporto occasionali, che, a seconda della situazione e del paese in cui ci si trova, possono essere i più disparati. Ad esempio, quando ci sono corsi d'acqua da attraversare o da risalire, si possono usare le canoe o le piroghe, oppure, se il tragitto è particolarmente faticoso, possono essere necessari degli animali da soma, dagli asini agli yak (buoi tibetani comuni nelle regioni himalayane). Ci sono, poi, anche degli itinerari organizzati da fare a cavallo o in bicicletta.</div>
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<b>Chi lo può fare</b> - La maggior parte della gente che fa trekking oggi in Italia ha un'età che va dai venticinque ai trentacinque anni, ma l'età conta relativamente in questo genere di attività. Chi vive il trekking in prima persona, ha potuto constatare che le persone "mature", cioè quelle attorno ai quarant'anni, riescono meglio perché sono più resistenti e hanno maggiori capacità di adattamento. Per riuscire, dunque, più che i muscoli conta la testa: è importante saper dosare le proprie energie in modo da avere sempre una certa riserva per eventuali situazioni di emergenza e bisogna avere spirito di avventura e la capacità di adattarsi anche a condizioni di disagio.</div>
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Prima di affrontare il viaggio, comunque, è sempre meglio fare una visita medica di controllo, soprattutto se si conduce d'abitudine una vita sedentaria e non si pratica da tempo un'attività sportiva.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-82724906933546033932017-07-11T12:34:00.003+02:002017-07-11T12:34:24.947+02:00Il campeggio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGY6OMYA8sKLKm_o4A_1vmJZUcZ33TwxdFe5Dgctvu6iUQY4SrJKzkU78E904APDowJkN13H618F-WAYqf3IMUFCQXauIy7sikcte9FgsgFjES38OOyxVhKH4BcybttBLny-Kkl6lUObVW/s1600/campeggio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="campground" border="0" data-original-height="276" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGY6OMYA8sKLKm_o4A_1vmJZUcZ33TwxdFe5Dgctvu6iUQY4SrJKzkU78E904APDowJkN13H618F-WAYqf3IMUFCQXauIy7sikcte9FgsgFjES38OOyxVhKH4BcybttBLny-Kkl6lUObVW/s1600/campeggio.jpg" title="campeggio" /></a></div>
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Il campeggio Rappresenta senz'altro la forma più immediata e più sana di godimento delle vacanze.</div>
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<b>I benefìci della vita all'aria aperta</b> - Abitate nelle brumose città del Nord? Vivete in modo sedentario, fate poco sport, avete disturbi digestivi o soffrite di insonnia? Ebbene, prendetevi una buona vacanza in campeggio e vedrete con stupore che la maggioranza dei disturbi scomparirà completamente.</div>
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Perché il campeggio ha un influsso così importante sulla salute? A parte l'azione climatica diretta (ma questa, ovviamente, è comune, anche per chi fa le sue vacanze in casa o in albergo), l'effetto del campeggio è legato anche a fattori psicologici che agiscono direttamente, tramite il sistema nervoso centrale, sui nostri organi e tessuti.</div>
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Il campeggio, infatti ha, anzitutto, una forte azione "liberatoria" poiché permette di rompere completamente gli schemi di vita a cui un individuo si abitua. Inoltre, la vita all'aria aperta, le esigenze "logistiche", la sistemazione in tende, camper o roulotte costringono a "interpretare" un personaggio del tutto nuovo che varia radicalmente i rapporti interpersonali, anche tra gli stessi membri della famiglia. Questi cambiamenti si riflettono anche in mutamenti di tipo fisico legati al particolare tipo di vita del campeggio. Quello che diremo vale, naturalmente, solo per chi inizia adesso l'attività all'aria aperta, non è certamente rivolto ai "vecchi" campeggiatori che conoscono perfettamente già tutti questi problemi.</div>
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<b>Qualche consiglio per i non iniziati</b> - Anzitutto, per chi decide di partire in campeggio per la prima volta, sarà bene scegliere un periodo di tempo non superiore ai quindici giorni. Questo per motivi molto semplici: perché l'esperienza del campeggio può rivelarsi anche negativa e sarebbe quindi inutile programmare vacanze prolungate che potrebbero poi risultare completamente rovinate, e poi perché la vita del campeggio impone un impegno fisico non indifferente che può anche influire negativamente sulle stesse condizioni di salute. Da questo deriva una conseguenza abbastanza intuitiva: non programmate vacanze in campeggio se non siete più che sicuri</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
della vostra salute. Se avete già superato la quarantina è decisamente consigliabile, prima di partire, fare una buona visita medica che controlli soprattutto le condizioni cardiocircolatorie. Ugualmente, per la prima "uscita" limitatevi a località in cui il clima non presenti differenze troppo radicali in confronto a quelle a cui siete abituati: non cercate, per esempio, di andare a campeggiare in Africa o in Lapponia perché altrimenti vi potreste trovare nella scomoda situazione di dovere affrontare contemporaneamente due fattori negativi: il campeggio e le condizioni climatiche sfavorevoli. Per una buona riuscita è anche necessario prepararsi prima al nuovo tipo di vita. Evitate, cioè, di passare bruscamente dalla scrivania (o dalla poltrona di casa) alla tenda. Quindi circa un mese prima, incominciate a praticare un po' di ginnastica (niente di particolare: flessioni, estensioni, piegamenti, molle, sollevamento di qualche peso), un po' di <a href="http://lanotadeldietologo.blogspot.it/2017/01/fa-bene-lo-jogging.html" rel="nofollow" target="_blank">jogging</a>, un risveglio leggermente anticipato sull'orario normale, un po' di ciclismo.</div>
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Anche nel campo dell'alimentazione sarebbe meglio incominciare ad "abituarsi" in precedenza, mangiando un po' più spesso scatolame, insaccati ecc., così da abituare l'apparato gastrointestinale a un tipo di cibo abbastanza diverso da quello a cui si è solitamente abituati.</div>
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Preparati così, raggiungete il vostro camping e iniziate a vivere la libera vita dei campeggiatori.</div>
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<b>Le regole della vita in campeggio</b> - Se volete conservare un buon ricordo della vostra vacanza in tenda, tenete presenti le seguenti regole.</div>
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• Ricordatevi che la giornata del campeggiatore è molto più "lunga" di quella usuale. Infatti, il risveglio avviene assai presto sia per il movimento proprio del campeggio sia perché la luce solare supera facilmente le barriere della tenda, camper o roulotte.</div>
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• Quanto detto sopra rende necessario mantenere il vostro organismo in condizioni energetiche elevate per le fatiche fisiche che si presentano costantemente durante la giornata di campeggio: si rende pertanto necessario effettuare una prima colazione molto abbondante. Tè, latte, marmellata, burro, uova, prosciutto rappresentano quindi un apporto assolutamente necessario per potere affrontare la "lunga mattina".</div>
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• Attenti alle esposizioni solari, soprattutto per i bambini più pìccoli. La vita in campeggio permette dì esporsi al sole per un tempo molto più lungo e questo, se da un lato è indubbiamente assai vantaggioso, dall'altro può favorire anche ''scottature" tali da rovinare almeno le prime giornate di vacanza.</div>
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• Se siete al mare o al lago, cercate di spostare l'orario del bagno verso mezzogiorno, così avrete a disposizione le ore decisamente migliori (12-14) per godervi un ottimo bagno.</div>
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• Il pranzo dì mezzogiorno dovrà essere ridotto al mìnimo sia per consentirvi di godere al massimo la</div>
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vostra giornata sia per non appesantirvi inutilmente. Sarà bene apprestare un pasto esclusivamente "vegetariano" a base di insalate, ortaggi e frutta: questo favorirà un robusto apporto di vitamine, liquidi, carboidrati, indispensabili per un corretto lavoro muscolare.</div>
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• Sarebbe sempre consigliabile un riposo pomeridiano, anche breve, sia per evitare la calura del pomeriggio sia per permettere all'organismo, già in azione sin dal primo mattino, di recuperare completamente le proprie forze. Questo vale in particolare per chi fa il campeggio al mare, dove la temperatura</div>
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elevata e i bagni prolungati possono indebolire maggiormente l'organismo.</div>
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• Alla sera converrà anticipare la cena, consumandola verso le 18,30-19 in modo da potere godere ancora di un po' di tempo prima di coricarsi.</div>
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• Un discorso particolare riguarda i bambini in campeggio. Oggi, soprattutto per i possessori di roulotte e camper, il bambino, anche piccolissimo, non presenta un particolare problema in campeggio. È tuttavia bene ricordarsi che conviene sempre seguire una certa cautela sia per l'alimentazione, che dovrà evitare alimenti troppo abbondanti e indigesti (cibi piccanti, mal cotti, scatolame) sia per gli orari che, malgrado la grande libertà, dovranno comunque essere seguiti con un certo rigore.</div>
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• Anche l'attività fisica dovrà essere abbastanza controllata. Andare in campeggio non vuole dire diventare immediatamente campioni di windsurf o di pesca subacquea o di vela. Proprio il fatto di avere la possibilità di vivere una vita più libera impone di distribuire meglio le proprie forze. Per graduare gli sforzi sarà consigliabile, all'inizio, limitare le proprie attività fisiche a due ore al mattino e due ore al pomeriggio. Successivamente (dopo i primi tre-quattro giorni), si potrà passare invece a una attività completa, sempre senza mai volere strafare.</div>
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<b>I piccoli inconvenienti alla salute</b> - Una vita di campeggio così condotta non dovrebbe mai provocare disturbi seri. Ricordiamo comunque alcuni fra i più frequenti incidenti da campeggio. Indigestione (gastrite acuta): rimanere a dieta idrica per una giornata (tè, acqua e nient'altro). Successivamente riprendere con qualche brodo, riso in bianco, carne bollita. Entro tre giorni il problema sarà risolto. Poiché l'organismo rimane indebolito, riprendere con cautela la vita normale del campeggio. Ustioni lievi (per le altre bisogna ricorrere immediatamente alle cure mediche): bagnare subito la parte scottata con acqua corrente per circa 20 minuti, poi si possono utilizzare creme con derivati cortisonici. Ferite lievi: disinfettare, medicare con garze medicate o cerotti. Se inquinate con terriccio fare eseguire dal pronto soccorso una iniezione antitetanica. Malanni improvvisi nei bambini: possono essere una conseguenza di sforzi eccessivi, di esposizione troppo prolungata al sole. Il bambino perde coscienza. In questo caso basta farlo distendere tenendo la testa più in basso delle gambe. Di solito la ripresa è immediata. Se si prolungasse di qualche minuto bisogna passare subito al massaggio cardiaco esterno pediatrico, tenendo il bambino disteso su una superficie rigida (tavolo): mettergli due cuscini sotto i piedi, rovesciare la testa all'indietro e comprimere ritmicamente esattamente a metà dello sterno (se il bambino è piccolo, bastano i polpastrelli delle dita invece del palmo della mano).</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-49680591882971143282017-07-10T08:54:00.003+02:002017-07-10T08:54:58.080+02:00Gli aperitivi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieIoCnYBS8GrxOruJSIypNoI1SYKMKoZGGsLHsFFD5gr5Xwb1_QLKoXOibhTxFKaWw_RNJEALq1xrRZPxuzjx9-C2_38zXSsGaHl0k06exBHmOQEdbPpi0sTKppVMvEzNX4nSrTFiKjXsz/s1600/aperitivi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="campari" border="0" data-original-height="450" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieIoCnYBS8GrxOruJSIypNoI1SYKMKoZGGsLHsFFD5gr5Xwb1_QLKoXOibhTxFKaWw_RNJEALq1xrRZPxuzjx9-C2_38zXSsGaHl0k06exBHmOQEdbPpi0sTKppVMvEzNX4nSrTFiKjXsz/s1600/aperitivi.jpg" title="aperitivi" /></a></div>
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Pur avendo uno scarso valore nutritivo, gli aperitivi producono una discreta quantità di calorie che vanno aggiunte a quelle introdotte giornalmente con gli alimenti.</div>
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È ormai ben noto come le caratteristiche organolettiche di un prodotto siano determinanti nel predisporre il nostro organismo all'assunzione del cibo: la percezione sensoriale del colore, odore, aroma e gusto di un alimento è infatti in grado di provocare in noi sensazioni più o meno gradevoli e di indurre, tramite riflessi condizionati, un aumento della secrezione salivare e gastrica, che favorisce la digestione dell'alimento stesso.</div>
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Proprio da questa funzione di predisporre lo stomaco alla ricezione e digestione dei cibi, stimolando nel contempo la sensazione di appetito, gli aperitivi traggono il loro nome. Si tratta infatti di bevande alcoliche o analcoliche che, per il loro contenuto in alcol etilico e in essenze o estratti di piante ed erbe aromatiche, stimolano le terminazioni nervose della mucosa orale, aumentando la secrezione gastrica e disponendo quindi favorevolmente l'individuo verso il pasto.</div>
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Il consumo di aperitivi negli ultimi anni è notevolmente cresciuto data l'esigenza sempre crescente di ricorrere ad alimenti ad azione tonica ed eccitante, al fine di stimolare l'organismo affaticato e stressato. Da un uso tradizionale socializzante e rituale delle bevande alcoliche, si è passati ad un consumo nevrotico; le bevande alcoliche sono oggi utilizzate essenzialmente per l'azione sedativa ed euforizzante dovuta all'alcol, che aiuta a dimenticare le difficoltà della vita, del lavoro e dei rapporti sociali. La conseguenza più drammatica di questo atteggiamento è naturalmente la diffusione dell'alcolismo e la sempre maggiore incidenza di malattie correlate al consumo di alcol (cirrosi epatica, ulcera gastrica, degenerazione grassa del fegato, pancreatiti) e di incidenti mortali dovuti ad abuso di alcol. È pertanto opportuno limitare il consumo di prodotti alcolici, siano essi liquori, digestivi o ancor più aperitivi. Questi ultimi infatti, per le particolari proprietà stimolanti l'appetito, sono essenzialmente consumati a digiuno prima dei pasti; in questo caso, non solo un'eccessiva secrezione cloridrica può a lungo andare </div>
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provocare gastriti o addirittura ulcerazioni della mucosa, ma gli effetti dell'alcol risultano ancora più dannosi. Esso infatti, non diluito da altre sostanze alimentari, arriva al circolo sanguigno molto concentrato inducendo rapidamente un senso di ebbrezza e ostacolando tra l'altro l'azione dell'alcol deidrogenasi, enzima deputato alla degradazione dell'alcol, con accumulo di prodotti intermedi del metabolismo come l'aldeide acetica, piuttosto tossica.</div>
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<b>Aperitivi alcolici</b> - Si ottengono per lo più da vini nazionali addizionati di sostanze aromatizzanti speciali come arancio amaro, artemisia, rabarbaro, aloe, angostura, agarico, genziana o altre piante aromatiche che conferiscono un aroma caratteristico al prodotto, alcol o saccarosio; altri aperitivi si ottengono da vini aromatizzati preparati con vini di grado alcolico inferiore a 21°, a cui vengono aggiunte erbe aromatiche o essenze, alcol e saccarosio, oppure prodotti a partire da acqueviti, alcol industriale rettificato, o filtrato dolce e saccarosio, caramello ed altri coloranti e aromatizzanti. Il componente base degli aperitivi alcolici è pertanto l'etanolo, presente come prodotto naturale di fermentazione alcolica o come alcol industriale, rettificato per risultare più gradevole al palato.</div>
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Dal punto di vista merceologico, gli aperitivi alcolici comprendono gli aperitivi a base di vino, gli aperitivi sodati e quelli a base alcolica non vinosa.</div>
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<i>Aperitivi a base di vino:</i> si ottengono da vini amaricanti preparati con vini nazionali di grado alcolico non inferiore a 10° che costituiscono il 75% in volume del prodotto finale e alcol di rettifica di almeno 65° alcolici, acqueviti di gradazione alcolica non inferiore a 95°, mosto muto o filtrato dolce, addizionati di erbe aromatiche in infusione idroalcolica, saccarosio, caramello, oricello, cocciniglia ed altri coloranti consentiti dalla legge perché non sono tossici. La gradazione alcolica di un apertitivo a base di vino è generalmente compresa tra 16% e 25% in volume, pari a 12°-21° gradi alcolici; il tenore in zuccheri non deve essere minore di 14 g/100 ml. Il più noto aperitivo a base di vino è senza dubbio il vermouth di colore rosso se dolce, bianco se secco; di profumo delicato e di sapore piuttosto amaro, alcolico e di media ricchezza zuccherina, deriva il suo nome dal tedesco "wermut", che significa assenzio, che rappresenta uno dei componenti essenziali del prodotto. Si prepara infatti da vini aromatizzati con una miscela di piante ed erbe aromatiche in cui è presente l'artemisia. Nella preparazione di un vermouth si può utilizzare vino di grado alcolico maggiore di 10° o alcol rettificato o acquavite in quantità non inferiore rispettivamente a 4% e 8% in volume di alcol anidro. La minima gradazione alcolica deve essere del 15,5% e il tenore minimo di zuccheri complessivi del 13%.</div>
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I vermouth secchi si preparano con vino aromatizzato in ragione del 70% e acquavite o alcol rettificato in quantità non inferiore rispettivamente al 6% o al 10% in volume di alcol anidro; i vermouth secchi devono presentare gradazione alcolica minima del 18% ed un tenore minimo in zuccheri complessivi del 4%.</div>
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Oltre ai vermouth esiste una serie di aperitivi a base di vino in cui i caratteri organolettici derivano essenzialmente dall'impiego di corteccia di china in infusione; essi vengono denominati "vini chinati".</div>
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<i>Aperitivi sodati:</i> costituiscono i più comuni aperitivi da bar; si preparano aggiungendo acqua gassata, semplice o soda, in quantità non superiore al 50% in volume, a vini aromatizzati (vermouth e vini chinati). Gli aperitivi sodati devono contenere disciolta una quantità di anidride carbonica sufficiente per</div>
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garantire una pronunciata effervescenza sia all'atto dell'apertura del contenitore, sia al momento del travaso del prodotto; la gradazione alcolica svolta deve essere compresa tra l'8%-12% in volume di alcol anidro. <i>Aperitivi a base alcolica non vinosa:</i> si tratta di bevande costituite da varie infusioni alcoliche di sostanze amare di origine vegetale, senza aggiunta di vini speciali; la base alcolica è quindi essenzialmente rappresentata da alcol industriale rettificato che conferisce al prodotto un grado alcolico di 18°-20°, in aperitivi come Rabarbaro o Bitter, di 10° in altri aperitivi a più elevato tenore zuccherino, minore gradazione alcolica e a base di agrumi.</div>
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<b>Aperitivi analcolici</b> - Di produzione relativamente recente, sono bevande a base di zucchero, acqua, infusioni aromatiche, a gradazione alcolica pressoché nulla, pari allo 0,5%, quantità indispensabile a mantenere in soluzione le essenze vegetali. Comprendono il Rabarbaro, il Bitter analcolico ed il Gingerino, bevanda dal gusto singolare, di colore rosso aranciato, costituita da sciroppo di zucchero, acqua ed estratti di scorze di agrumi ed essenze vegetali.</div>
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<b>Valore nutritivo</b> - Gli aperitivi in genere presentano uno scarso valore nutritivo, in pratica non sono altro che miscele acquose o alcoliche di essenze o estratti aromatici e ridotte quantità di zuccheri; non sono pertanto di alcuna utilità nel soddisfare il nostro fabbisogno nei vari principi nutritivi. Tuttavia, specialmente gli aperitivi alcolici, producono una discreta quantità di calorie, che non può essere trascurata nel computo delle calorie introdotte giornalmente se non si vuole eccedere nell'assunzione calorica.</div>
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L'etanolo, principale componente degli aperitivi alcolici, sviluppa infatti 7,1 Kcalorie per grammo; sono calorie dette "vuote" tuttavia, perché utilizzate esclusivamente a scopo termogeno per mantenere cioè costante la temperatura corporea, e non per effettuare lavoro muscolare. Dal momento che non vi è nessuna differenza tra le calorie prodotte dall'alcol negli aperitivi, nei liquori o nei vini è opportuno limitare il consumo abituale di bevande alcoliche per evitare di assumere giornalmente una quantità eccessiva di calorie vuote a scapito di preziosi principi nutritivi.</div>
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È quindi indispensabile limitarsi nel consumo a non più di 50 g di alcol al giorno, ripartiti nei due pasti;</div>
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se si considera che una confezione da 100 ml di un aperitivo a 20° alcolici contiene 15,8 grammi di alcol e che tre bicchieri di vino equivalgono a 58 grammi di etanolo, si comprende come sia relativamente facile assumere alcol in eccesso rispetto alle quantità consigliate. Il consumo di aperitivi alcolici praticato a stomaco vuoto è inoltre particolarmente discutibile perché induce facilmente alla comparsa di gastriti ed è assolutamente sconsigliato a chiunque soffra di disturbi gastrici (ulcere, duodeniti). Pertanto, se proprio si desidera stimolare l'appetito, è preferibile ricorrere ad aperitivi analcolici; tuttavia, per la presenza piuttosto massiccia di coloranti artificiali che, sebbene consentiti, non offrono garanzie complete di innocuità, anche il consumo di questi prodotti deve essere il più possibile limitato. Se ne sconsiglia quindi un uso abituale e prolungato.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-61904647613585776142017-07-09T16:06:00.003+02:002017-07-10T08:56:45.105+02:00Le bevande analcoliche<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUwCs8R5HXFo9051tWRoLh0Tjc7InrMFoa4QL5HqrZLKU9-HbOMFcUIkidLWM7hyepfcLYyrFLdSb0k5HG8AR1sTkop5zZ2M_ObbfHJ-sXt4SARJTxRAuF74mxFtpRGafU3ZEFoV9jIG9N/s1600/bevande-analcoliche.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="alcohol-free drinks" border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUwCs8R5HXFo9051tWRoLh0Tjc7InrMFoa4QL5HqrZLKU9-HbOMFcUIkidLWM7hyepfcLYyrFLdSb0k5HG8AR1sTkop5zZ2M_ObbfHJ-sXt4SARJTxRAuF74mxFtpRGafU3ZEFoV9jIG9N/s1600/bevande-analcoliche.jpg" title="bevande analcoliche" /></a></div>
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Le bevande analcoliche comprendono un'ampia gamma di alimenti liquidi caratterizzata da un elevato contenuto di zucchero e, spesso, di sostanze conservanti.</div>
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Le bevande analcoliche sono degli alimenti liquidi privi di alcol come i succhi di frutta e di ortaggi, le bibite di frutta (aranciate, limonate ecc.) e le bibite di fantasia (gassosa, cola ecc.).</div>
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<b>I succhi di frutta</b> - I primi succhi di frutta sono stati prodotti verso la fine del secolo scorso in Svizzera e in Germania in seguito alla lavorazione delle mele; successivamente sono stati introdotti anche in Italia dove hanno avuto ampia diffusione nell'ultimo dopoguerra. La produzione di queste bevande si è diffusa nel nostro paese come conseguenza di una larga disponibilità di frutta che non viene venduta come prodotto fresco. Questi prodotti, di discreta qualità nutrizionale, sono apprezzati come consumo sostitutivo della frutta fresca nei periodi in cui questa non è disponibile a prezzi di mercato accettabili. In commercio esistono molti tipi di succhi di frutta. I vari tipi in commercio possono essere classificati in due categorie principali: i "succhi naturali", costituiti da succo di frutta al 100% e i "succhi e polpa di frutta" (chiamati anche nettari) a cui viene aggiunta acqua acidula e zucchero e il cui contenuto in succo può variare leggermente ma si aggira sempre intorno al 50%. Il valore nutritivo dei due prodotti è naturalmente assai differente. Infatti i succhi naturali, se preparati con una buona tecnologia, contengono ancora una parte delle vitamine del frutto fresco oltre ai sali e a tutti gli altri componenti della frutta, mentre i succhi di frutta costituiti da succo e polpa contengono molta più acqua e meno frutta; il loro valore nutritivo è quindi inferiore a quello dei succhi di frutta naturali. Al loro valore calorico contribuisce </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
lo zucchero aggiunto.</div>
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I succhi di frutta naturali generalmpnte si ottengono da frutta accuratamente lavata con soluzioni detergenti per eliminare gli eventuali residui di antiparassitari.</div>
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La frutta viene in seguito denocciolata e sottoposta a pressione o spremitura a seconda del tipo di frutta impiegata. La conservazione è garantita dalla pastorizzazione del succo, che viene poi rapidamente raffreddato prima di essere confezionato asetticamente. Alcuni succhi, quelli di agrumi in particolare, possono essere concentrati e quindi congelati. In questo caso vengono consumati dopo ricostituzione con acqua per riportarli al loro volume originario. Questo procedimento non ha incontrato un largo impiego a causa degli alti costi di produzione. I succhi costituiti da succo e polpa vengono preparati con polpa di frutta a cui, come si è detto, vengono aggiunti acqua, zucchero e acidi organici. Il succo viene omogeneizzato per impedire la separazione della fase limpida (succo) da quella torbida (polpa). Anche nel caso di questo prodotto si effettua la pastorizzazione come trattamento di conservazione. Generalmente è più indicato effettuare il trattamento termico per periodi di tempo molto brevi (inferiori al minuto) a temperature relativamente alte; in questo caso il prodotto subisce una denaturazione termica inferiore rispetto a un prodotto trattato a temperatura più bassa per tempi più lunghi. I tempi e le temperature ottimali vengono scelti in funzione della minor alterazione possibile del prodotto (tra cui la perdita di vitamine) e del più elevato effetto antimicrobico.</div>
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La densità elevata è un elemento di preferenza da parte del consumatore; di conseguenza i prodotti in commercio si presentano molto densi. Alcuni dei prodotti ortofrutticoli che più si prestano a trattamenti per la produzione di succhi sono le mele, gli agrumi e, tra i vegetali, i pomodori. Per la produzione del <i>succo di mele</i> si utilizzano mele dai diversi caratteri organolettici, che vengono miscelate per ottenere succhi di qualità costanti e di composizione equilibrata. Le mele utilizzate come base sono le Stark Delicious, con caratteri organolettici poco marcati, a cui si aggiungono mele acidule come Morgenduft, acide-dolci, le Renette del Canada, mele selvatiche, per dare il "corpo" tipico dovuto a componenti astringenti, e infine le Golden Delicious per il loro aroma. La zona di produzione principale è situata nell'Alto Adige che è una delle regioni maggiori produttrici di mele. La produzione del succo inizia con il lavaggio e la selezione dei frutti; in seguito i frutti vengono torchiati con torchi idraulici e si ottiene così il succo torbido che viene poi filtrato. Il succo viene concentrato in concentratori collegati con un distillatore di aroma (105°C); la frazione distillata viene conservata, per essere poi addizionata al prodotto a lavorazione ultimata. Il succo viene raffreddato, chiarificato, decantato e centrifugato. A questo punto il succo limpido viene confezionato, pastorizzato e immagazzinato a una temperatura di 5-10°C. Per produrre il <i>succo di agrumi</i> gli agrumi vengono lavati accuratamente con acqua sottopressione utilizzando anche ipoclorito o opportuni detergenti. I frutti vengono quindi selezionati in relazione alle dimensioni, dimezzati mediante taglio e le metà così ottenute poste in recipienti di spremitura di vario tipo, generalmente muniti di teste scanalate rotanti. Il succo viene filtrato o centrifugato, disoleato e deaerato, quindi viene concentrato e confezionato sottovuoto o in atmosfera di gas inerte e infine pastorizzato. Per una buona conservazione il succo deve essere immagazzinato a bassa temperatura per evitare possibili alterazioni. Per l'impiego di succo destinato al consumo diretto si utilizzano succhi a concentrazione naturale limpidi o torbidi; mentre per la preparazione di bibite vengono impiegati succhi concentrati, generalmente solfitati, di più agevole trasporto e conservabili più a lungo. Il <i>succo di pomodoro</i> è un prodotto di largo impiego negli Stati Uniti d'America e in Gran Bretagna. I frutti vengono scelti, lavati, scottati e pelati. Dalla polpa vengono separati i semi con apposite macchine. La polpa e il succo sono sottoposti a triturazione e quindi riscaldati a 60°C. Il succo raffreddato viene deaerato con apparecchi muniti di pompe a vuoto per evitare che l'ossigeno contenuto nell'aria incorporata dal succo durante la lavorazione ne alteri il colore e il contenuto vitaminico. Il succo viene quindi omogeneizzato e addizionato dell'1% di sale da cucina (NaCl) direttamente nelle scatole o nelle bottiglie. Chiuse le scatole o tappate le bottiglie si sterilizza a 90-100°C per 20-30 minuti.</div>
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<b>Bibite di frutta e di fantasia</b> - Sono bevande costituite da acqua addizionata di anidride carbonica, zucchero, acido citrico (o tartarico), aromi o sapori di erbe o di frutta ed eventualmente uno o più coloranti e altre sostanze, come la caffeina contenuta nelle bibite a base di cola. Le bibite a base di frutta sotto forma di succo (uva, arancia, mela, limone ecc.), devono contenere almeno il 12% di succo naturale, con una percentuale di acqua al massimo del 90%, mentre quelle a base di essenze ed estratti di frutta (cola, cedro, chinotto ecc.), devono presentare una percentuale di acqua al massimo del 92%. In questo caso, non viene però precisata la percentuale minima di frutta da utilizzare. Tra le sostanze impiegate nella formulazione delle bibite gassate si trovano soprattutto lo zucchero, le sostanze acidificanti e neutralizzanti, gli aromi (essenze o sciroppi) e i conservanti.</div>
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<i>Lo zucchero</i> - Il più utilizzato è il saccarosio; è permesso anche l'uso di destrosio in quantità non superiori</div>
<div style="text-align: justify;">
al 10% del totale degli zuccheri. Lo zucchero, in questo tipo di bibita, svolge tre funzioni principali:</div>
<div style="text-align: justify;">
- dolcificante, per equilibrare l'acidità dei succhi e delle sostanze acidificanti naturali o per aumentare l'indice di gradimento del prodotto finale;</div>
<div style="text-align: justify;">
- addensante, in quanto nelle dosi utilizzate conferisce al prodotto una discreta densità la cui funzione è anche quella di migliorare il sapore;</div>
<div style="text-align: justify;">
- nutrizionale, per il suo contributo in calorie.</div>
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<i>Gli acidificanti</i> - Quasi tutte le bibite contengono una o più sostanze acidificanti, la cui funzione è quella di favorire la conservazione e impartire alla bibita un'azione dissetante. L'effetto dolcificante dello zucchero viene compensato e completato con il gusto acidulo delle sostanze acidificanti consentite dalla legge. Inoltre, per alcune bibite l'aggiunta di acidificanti presenta un effetto conservativo in quanto in soluzioni acide la maggior parte dei microrganismi non è in grado di svilupparsi. Nelle bibite a base di succhi di frutta una parte delle sostanze acidificanti è già presente naturalmente nel frutto; un'altra parte viene aggiunta per i motivi sopra citati.</div>
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Gli acidificanti più diffusi sono l'acido citrico, l'acido tartarico e l'acido ortofosforico. L'acido citrico è contenuto naturalmente nei succhi di agrumi e della frutta in genere. Un tempo veniva estratto dal succo di limone, oggi viene prodotto industrialmente dalla degradazione enzimatica degli zuccheri. L'acido citrico è molto solubile in acqua per cui è possibile conservarlo in soluzioni al 50%, rendendo più agevole il problema della dosatura nelle linee automatiche di produzione di bevande. È l'acido più utilizzato per il suo caratteristico sapore. L'acido tartarico si ottiene come sottoprodotto della lavorazione del vino (cremortartaro); presenta un gusto più aspro dell'acido citrico ed è anche un acido più forte. È molto meno solubile in acqua: si possono ottenere soluzioni contenenti al massimo il 20% di acido tartarico. Per questo motivo viene impiegato solo quando si richiede un sapore particolare nella bevanda, come nel caso di bibite a base di succo di amarena e di bibite a base di cola. L'acido ortofosforico è un acido minerale che viene impiegato come correttore di pH, per mantenere l'acqua delle bevande in condizioni di neutralità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Gli aromi</i> - Hanno una funzione essenziale nelle bevande; la loro varietà è molto ampia ma solo alcuni incontrano il favore del consumatore. L'aroma, insieme allo zucchero, è l'ingrediente più importante anche dal punto di vista qualitativo; le quantità aggiunte sono però irrilevanti anche per i prodotti qualitativamente migliori. Tra gli aromi naturali più utilizzati si trovano le essenze, gli sciroppi e i caramelli.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'essenza di limone è un prodotto molto aromatico ed è l'ingrediente di base per la preparazione di gassose e di altre bibite limpide e incolori di grande diffusione. Nella preparazione delle gassose l'uso</div>
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dell' aroma naturale è essenziale perché solo con questo tipo di ingrediente si può produrre una bevanda fragrante e fresca che incontra il favore del consumatore. Si possono utilizzare essenze solubili di limone con diverse caratteristiche a seconda del prodotto: con un gusto delicato l'essenza estratta da limoni appena giunti a maturazione, con un gusto più deciso, forte e secco, l'essenza di limoni raccolti in piena stagione. L'essenza di arancio serve per produrre bevande limpide e molto aromatiche. L'essenza di mandarino viene utilizzata abbinata con altri agrumi solo come correttivo del sapore, in quanto come aroma fondamentale non è molto apprezzato. L'essenza di cedro è utilizzata nella preparazione delle cedrate limpide e come correttivo del sapore in alcuni tipi di gassose a cui conferisce un gusto particolare. L'essenza di agrumi in pasta, in cui si trovano gli olii essenziali e altre parti del frutto, vengono utilizzate per la produzione di bibite non limpide con un grado di torbidità desiderato. L'essenza solubile di amarena è prodotta da infusi e distillati di amarene; viene utilizzata per bibite di fantasia colorate e aromatizzate all'amarena, ma che non possono portare il nome del frutto. Altri aromi naturali diffusi sono il chinotto, la cola e la menta. Inoltre vengono impiegati aromi artificiali consentiti dalla legge. Il caramello ha lo scopo di colorare e aromatizzare la bibita. Quello prodotto con il saccarosio presenta il problema di formazione di schiuma durante l'imbottigliamento. Per evitare questo inconveniente, lo sciroppo deve essere preraffreddato a 5-10°C. Il caramello al glucosio ha invece un potere colorante quasi doppio rispetto a quello ottenuto dal saccarosio e inoltre non ha un effetto schiumogeno altrettanto marcato. Viene utilizzato per bibite alla cola e chinotti. I caramelli possono essere prodotti anche mediante sintesi chimica (caramello ammoniacale). Il caramello naturale è preferito al tipo sintetico, che col passare del tempo tende a cambiare colore passando dal marrone scuro al verdognolo-rossiccio poco gradito al consumatore.</div>
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Gli sciroppi si ottengono con zucchero, acido citrico, coloranti (aggiunti già in soluzione), aromi eventuali e succhi di frutta concentrati; il tutto viene omogeneizzato e pastorizzato. Sono prodotti molto densi che vengono aggiunti in quantità minime all'acqua per la preparazione domestica di bevande dissetanti.</div>
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<i>I conservanti</i> - Per tutte le bevande citate tra i conservanti consentiti si trovano l'acido benzoico o il sodio benzoato in qualità di antibatterico, il potassio sorbato come antifermentativo e l'acido ascorbico come antiossidante. L'anidride solforosa, come antimicrobico, è permessa solo come residuo nei succhi di frutta destinati al consumo diretto e in quelli impiegati nella preparazione di bibite.</div>
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<i>Valore nutritivo</i> - Dal punto di vista nutritivo tutte le bibite di fantasia forniscono unicamente calorie dovute alla presenza di zucchero; il loro consumo non ha quindi un serio significato nutrizionale. Nonostante questo, <b>sono alimenti di largo consumo specie nei mesi estivi</b>. I tipi di bibite utilizzati variano da paese a paese e spesso da regione a regione di uno stesso paese. In generale, si può però affermare che la bibita più consumata sia l'aranciata, seguita dalle bibite a base di limone, cola e quindi dalle bibite a base di erbe o di altri frutti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Alterazioni delle bevande</b> - Le bevande possono subire alterazioni fisiche dovute all'azione della luce e del calore. La luce diretta del sole può causare alterazioni significative in 30 minuti nelle limonate e in 2 ore nelle aranciate o in altre bevande a base di agrumi. La luce indiretta causa alterazioni più lentamente, in circa 15-20 giorni. In questo caso il colore viene modificato e si producono sapori sgradevoli tipo "trementina" o oleosi. I succhi non limpidi risultano più resistenti all'azione della luce. Per evitare questi inconvenienti bisogna aver cura di tenere le bevande al riparo dalla luce e preferire contenitori colorati, meglio se verdi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le alterazioni dovute al calore liberano prodotti dal sapore sgradevole che conferiscono un sapore di "cotto" dovuto a reazioni chimiche fra gli zuccheri e le proteine del succo. Per questo motivo sono consigliabili tempi di pastorizzazione brevissimi. Temperature di conservazione molto basse (inferiori allo zero) possono provocare la separazione degli olii essenziali che difficilmente si solubilizzano ulteriormente quando la bevanda è riportata alla temperatura ambiente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si possono avere anche alterazioni chimiche, la più frequente delle quali è causata dall'ossigeno disciolto nei succhi o nell'acqua utilizzata. Per questo motivo spesso acqua e succhi vengono deaerati. Il gas che si trova tra la superficie del succo e il tappo della bottiglia è in gran parte costituito da anidride carbonica nelle bevande gassate; mentre nelle bevande non gassate vengono aggiunti gas inerti che sostituiscono l'aria. La presenza di sali ferrosi con l'anidride solforosa residuata nei succhi può dar luogo a sgradevoli odori sulfurei (odore di uovo marcio). I sali di calcio possono provocare la flocculazione della polpa con formazione di un deposito sul fondo della bottiglia.</div>
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Dai un'occhiata anche agli altri <a href="http://lanotadeldietologo.blogspot.it/p/blog-page_6574.html" rel="nofollow"><b>articoli del blog</b></a><b>.</b></div>Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-90223920504908751832017-07-08T10:49:00.003+02:002017-07-08T10:49:59.505+02:00L'idroterapia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl_Wo_JAnq02YdSTzf1rDy0L4zp9kUuzCDLnh_oeIzRxWgehpbK_st5SwcEqLdK6JWkLnxeH4rCUJzln8nibtWQThBB5W6Iu2EHT_nM6JzTEAvICSQYing9YuNN61cOpyRXMW-AH8J9r4B/s1600/idroterapia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="idropinica" border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl_Wo_JAnq02YdSTzf1rDy0L4zp9kUuzCDLnh_oeIzRxWgehpbK_st5SwcEqLdK6JWkLnxeH4rCUJzln8nibtWQThBB5W6Iu2EHT_nM6JzTEAvICSQYing9YuNN61cOpyRXMW-AH8J9r4B/s1600/idroterapia.jpg" title="idroterapia" /></a></div>
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L'idroterapia, o <b>cura con le acque minerali</b>, è una forma di terapia già conosciuta nell'antichità, il cui diffondersi è dovuto in gran parte alla civiltà latina.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'idroterapia (detta anche <b>cura idropinica</b>) si utilizza per quel tipo di malattie suscettibili di trattamento e miglioramento mediante l'uso delle acque minerali, di acque, cioè, che possiedono determinate proprietà farmacologiche.</div>
<div style="text-align: justify;">
La suddivisione delle acque minerali si effettua considerando vari indici. Così, se si valuta il loro residuo (ottenibile sottoponendoli a una temperatura di 180°C) le acque minerali si possono suddividere in acque oligo-minerali, medio-minerali e minerali. Se, invece, si considera la loro temperatura, possiamo suddividerle in fredde (sotto i 20°C) e calde o termali, (al di sopra dei 20°C). Queste ultime poi sono differenziate in ipotermali (20-30°C), omeotermali (30-40°C), ipertermali (superiori ai 40°C).</div>
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<b>Acque oligo-minerali</b></div>
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Presentano un residuo (a 180°C) non superiore allo 0,2 per mille. Le principali fonti italiane si trovano a Bagni di Mèdres, Baveno, Brennero Terme, Cepina, Chianciano, Comano, Fiuggi, Foligno, Garessio, Guarcino, Lurisia. Nocera Umbra, Pracchia, San Bernardo, San Carlo (Apuania), Scarperia, Solzago, Teano. L'azione delle acque oligo-minerali è soprattutto diuretica: vengono cioè assorbite nel tratto gastrointestinale ed eliminate tramite i reni. <b>L'acqua eliminata è maggiore dell'acqua assorbita</b>. Questo effetto si ottiene dopo alcuni giorni di cura. Contemporaneamente aumenta anche l'eliminazione di sostanze particolarmente significative come azoto, acido urico, magnesio, fosforo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> si inizia con un quantitativo moderato (500-700 centimetri cubici) e successivamente si può anche arrivare sino a 1-2-3-4 litri al giorno a seconda delle necessità. Possono essere bevute fredde o intiepidite (un bicchiere ogni 20-30 minuti). In taluni casi si possono bere stando in</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
posizione sdraiata (clinostatismo), per permettere una migliore funzione renale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando sono utili:</i> l'indicazione delle acque è valida, in particolare, per le malattie renali o nel caso di cattivo funzionamento dei reni, delle vie urinarie, del metabolismo, per calcoli renali, gotta, infiammazioni delle vie urinarie di tipo cronico, conseguenze delle glomerulonefriti acute e nefriti croniche in cui si abbia un contenuto dell'azoto nel sangue (azotemia) non superiore all'1-1.2 per mille.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando non devono essere usate:</i> nelle nefriti croniche associate a ipertensione o ad azotemia superiore all' 1-1,2 per mille, nelle nefriti croniche associate a marcati edemi e marcata albuminuria, insufficienza cardiaca, ipertensione di tipo aterosclerotico, cirrosi epatica, nei gravi stati di indebolimento organico.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Acque medio-minerali</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Hanno un residuo compreso fra 0,2-1 grammo per mille. In Italia, acque medio-minerali arsenicali-ferruginose sono a Bagni di Mezzo, Borgofranco d'Ivrea, Peio, Prè-Saint-Didier, Santa Caterina di Valfurva, Valdagno. Fonti di acque medio-minerali bicarbonate si hanno ad Acquasparta, Anguollaea Sabazia, Assisi, Bagni Masino, Brennero Terme, Civitella del Tronto, Chianciano. Corticella, Fano, Gaverina, Gavignano, Laigueglia, Laterina, Montecarlo, Nepi, Nocera Umbra, Praduro e Sasso, Radda in Chianti, Recoaro, Rieti, Rimini, Rionero in Vulture, Lancisiana, San Miniato, Sant'Andrea Bagni, Sarnano, Scandicci, Tolentino, Velletri. Acque medio-minerali solfate sono a Bracca, San Pellegrino mentre acque medio-minerali solfuree si trovano a Cassano allo Ionio, Castel San Pietro, Monticelli, Riolo dei Bagni, San Maurizio, Spinone dei Castelli, Valdieri, Vinadio.</div>
<div style="text-align: justify;">
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<b>Acque bicarbonato-alcalino-acidule</b> - Queste acque sono molto usate per il loro potere tampone, in quanto liberano nell'ambiente acido dello stomaco, anidride carbonica, che stimola la secrezione cloridrica. Per le modalità d'uso, le indicazioni e le controindicazioni, si situano fra le acque oligominerali e minerali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<b>Acque minerali</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Hanno un residuo superiore per mille. A seconda del contenuto si suddividono in diverse qualità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Acque arsenicali e arsenicali-ferruginose</b> - Contengono ferro e arsenico, in alcune è presente inoltre una</div>
<div style="text-align: justify;">
notevole quantità di acido carbonico. Acque arsenicali si trovano in Italia a Bagnoli, Fratta, Pozzuoli, Tartavalle Terme, Valli di Pasubio; sorgenti di acque arsenicali-ferruginose si hanno invece a Ceresole Reale, Levico-Vetriolo, Recoaro, Roncegno. Il trattamento con queste acque migliora le condizioni generali, l'appetito, la formazione dei globuli rossi. Il bagno in queste acque causa un miglioramento delle condizioni generali e del tono nervoso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> si somministrano generalmente a cucchiai. Soltanto successivamente e in determinati casi si possono raggiungere quantitativi più elevati, mentre il bagno deve essere di durata piuttosto limitata poiché può provocare un marcato indebolimento.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando sono utili:</i> nelle malattie del sangue e nelle anemie, negli stati cosiddetti linfatici, nelle convalescenze, disturbi di tipo nervoso (depressioni, nevrosi), ipertiroidismo, in talune malattie cutanee. <i>Quando non devono essere usate:</i> tubercolosi polmonare (forme attive e fasi congestizie), stati febbrili, periodi di emorragie, insufficienza dei reni e del fegato, periodi mestruali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Acque bicarbonato-alcaline e alcalino-terrose</b> -Contengono bicarbonato di sodio, di calcio o acido carbonico libero.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le sorgenti italiane più note sono ad Acireale, Agnano, Arezzo, Bagni di Rabbi, Bagno di Romagna, Belpasso, Bonorva, Calci, Castellammare di Stabia, Castroreale, Colle Salvetti, Codrongianus, Fiorenzuola, Fonti della Fratta, Fratte, Montegrimano, Montevarchi, Poggibonsi, Pratella, Roma, Riardo, Rionero in Vulture, Sangemini, San Giuliano Bagni, Sardara, Sciacca, Uliveto Terme, Valle di Pompei, Villa San Faustino, Villa Volturno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> sono utilizzabili per bibita, cioè per ingestione, al mattino a digiuno o durante la giornata prima dei pasti. In taluni casi si usano anche per bagni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando sono utili:</i> gastriti catarrali croniche con aumentata secrezione di acido cloridrico, malattie del fegato, diabete, gotta, come coadiuvanti nel corso di malattie infettive.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando non devono essere usate:</i> quelle ricche di calcio possono manifestare un effetto irritante sul tratto gastrointestinale.</div>
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<br /></div>
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<b>Acque bicarbonato-solfato-alcaline e alcalino-terrose</b> - Presentano le caratteristiche sia delle acque bicarbonate sia solfate.</div>
<div style="text-align: justify;">
Acque di questo tipo si hanno in Italia a Bagni di Casciana, Bagno Vignoni, Boario, Bognanco, Chianciano, Courmayeur, Gambassi, Gaverina, Ischia, Lecinetto, Monsummano, Montegrimano, Riolo dei Bagni, Saint Vincent, Sangemini, San Pellegrino, Vicarello. L'azione di tali acque si esplica a livello dello stomaco e dell'intestino, riducendo il colesterolo nel sangue e migliorando l'eliminazione dell'acido urico.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> vengono riscaldate a bagnomaria; l'assunzione deve essere fatta lentamente. La quantità utilizzata varia da 100 centimetri cubici a 1 litro. Possono essere anche usate sotto forma di bagni, docce generali e locali, aerosol, irrigazioni ecc.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando sono utili:</i> soprattutto indicate nelle malattie del fegato, del ricambio, nelle varie manifestazioni dispeptiche.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se vengono usate mediante bagni si possono prescrivere anche nel diabete, nelle malattie della pelle, nelle conseguenze di alterazioni articolari e chirurgiche.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando non devono essere usate:</i> nel caso di acque bicarbonato-solfate povere di solfati e di magnesio si hanno controindicazioni nelle stitichezze e nelle emorroidi; se invece sono ricche in solfato di sodio nelle forme irritative catarrali intestinali e nelle dispepsie gastriche.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<b>Acque solfate</b> - Vi sono comprese anche le cosiddette "acque amare" o acque solfato-sodico-magnesiache.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sorgenti si trovano in Bagni di Lucca, Bagni di Casciana, Bagno Roselle, Bormio, Castelnuovo Calcea, Civitavecchia, Crodo, Foiano della Chiana, Gavorrano, San Casciano dei Bagni, San Giuliano dei Bagni, San Pellegrino, Sellie, Terme di Boario, Venturina, Viterbo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> le acque amare vengono usate per bibita, al mattino a digiuno, a piccoli sorsi e calde. La quantità varia da 100 a 300 centimetri cubici. Se la concentrazione supera il 10% non devono essere usate</div>
<div style="text-align: justify;">
continuativamente per un periodo di tempo prolungato giacché hanno un efletto irritante. Quando sono utili: in tutti i casi in cui figurano alterazioni nell'attività gastrointestinale, nelle forme ipertensive, nell'aumento dell'azoto nel sangue.</div>
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<i>Quando non devono essere usate:</i> nei pazienti in grave stato di indebolimento organico, nell'abbassamento della pressione arteriosa (ipotensione), nelle ulcere gastriche e gastroduodenali.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Acque cloruro-sodiche o salse</b> - Sorgenti di acqua salsa si hanno a Casamicciola, Castrocaro, Ischia,</div>
<div style="text-align: justify;">
Longiano, Palermo. Acque salso-solfate si trovano ad Agliano d'Asti, Castelletto d'Orba, Castigliole d'Asti, Equi, Fonti di Valsangona, Fratta, Monsummano, Montecatini Terme, Montalcina, Pieve Fosciana, Porretta, Pozzuoli, Torre Annunziata. Acque leggermente bromoiodiche sono ad Alessandria, Aspio Terme, Faenza, Ischia, Livorno, Montecatini Terme, Ravone, Casaglia, Sant'Andrea dei Bagni, San Colombano al Lambro, Termini Imerese, Verrucchio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> le acque cloruro-sodiche vanno bevute lentamente, passeggiando. Il quantitativo utilizzabile varia da 750 a 1500 centimetri cubici nel corso di 1-2 ore. Possono venire usate anche nelle altre forme previste dalla idroterapia: bagni, docce, irrigazioni vaginali, aerosol.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Acque salso-bromo-iodiche</b> - Possono essere fredde o calde, con una concentrazione maggiore (ipertoniche) o minore (ipotoniche) rispetto alla concentrazione molecolare del sangue. Le ipertoniche sono quelle più utilizzate.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sorgenti si trovano in Italia ad Albano, Agnano, Battaglia, Bobbio, Castel San Pietro, Castrocaro, Lesignano, Miradolo, Monticelli, Montegrotto, Portorose, Rivanazzano, Salice, Salsomaggiore, Sant'Andrea Bagni, Spezzano Albanese, Teolo, Termini Imerese.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> sono usate prevalentemente mediante bagni, inalazioni, irrigazioni, fanghi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando sono utili:</i> nelle forme ginecologiche infiammatorie cronicizzate, reumatismo, forme infiammatorie delle vie aeree (naso, gola),.forme infiammatorie polmonari e pleuriche, arteriosclerosi, alterazioni del ricambio, dermatosi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando non devono essere usate:</i> nelle forme infiammatorie acute, cardiopatie, ipertensione e arteriosclerosi gravi, stadi avanzati della gravidanza, condizioni generali compromesse, epilessia, allattamento.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Acque solfuree</b> - Esplicano un'azione locale e generale. Fra le fonti italiane: Acquasanta, Acque Albule, Albignasego, Antrodoco, Bagni di Lusnizza, Bagni di San Filippo, Brisighella, Calatafimi, Cassano Spinola, Castroreale, Colle San Giuseppe, Contursi, Fonti della Fratta, Genga, Manciano, Monte, Monticiano, Murlo, Penna San Giovanni, Pomarance, Radicondoli, Rapolano, Recoaro di Broni, Salice, Sambiase, Sant'Andrea Bagni, Santa Cesarea Terme, Santo Stefano Terme, Stradella, Tabiano, Telese, Trescore Balneario. Acque solfuree solfate si hanno ad Agliano d'Asti, Alessandria, Bagni di Stigliano, Castelletto d'Orba, Castelnuovo Don Bosco, Castigliole d'Asti, Isola d'Asti, San Martino Alfieri, San Salvatore Monferrato, Sciacca, Spineto Scrivia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sorgenti di acque solfuree salso-bromo-iodiche sono presenti in queste località: Acireale, Acqui, Alì, Bibbona, Caramanico, Castellammare di Stabia, Contursi, Fonti della Fratta, Guardia Piemontese, Lesignano, Montegioco, Porretta Terme, Riolo dei Bagni, Sant'Andrea Bagni, Sclafani, Sirmione, Trescore Balneario, Vignale Monferrato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> le acque solfuree si possono usare in modi diversi sia per bibita sia per bagni, docce, irrigazioni vaginali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando sono utili:</i> malattie della pelle, delle vie respiratorie, dell'apparato digerente, reumatismi articolari cronici, intossicazioni di vario tipo.</div>
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<i>Quando non devono essere usate:</i> malattie della pelle di tipo umido o bolloso, stati di grave deperimento.</div>
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<br /></div>
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<b>Acque carboniche</b> - La loro azione è legata alla presenza di acido carbonico libero. In Italia se ne trovano a Cassano allo Ionio, Peio, Santa Caterina Valfurva, Anguillara Sabazia, Laterina, Nepi, Recoaro, Torre Annunziata, Agnano, Acque Albule, Bagni San Filippo, Castroreale, Murlo, Pomarance, Telese, Alì, Castellammare di Stabia, Contursi, Bagnoli, Valli del Pasubio, Agnano, Arezzo, Bagno di Romagna, Belpasso, Bonorva, Calci, Castroreale, Colle Salvetti, Codrongianus, Montevarchi, Poggibonsi, Pratella, Riardo, Rionero in Vulture, Roma, Salerno, Sangemini, San Giuliano Bagni, Sciacca, Uliveto, Valle di Pompei, Villa San Faustino, Bagni di Casciana, Bognanco, Chianciano, Courmayeur, San Pellegrino, Saint Vincent. Le acque carboniche si possono utilizzare per bibita e per bagni.</div>
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<br /></div>
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<i>Per bibita:</i> si chiamano acidule a causa del loro sapore.</div>
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<i>Come utilizzarle:</i> bevibili a digiuno o durante i pasti.</div>
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<i>Quando sono utili:</i> ridotta secrezione di acido cloridrico, tendezza all'acidosi, eccessiva acidità urinaria, alterazioni nel ricambio dell'acido urico.</div>
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<i>Quando non devono essere usate:</i> eccessiva secrezione dell'acido cloridrico, malattie urinarie in cui sono presenti urine alcaline.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Per bagni:</i> hanno un'azione tonificante sull'organismo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> la temperatura di questi bagni è più bassa di quella dei bagni usuali.</div>
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<i>Quando sono utili:</i> nelle forme ipertensive sia essenziale che legata a stadi iniziali di arteriosclerosi o connessa alla comparsa di menopausa, varici, nevrosi cardiaca.</div>
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<i>Quando non devono essere usate:</i> arteriosclerosi avanzata, miocarditi gravi, aneurismi aortici, sclerosi renale.</div>
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<br /></div>
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<b>Acque radioattive</b> - Si tratta generalmente di acque in cui vi sono prodotti gassosi disciolti. Le principali sorgenti italiane sono: Abano, Anguillara Sabazia, Bagni di Lucca, Bognanco, Bormio, Bracca, Castellammare di Stabia, Fiuggi, Gaverina, Ischia, Laigueglia, Lurisia, Montecatini Terme, Nepi, Portole, Praduro e Sasso, Sarnano, San Giuliano Bagni, San Pellegrino, Sirmione, Spezzano Albanese, Tolentino, Trescore Balneario, Uliveto, Vicarello.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Come utilizzarle:</i> sia per bibita sia per inalazioni, irrigazioni, bagni, impacchi, compresse.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Quando sono utili:</i> gotta, calcolosi, dolori alle articolazioni e ai muscoli, nevriti, dermatosi pruriginose, forme allergiche, sterilità.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-82658859106607400692017-06-30T10:47:00.000+02:002017-06-30T10:47:21.273+02:00Acque minerali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgULjVGsMKeTf3U-pJ_dnbLq8AfkwoKBi5NlyqM0LMZRAM6dfJNdSJxZ-V8DDuDl7v9-vfzuKGojq-fherxq8urVn8oU69BuRwJJuljcqqY59xv4hWHZFc1to-CRAjXY4mrQbCh_iwqFN81/s1600/acque-minerali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="mineral waters" border="0" data-original-height="226" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgULjVGsMKeTf3U-pJ_dnbLq8AfkwoKBi5NlyqM0LMZRAM6dfJNdSJxZ-V8DDuDl7v9-vfzuKGojq-fherxq8urVn8oU69BuRwJJuljcqqY59xv4hWHZFc1to-CRAjXY4mrQbCh_iwqFN81/s1600/acque-minerali.jpg" title="acque minerali" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Per essere certi di acquistare un'acqua dai reali effetti terapeutici è bene controllare che sull'etichetta appaia evidente la data dell'imbottigliamento, che non deve superare i due mesi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le virtù terapeutiche delle acque termali sono note da sempre, ma certamente i primi ad apprezzarle furono i Romani, che trasformarono addirittura le terme in luogo di ritrovo e svago, ove trascorrere parte della giornata e sfruttare al massimo le proprietà benefiche delle acque. Il consumo di acque minerali rimase per secoli limitato, sia perché esse venivano utilizzate a scopo puramente curativo, sia perché erano di difficile approvvigionamento e reperibili solo nelle stazioni di cura, le terme appunto. Le acque minerali sono acque di sorgente che, per particolari caratteristiche di composizione chimica, <b>presentano determinate proprietà farmacologiche</b> utilizzabili a scopo terapeutico. In relazione all'utilizzazione pratica, le acque minerali vengono distinte in acque da bagno e acque da tavola; le prime, di più stretto interesse medico, rappresentano le vere e proprie acque termali e, in funzione della temperatura, vengono classificate in acque fredde a temperatura minore di 20°C, acque ipotermali con temperatura compresa tra 20° - 30°C, termali con temperatura tra 30° - 40°C e ipertermali, come quelle delle terme di Abano e Agnano, con temperature superiori a 40°C. In seguito alla rivoluzione industriale e allo sviluppo della tecnologia, intorno alle stazioni termali sorsero numerosi impianti di imbottigliamento per lo sfruttamento delle sorgenti di acque termali a scopo commerciale. La produzione di acqua minerale ha rappresentato infatti un ottimo affare per l'industria alimentare che, disponendo di materia prima a basso costo, poco deperibile e di facile conservabilità, poteva realizzare un nuovo prodotto, con bassi costi di produzione e rese assai elevate. Per lanciare il nuovo prodotto e ampliarne il mercato, l'industria alimentare si trovò a organizzare una forte e capillare campagna pubblicitaria, volta ad esaltare le proprietà medicamentose e rivitalizzanti delle acque minerali destinandole a una vasta fascia di consumatori, dai bambini (per diluire il latte in polvere), fino agli anziani.</div>
<div style="text-align: justify;">
La valorizzazione industriale delle acque minerali, proposte per rimanere giovani, sani e belli, unitamente alla generale sfiducia e diffidenza rispetto alla reale salubrità delle acque della rete idrica pubblica, a volte sospette di inquinamento o contaminazione, hanno contribuito a incrementarne notevolmente il consumo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Procedere ad una classificazione delle acque minerali non è semplice data la loro </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
varietà sia dal punto di vista della composizione chimica, in relazione alla diversa natura e quantità di sali disciolti, sia dal punto di vista farmacologico, poiché spesso coesistono più effetti terapeutici in uno stesso tipo. Nel nostro paese le acque minerali vengono classificate secondo un criterio chimico, in base al residuo fisso a 180°C, in: <i>acque oligominerali</i> con un residuo fisso a 180°C inferiore a g 0,2 per litro, <i>acque mediominerali</i>, con un residuo fisso a 180°C, compreso tra g 0,2 - 1 per litro, <i>acque minerali</i>, con un residuo fisso a 180°C superiore a g 1 per litro. In funzione della presenza di alcuni particolari sali, le acque minerali vengono ulteriormente suddivise in: <i>acque salse, sulfuree, arsenicali e ferruginose, bicarbonate e solfate</i>. Ciascun gruppo poi comprende diversi tipi caratterizzati dal prevalere di alcuni minerali, ad esempio <i>acque salso-solfato-alcaline, salso-bromo-iodiche, salso-iodiche, solfato-alcaline, sulfuree, sulfuree-bicarbonate, sulfuree-salsobromoiodiche ecc.</i> Sono acque oligo-minerali le acque minerali delle terme di Fiuggi, di Cornano, di Lurina; minerali sulfuree quelle delle fonti di Tivoli e Acireale; minerali bicarbonate quelle di Sangemini, Ferrarelle e S. Pellegrino.</div>
<div style="text-align: justify;">
Una classe a sé rappresentano le acque radioattive, con un residuo fisso generalmente compreso tra g 0,2 - 1 per litro, che per le particolari proprietà radioattive non possono essere incluse nelle acque medio-mine-rali; dotate anch'esse di azione terapeutica sono suddivise in funzione della intensità radiottiva in acque</div>
<div style="text-align: justify;">
debolmente radioattive (da 1 a 30 millimicrocurie), radioattive (da 30 a 150 millimicrocurie) e fortemente-radioattive (oltre 150 millimicrocurie). Dal punto di vista farmacologico, le acque minerali si possono distinguere in: <i>diuretiche</i> (oligo-minerali, alcaline; cloruro-sodiche), <i>purgative</i> (sulfuree), <i>antiflogistiche</i> (iodurate o salsoiodiche, sulfuree alcaline), <i>ricostituenti</i> (arsenicali e ferruginose).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La produzione e le norme igieniche</b> - La maggior parte delle acque minerali si ricavano da sorgenti termali note da tempo, con una serie di operazioni tecniche (quali captazione, condizionamento, elevazione meccanica, approvvigionamento in vasca, decantazione) che, nel caso di un'acqua in cui il ferro non rappresenti il principale elemento terapeutico, non ne altera le qualità naturali minerali, e il conseguente imbottigliamento in contenitori di vetro o plastica. Nella fase di imbottigliamento si verifica a volte una perdita del gas naturalmente presente nell'acqua alla sorgente, che può essere reintegrato mediante aggiunta di anidride carbonica; in questo caso l'acqua minerale viene considerata naturale; quando l'addizione di anidride carbonica supera la quantità necessaria a ripristinare il tenore in gas dell'acqua, si produce un'acqua minerale gassata. La produzione e la commercializzazione di acque minerali da tavola richiedono l'autorizzazione da parte del Ministero della Sanità, che esamina i risultati dell'analisi batteriologica alla fonte e le analisi chimiche effettuate, che devono giustificare le virtù terapeutiche delle acque minerali. Un'acqua minerale alla sorgente non deve presentare flora microbica indice di contaminazione fecale né microrganismi patogeni; la carica batterica totale deve mantenersi intorno a poche decine di microrganismi per ml a 20°C, e deve essere assente a 37°C. L'analisi chimica deve inoltre confermare l'assenza di inquinamento (presenza di nitrati e nitriti, ammoniaca, consumo elevato di ossigeno ecc.) e di contaminazioni (dosaggio dei metalli pesanti ecc.). Se è vero che generalmente il contenuto microbico delle acque minerali alla fonte è limitato, costituito essenzialmente da batteri acquicoli (<i>pseudomonas</i>, <i>xantomonas</i>), è anche vero che, durante le fasi di lavorazione, in seguito al mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie nell'impianto di imbottigliamento, altri microrganismi, provenienti dalle acque di risciacquo dei contenitori, dal pulviscolo atmosferico, dai serbatoi e dalle condotte, possono contaminare le acque. In genere, la maggior parte della flora batterica scompare per autodepurazione dopo un certo periodo di conservazione, ma alcune forme microbiche, come per l'appunto i batteri acquicoli, possono svilupparsi lentamente e abbondantemente anche in un mezzo così povero di nutrienti come l'acqua, sfruttandone il pur limitato tenore salino! Un lungo periodo di conservazione può dunque alterare le proprietà terapeutiche delle acque minerali, legate alla presenza di quei sali che rappresentano il substrato per lo sviluppo della flora acquicola. La carica batterica in un'acqua minerale naturale in bottiglia, non dovrebbe superare, per non comprometterne la qualità, i 10.000 microrganismi in litro per 20°C.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'industria alimentare per fare fronte alle esigenze del mercato e incrementare la produzione di acque minerali si è orientata verso lo sfruttamento di sorgenti con acque di qualità inferiore a quelle già utilizzate, o con caratteri organolettici scadenti (odori sgradevoli) o con elevate cariche batteriche. L'impiego di tali fonti comporta da una parte la necessità di addizionare anidride carbonica per mascherare difetti organolettici e dall'altra il rischio di consumare un prodotto a elevata carica batterica, di scarso valore nutrizionale, e di contrarre tossinfezioni per la presenza di qualche forma patogena. Sotto questo aspetto purtroppo non si può certo affermare che le acque minerali diano maggior garanzia di salubrità delle acque potabili comunali.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-89532310635108392762017-06-29T12:31:00.006+02:002017-06-29T12:32:57.750+02:00L'attività fisica in climi caldi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVs2xyB-1Miad4LCkXmxGmkE2vZFoaKmXzI44W0Ifgl2p7EUgtITZPXMq6DxpUR5Iv_tZscFplEJn2L1mMpXQGMMpl8O9W4uvkqiAu5ICBPeeDfT9KfGzUxJ4eA9sgr3JIs54ra3GzxZ0B/s1600/l%2527attivit%25C3%25A0-fisica-in-climi-caldi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="körperliche Aktivität bei heißem Wetter" border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVs2xyB-1Miad4LCkXmxGmkE2vZFoaKmXzI44W0Ifgl2p7EUgtITZPXMq6DxpUR5Iv_tZscFplEJn2L1mMpXQGMMpl8O9W4uvkqiAu5ICBPeeDfT9KfGzUxJ4eA9sgr3JIs54ra3GzxZ0B/s1600/l%2527attivit%25C3%25A0-fisica-in-climi-caldi.jpg" title="attività fisica in climi caldi" /></a></div>
<span id="goog_1650068432"></span><span id="goog_1650068433"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
La disidratazione dell'organismo può impedire la sudorazione con gravi conseguenze per la salute.<br />
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<b>Il meccanismo della termoregolazione</b> - Esiste nel nostro cervello un centro nervoso, il "centro termoregolatore", che - come dice il termine stesso - ha la funzione di tenere sotto controllo la temperatura corporea: ogni volta che, per qualsiasi ragione, il nostro corpo si scalda o si raffredda troppo, questo centro fa scattare dei meccanismi per cui il calore in eccesso viene smaltito e viceversa. L'attività del centro termoregolatore è incessante poiché i nostri organi, cuore, polmoni ecc., anche quando lavorano "al minimo" (per esempio quando dormiamo) non smettono mai di produrre calore. Quando si fa dell'attività fisica, poi, il calore prodotto dal lavoro muscolare fa aumentare notevolmente la temperatura interna, che può salire fino a 41° - 42°C e, a seconda delle condizioni ambientali, l'organismo è più o meno facilitato nel riuscire a disperdere il calore in eccesso. L'ambiente esterno può infatti essere tale da determinare esso stesso un aumento della temperatura corporea. Il concetto è, in sintesi, questo: se c'è il sole e fa caldo l'organismo tende ad assorbire calore e quanto più l'aria esterna è umida tanto più è ostacolata l'evaporazione del sudore e, quindi, la dispersione del calore accumulato. I meccanismi attraverso i quali questa dispersione può avvenire sono quattro: </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
convezione, conduzione, irraggiamento (o irradiazione) ed evaporazione. I primi tre, però, sono processi secondo cui il nostro corpo può anche assorbire calore dall'esterno, oltre che perderlo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si dice che è avvenuto un passaggio termico per conduzione quando il calore viene scambiato tra due elementi a contatto diretto. Per esempio quando si ha caldo e ci si immerge nell'acqua fresca la nostra pelle cede calore all'acqua per conduzione; questo provoca un immediato abbassamento della temperatura cutanea.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'irraggiamento, invece, è uno scambio di calore tra due superfici che si fronteggiano e consiste nel passaggio di energia elettromagnetica (radiazioni) dall'una all'altra. È in questo modo che ci arriva il calore del sole, per esempio.</div>
<div style="text-align: justify;">
La convezione, infine, è il meccanismo secondo cui il calore passa, per conduzione, da un corpo ad un fluido - liquido o gas - che scorre sulla sua superficie. Con la convezione il calore viene scambiato molto più rapidamente poiché il fluido che va a contatto con il corpo viene cambiato non appena si scalda e il passaggio di calore è tanto maggiore quanto maggiore è la differenza di temperatura tra i due corpi a contatto. È questo il principio secondo cui funzionano i ventilatori: l'aria viene mossa dalle pale dell'apparecchio in modo che quella a contatto con il corpo venga continuamente rinnovata. Come si è già detto, conduzione, convezione e irraggiamento sono passaggi che possono avvenire in entrambi i sensi. Il fatto che sia il corpo a scaldare l'aria (o l'acqua) o viceversa dipende da una ben precisa legge fisica che dice che il calore passa sempre dal corpo a maggiore temperatura a quello a minore, fino a quando non si raggiunge una situazione di equilibrio e cioè quando i due corpi arrivano ad avere temperatura uguale. Questa è la ragione per cui, quando fa molto caldo, si fa più fatica a fare dell'attività fisica: se si corre sotto il sole di agosto, per esempio, la temperatura corporea sale, sia per il calore prodotto dal lavoro muscolare, sia per il calore irradiato dal sole. Inoltre, la dispersione termica che può avvenire per convezione è ostacolata dal fatto che l'aria è molto calda. Il meccanismo grazie al quale può essere smaltito l'eccesso di calore è, dunque, principalmente l'evaporazione. È molto importante, però, che l'aria dell'ambiente circostante sia secca, altrimenti anche l'evaporazione diventa difficoltosa. La sudorazione, infatti, fa abbassare la temperatura corporea soltanto se l'acqua contenuta nel sudore può evaporare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Le "crisi" di chi si allena al caldo</b> - Quando si fa un'attività fisica che viene protratta molto a lungo - come lo jogging, per esempio - in un clima molto caldo si può andare incontro ad alcuni pericoli. Si può, infatti, sudare moltissimo - con il sudore si possono perdere anche molti litri d'acqua! - e, se non si beve, si rischia la crisi da disidratazione alla quale fa subito seguito la crisi da ipertermia. La disidratazione dell'organismo impedisce, infatti, un'ulteriore produzione di sudore: si ha molto caldo, ma non si suda più, la pelle diventa asciutta, si ha una sensazione di caldo e freddo insieme, si può avere nausea e perdere il senso dell'equilibrio. La mancanza di sudorazione in queste condizioni impedisce all'organismo di riuscire a smaltire il calore in eccesso, per cui, se l'allenamento non viene al più presto interrotto e non si beve, la temperatura continua a salire fino a dare luogo alla crisi da ipertermia, superando il livello di guardia dei 41° - 42°C. Al di sopra di questo valore la temperatura può provocare gravi danni al sistema nervoso e condurre persino alla morte. Si presenta una situazione simile a quella del collasso: la pressione del sangue si abbassa, il battito cardiaco aumenta di frequenza e si avverte una sensazione di grande debolezza che arriva fino allo svenimento.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un altro pericolo è quello del cosiddetto "colpo di sole": i raggi del sole che colpiscono la testa direttamente e a lungo possono danneggiare il sistema nervoso centrale, dando luogo a sintomi che vanno dal mal di testa fino alle allucinazioni e al coma. Tutti questi pericoli possono, comunque, essere evitati usando degli accorgimenti anche molto semplici. Soprattutto, quando si suda molto, è importante bere molto. In commercio ci sono prodotti studiati appositamente per gli sportivi: si tratta di polveri che, sciolte in acqua, consentono di reintegrare nelle giuste proporzioni l'acqua e i sali minerali che si perdono con la sudorazione.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-63249178962764890042017-06-28T10:29:00.003+02:002017-06-28T10:29:28.288+02:00La sete: una spia dell'organismo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdJAnwEfvuQrIyDw3Hc3AfFFXQtaVWzmoNDC58UtLzDcytS1nLgjqfN9n6p_FlWtJmB6sG98oswr_HN2aaiYuzzpZCGDM5B7ULNRfNDJlHJxM_9mTlkLbICrYC9bdkoRVmZjvcM14ke_Xi/s1600/la-sete-una-spia-dell%2527organismo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="thirst" border="0" data-original-height="155" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdJAnwEfvuQrIyDw3Hc3AfFFXQtaVWzmoNDC58UtLzDcytS1nLgjqfN9n6p_FlWtJmB6sG98oswr_HN2aaiYuzzpZCGDM5B7ULNRfNDJlHJxM_9mTlkLbICrYC9bdkoRVmZjvcM14ke_Xi/s1600/la-sete-una-spia-dell%2527organismo.jpg" title="la sete una spia dell'organismo" /></a></div>
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La sete può avere molteplici significati e, comunque, indica sempre un bisogno dell'organismo di reidratarsi.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'organismo umano è costituito per la maggior parte di acqua (circa il 75% nel bambino e il 60% nell'anziano) e questa quota deve essere mantenuta per un corretto espletamento delle funzioni vitali. Gli alimenti ne contengono un'alta percentuale (le verdure il 90%, la frutta l'80-90%; le carni e i pesci circa il 70%), inoltre molti cibi commercializzati allo stato secco come le paste alimentari, le farine, il riso, assorbono grandi quantità d'acqua durante la cottura e contribuiscono pertanto ad un suo apporto nell'organismo. Il fabbisogno di acqua da parte dell'organismo serve ad equilibrare la normale perdita giornaliera (circa 2500-2700 ml) che può essere influenzata dalle condizioni ambientali e dal tipo di alimentazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nelle forme viventi, l'acqua risulta contenuta in due porzioni: intracellulare (cioè all'interno della cellula) ed extracellulare (ossia al di fuori della struttura cellulare). Tra la porzione intra ed extracellulare avvengono continui scambi che permettono il verificarsi di due situazioni fondamentali: il mantenersi di uno stato di equilibrio e lo scambio costante di sostanze indispensabili per la vita delle nostre cellule. L'acqua contenuta nel nostro corpo proviene per la maggior parte dall'esterno, dove viene assunta con gli alimenti e con i liquidi. Una parte invece è il risultato del metabolismo (cioè della trasformazione) delle varie sostanze. La quantità totale dell'acqua presente nel nostro organismo raggiunge l'incredibile quantità di 40-45 litri! L'acqua metabolica si forma nel rapporto di 14 grammi d'acqua per 100 calorie. C'è poi un ricambio dell'acqua: una perdita di acqua si verifica attraverso la sudorazione e la respirazione, tuttavia la quota maggiore è eliminata attraverso le feci e le urine (200 ml - 1-2 litri). L'equilibrio fra assunzione e perdita di acqua è sotto il controllo </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
dei reni che provvedono a eliminarne una quantità maggiore o minore in rapporto alla quantità di liquidi bevuti e alle diverse necessità dell'organismo stesso.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un aspetto essenziale dell'acqua è dato dalla sua capacità di conservare disciolte talune sostanze (potassio, sodio, calcio, magnesio) che noi sappiamo essere assolutamente indispensabili per il normale funzionamento delle cellule.</div>
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<b>La sete</b> - Rappresenta lo stimolo che consente di mantenere equilibrata l'assunzione dell'acqua (e, naturalmente, anche di altri liquidi). È legata alla presenza di complessi meccanismi nervosi che segnalano la carenza di questo liquido e spingono l'organismo ad assumerne di nuovo. Attualmente, esistono due teorie che cercano di spiegare la comparsa dello stimolo della sete. Secondo la prima essa sarebbe semplicemente connessa all'essiccarsi della mucosa faringea. In questo caso, le ghiandole salivari svolgerebbero una funzione essenziale nel determinare la comparsa dello stimolo della sete. Una riduzione della secrezione salivare dimostrerebbe che le riserve idriche del nostro organismo sono cadute al di sotto della "quota dì sicurezza" e che è pertanto necessario intervenire con la somministrazione di liquidi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Esperimenti molto suggestivi sono stati condotti da taluni ricercatori che hanno somministrato atropina (una sostanza in grado di bloccare la secrezione salivare) ottenendo così la comparsa di un violento desiderio di bere. Se si somministra, viceversa, una sostanza che antagonizza, cioè elimina l'effetto dell'atropina, con conseguente normalizzazione della secrezione salivare, avremo anche la scomparsa dello stimolo della sete. Ugualmente, anche altre sostanze in grado di bloccare il deflusso della saliva (per esempio, pilocarpina, acidi) causano la comparsa di una sete violenta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per i sostenitori della seconda teoria, invece, lo stimolo della sete è legato all'attività di un centro nervoso situato nell'ipotalamo, caratterizzato dalla presenza di particolari cellule, gli osmorecettori, che registrano le variazioni della pressione osmotica dei liquidi organici. Quando l'acqua presente nel nostro corpo si riduce per una qualsiasi ragione, si ha una concentrazione delle sostanze disciolte, con successivo aumento della pressione osmotica che stimola l'azione degli osmorecettori. Le cellule nervose del centro ipotalamico si eccitano, scaricano impulsi che hanno come conseguenza finale la comparsa della sete.</div>
<div style="text-align: justify;">
Particolari tipi di sete si hanno nel diabete mellito e in quello insipido: nel primo caso la sete è legata all'eliminazione dell'acqua che viene perduta insieme allo zucchero mentre nel secondo l'imponente perdita di liquido è legata a un'alterazione dei meccanismi di controllo per cui l'acqua, invece di essere immagazzinata nell'organismo, viene eliminata provocando di conseguenza una sua costante richiesta da parte del nostro corpo.</div>
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Essiccosi - Con questo termine abbastanza curioso si indicano tutte quelle forme in cui si verifica una perdita di acqua e di elettroliti (sodio, cloro, potassio ecc.). In sostanza, si possono verificare tre diverse condizioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Disidratazione totale per mancanza d'acqua</i>. Si osserva ogni volta che si verifica uno squilibrio fra la quantità dei liquidi assorbiti e quella dei liquidi eliminati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Può verificarsi in soggetti che, pur eliminando quantità maggiori di liquidi, continuano a mantenere una dieta asciutta, con una normale quantità di sale o in soggetti con una forte traspirazione e senza possibilità di bere un più elevato quantitativo d'acqua. I sintomi di questo tipo di disidratazione sono rappresentati da un violento senso di sete, pelle arida; la pressione arteriosa si conserva normale mentre l'urina diminuisce. In circa tre giorni si ha una riduzione del peso corporeo di circa cinque chilogrammi. Contemporaneamente compare un leggero aumento della concentrazione del sangue e del cloro in esso presente (ipercloremia). In questi casi, i sintomi vengono eliminati con la semplice somministrazione di acqua, senza l'aggiunta di sali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Disidratazione per mancanza di sale:</i> si verifica soprattutto (o esclusivamente) nelle malattie in cui si manifestano vomito e diarrea continuate e abbondanti. Compaiono debolezza intensa, male di testa; se non si interviene prontamente può insorgere uno stato di collasso. Perdite gravi di potassio possono causare anche un coma. Contemporaneamente si potrà riscontrare anche un aumento dei globuli rossi, delle proteine e della viscosità del sangue.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Disidratazione cellulare:</i> si può osservare nel caso di diabete insipido, e in alcune nefriti croniche. La sintomatologia si basa soprattutto sulla presenza di sete intensa e di abbondante eliminazione urinaria. La</div>
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cura è possibile soltanto eliminando la malattia che produce i disturbi.</div>
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<b>Come vincere la sete</b> - Nei casi di sete normale, non legata cioè a particolari condizioni dell'organismo, è sempre necessario ricordare alcune regole fondamentali:</div>
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1) non bere mai bevande ghiacciate poiché l'azione del freddo sui recettori della faringe aumenta il senso della sete;</div>
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2) le bevande eccessivamente fredde, quando si è molto accaldati, possono agire anche negativamente a livello gastrointestinale, bloccando la digestione o provocando noiosi crampi intestinali;</div>
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3) il miglior antidoto contro la sete è una bevanda tiepida, o lievemente salata o amara (tè freddo, caffè freddo) ;</div>
<div style="text-align: justify;">
4) la bevanda scelta dovrà essere ingerita a piccoli sorsi: in tal modo si potrà prolungare al massimo il suo effetto dissetante.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-69665478343713586472017-06-27T17:15:00.003+02:002017-06-29T12:34:21.853+02:00L'acqua potabile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMbSkInWkZoDDpcMNSwx1sRsxCU9tNF8Rav-lis2H2mY3mZ-cqc_O4zHkRKLEnULlxVdi0vpLtyH15xthuChFsT4p0NL5lSORvenQOZeoLU1sZPBCeG9xvMfkT9GEqbAbpeQit15VVVpze/s1600/acqua-potabile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="drinking water" border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMbSkInWkZoDDpcMNSwx1sRsxCU9tNF8Rav-lis2H2mY3mZ-cqc_O4zHkRKLEnULlxVdi0vpLtyH15xthuChFsT4p0NL5lSORvenQOZeoLU1sZPBCeG9xvMfkT9GEqbAbpeQit15VVVpze/s1600/acqua-potabile.jpg" title="acqua potabile" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
Il giudizio di potabilità dell'acqua si basa su diversi parametri che variano secondo le singole realtà di ciascun paese.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'acqua è largamente, ma irregolarmente, distribuita in natura: oceani, mari, laghi e fiumi occupano più del 70% della superficie totale del pianeta. Lo scambio di acqua tra la superficie del globo e l'atmosfera è continuo: dalla superficie degli oceani, dei mari, dei fiumi, del suolo umido, una grande quantità di acqua evapora continuamente e si espande nell'atmosfera sotto forma di vapore. Quando il vapore acqueo raggiunge una zona a temperatura relativamente bassa, condensa, formando le nubi, che in opportune condizioni danno luogo alle precipitazioni atmosferiche (pioggia, neve ecc.). L'acqua piovana in parte evapora e ritorna all'atmosfera, in parte scorre sulla superficie del suolo formando ruscelli, torrenti, fiumi, laghi, che la conducono nuovamente al mare; un'altra parte che si infiltra nel sottosuolo e prende il nome di acqua tellurica, in seguito riafiiora dal terreno nelle sorgenti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le acque di superficie non sono adatte per il consumo umano, in quanto sono molto impure e facilmente inquinabili, specialmente in vicinanza di centri abitati e di stabilimenti industriali. Esistono comunque dei mezzi fisici e chimici adatti a <b>rendere potabile un'acqua inquinata</b>. Le acque che si infiltrano nel terreno sciolgono lungo il loro tragitto quantità variabili di sali e contemporaneamente si liberano delle sostanze sospese e della carica batterica assunta dalla superficie del suolo. Queste acque fuoriescono naturalmente da aperture del terreno, provenienti da strati più o meno profondi (falde) e costituiscono le sorgenti. Le acque di sorgente contengono disciolti sali, la cui qualità e quantità dipende dalla natura del terreno attraversato. Quando dalle sorgenti fuoriesce acqua di qualità idonea e di portata sufficiente, come avviene generalmente in montagna o in collina, questa viene</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
convogliata in tubazioni di raccolta e di distribuzione (acquedotti). In pianura invece si ricorre a trivellazioni più o meno profonde per utilizzare l'acqua delle falde acquifere: l'acqua affluisce poi nei pozzi o viene prelevata con pompe.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Potabilità dell'acqua</b> - La potabilità è uno dei requisiti fondamentali che deve possedere l'acqua utilizzata per il consumo umano. Il giudizio di potabilità è tuttavia molto complesso perché si basa su diversi parametri; inoltre i limiti di accettabilità per molte sostanze che possono essere presenti nelle acque destinate all'uso alimentare sono diversi di paese in paese. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito alcune norme internazionali in cui vengono indicate le concentrazioni massime ammissibili per alcuni componenti. Tali indicazioni non sono però del tutto sufficienti a definire la quantità di un gran numero di composti che possono accidentalmente inquinare le acque destinate all'uso potabile. Ogni paese possiede delle proprie norme che corrispondono alle singole realtà che si vengono a creare in seguito a problemi ambientali ed industriali. Comunemente il giudizio di potabilità viene emesso in seguito alle seguenti rilevazioni:</div>
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- studio dei caratteri organolettici;</div>
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- studio dei caratteri fisici;</div>
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- studio dei caratteri chimici, limitato alla ricerca degli indici di inquinamento;</div>
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- studio della durezza e del residuo secco;</div>
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- studio dei caratteri batteriologici.</div>
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<b>Caratteri organolettici</b> - La valutazione dei caratteri organolettici dell'acqua si esegue attraverso l'apprezzamento della limpidezza, del colore, dell'odore e del sapore. Si tratta in pratica di apprezzamenti soggettivi, in particolar modo per quanto riguarda l'odore ed il sapore: nella valutazione di queste due caratteristiche risulta infatti determinante l'abitudine all'uso di un determinato tipo di acqua. La valutazione della limpidezza e del colore, eseguita col semplice esame visivo, può essere utile per stabilire in quale misura siano stati efficaci i trattamenti di chiarificazione, eventualmente eseguiti, o per decidere sulla necessità di procedere con trattamenti chimico-fisici che conferiscono l'opportuna limpidezza e colore. Valutazioni meno soggettive vengono eseguite con misure strumentali di torbidità e colorimetriche. Gli indici fisici più importanti per le acque potabili sono la temperatura a cui l'acqua sgorga dalla sorgente e la conducibilità elettrica. Si considera ottimale un'acqua di sorgente con una temperatura compresa tra i 7 e i 15°C. Ha molta importanza anche l'osservazione di eventuali variazioni di temperatura: le acque più profonde (che generalmente</div>
<div style="text-align: justify;">
sono più pure e meno soggette ad inquinamenti casuali) sono caratterizzate da una temperatura di sorgente costante, le acque più superficiali sono invece soggette a variazioni della temperatura di sorgente, in quanto risentono sensibilmente delle variazioni della temperatura atmosferica. La conducibilità elettrica è un indice della salinità dell'acqua; anche la costanza di questo valore è indicativa della qualità dell'acqua potabile: infatti le acque più profonde hanno un contenuto in sali più costante di quelle superficiali.</div>
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L'esecuzione di un'analisi chimica completa di un'acqua destinata ad uso potabile comporta tutta una serie di analisi quantitative tra cui le più frequenti sono: la ricerca di cationi e di anioni, di idrocarburi, olii minerali, pesticidi, insetticidi e inquinanti accidentali. La presenza di alcuni composti fornisce indicazioni sulla provenienza e sull'eventuale inquinamento subìto dall'acqua. Per esempio, l'acqua dei pozzi situati vicino al mare può essere inquinata da acqua marina per infiltrazione ed in tal caso il cloro è presente in quantità maggiori rispetto ai valori normali. L'eccessiva presenza di cloro in acque potabili provenienti da pozzi o sorgenti lontane dal mare è invece indizio di inquinamento da liquami di fogna. L'acqua si può distinguere in acqua pura (con un basso contenuto in cloro: 5 mg/l), in acqua potabile (con un contenuto di cloro medio: 35 mg/l) e acqua non potabile (con un contenuto in cloro superiore a 35 mg/l). Il cloro contenuto nelle acque potabili si trova sottoforma di sali di sodio o di magnesio. In realtà alle acque potabili spesso viene aggiunto del cloro per le sue proprietà battericide, ma, a trattamento ultimato, il residuo di cloro aggiunto non dovrebbe superare gli 0,2 mg/l, che si sommano a quelli già presenti naturalmente nell'acqua. Non sono rari i casi in cui l'acqua della rete idrica presenti un forte odore di cloro: ciò significa che l'impianto di clorazione non funziona adeguatamente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le acque naturali, di qualunque origine, contengono in soluzione delle sostanze organiche provenienti dalla decomposizione di sostanze vegetali. La determinazione delle sostanze organiche viene eseguita facendo reagire l'acqua con un composto capace di fornire ossigeno; è un dato di notevole interesse igienico perché il consumo di ossigeno risulta più elevato per le acque di recente inquinamento. Anche la presenza di ammoniaca e di nitriti è un sicuro indice di inquinamento recente; in questi casi l'acqua non è potabile anche se questi due composti sono presenti in tracce.</div>
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La presenza di fosfati nell'acqua invece spesso corrisponde ad un inquinamento di origine animale, specie se si accompagna ad un alto contenuto di cloruri; talvolta può però essere causato da detergenti.</div>
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<b>Durezza</b> - Tra i parametri che indicano la potabilità di un'acqua vi è quello della sua durezza. Vengono chiamate "dure" le acque contenenti notevoli quantità di bicarbonato di calcio e magnesio. Queste acque possiedono la caratteristica di formare poca schiuma col sapone col quale formano sali poco solubili difficilmente eliminabili. La durezza dell'acqua dovuta ai bicarbonati si chiama "durezza temporanea" perché scompare dopo l'ebollizione. Ma nell'acqua sono disciolti anche altri sali che non si decompongono per ebollizione e rimangono in soluzione: essi costituiscono la "durezza permanente" dell'acqua. La somma della durezza temporanea e di quella permanente viene chiamata "durezza totale". In ogni paese si usano diverse unità di misura. In Italia e in Francia la durezza dell'acqua viene misurata in gradi francesi: un grado francese corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio per litro d'acqua e si indica con il seguente simbolo: °F. In base alla loro durezza le acque vengono classificate in: acque dolcissime (durezza 0-7°F), acque dolci (7-15°F), acque dure (15-22°F), acque molto dure (22-35°F) e acque durissime (superiori a 35°F).</div>
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<b>Composizione microbiologica</b> - L'acqua potabile non è sterile, cioè non è priva di microrganismi di qualsiasi specie come succede per l'acqua distillata più volte o passata attraverso appositi filtri. La composizione microbiologica delle acque è assai varia e dipende da molti fattori. I microrganismi presenti possono essere patogeni (agenti di malattie infettive) o non patogeni. Questi ultimi vivono normalmente nell'acqua e non sono pericolosi per l'organismo umano; se sono presenti in quantità eccessive possono alterare le caratteristiche organolettiche dell'acqua, ma nell'acqua destinata ad uso potabile di solito non raggiungono tali livelli. I microrganismi patogeni invece non vivono normalmente nell'acqua, essendo un ambiente a loro sfavorevole, per cui la loro presenza indica una contaminazione con liquami di fogna o con escrementi di animali. L'assenza di microrganismi appartenenti alla normale flora intestinale indica anche l'assenza di microrganismi patogeni. Fra i microrganismi di origine fecale normalmente utilizzati come indice di inquinamento si trovano l'<i>Escherichia coli</i>, lo <i>Streptococcus faecalis</i> e il <i>Clostridìum peifriugens</i>. I primi due non sopravvivono a lungo nell'acqua, essendo un ambiente a loro sfavorevole, mentre il terzo è più resistente e le sue spore sopravvivono più a lungo e resistono generalmente anche alle dosi di cloro normalmente impiegate per la potabilizzazione. Le analisi batteriologiche sono indispensabili per controllare la potabilità di un'acqua e devono anche essere frequenti per evitare il rischio di contaminazioni spesso occasionali che possono non apparire dall'analisi di un solo campione. Le acque originariamente inquinate e sottoposte a trattamenti per la potabilizzazione devono essere controllate con analisi molto frequenti ed accurate. Tra le malattie più facilmente trasmesse tramite l'acqua si trovano le malattie gastrointestinali acute causate da <i>Escherichia coli enteropatogeni</i> ed <i>enterotossinogeni</i> e dalle <i>salmonelle</i>; le <i>shighelle</i> possono causare dissenteria batterica; il <i>vibrio cholerae</i> causa il tristemente noto colera; si conoscono inoltre l'epatite virale (di tipo A), la febbre tifoide e l'amebiasi.</div>
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<b>La potabilizzazione delle acque</b> - Molti centri abitati, grandi e piccoli, non dispongono per il loro approvvigionamento idrico di sorgenti o di pozzi profondi che abbiano sicuri requisiti di potabilità. In questo caso si deve utilizzare acqua di per sé non potabile, che deve essere sottoposta a trattamenti di correzione o di depurazione o a entrambi. La correzione ha per obiettivo il miglioramento dei caratteri organolettici, fisici e chimici dell'acqua; la depurazione ha invece lo scopo di rendere le acque potabili dal punto di vista microbiologico. La correzione delle acque si può effettuare con mezzi chimici o fisici. L'acqua può presentare odore e sapore sgradevoli dovuti alla presenza di flora vegetale (alghe) che possono svilupparsi nei bacini di raccolta, inconveniente che può essere evitato aerando spesso l'acqua tramite agitazione e aggiungendo periodicamente piccolissime quantità di solfato di rame. Le acque torbide o lievemente colorate vengono corrette con trattamenti chimici tramite sostanze che provocano la precipitazione delle particelle in sospensione e delle eventuali sostanze coloranti (coagulazione), oppure con trattamenti fisici di sedimentazione o filtrazione. Se l'acqua contiene particelle di varie dimensioni finemente disperse bisogna abbinare due tipi di trattamenti, la sedimentazione prima, che allontana le particelle più grosse e la coagulazione con mezzi chimici in seguito, per allontanare le particelle di dimensioni inferiori.</div>
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La filtrazione consiste nell'eliminazione delle particelle solide presenti nelle acque tramite materiali filtranti, costituiti generalmente da sabbia silicea e antracite. La filtrazione può essere condotta con il sistema "lento" o con il sistema "rapido". Gli impianti che utilizzano la filtrazione lenta sono adatti per il trattamento di acque poco torbide, che quindi devono essere state precedentemente trattate. In genere questo tipo di impianto è costituito da una serie di bacini filtranti: i primi funzionano come prefiltranti, l'ultimo costituisce il vero e proprio bacino di filtrazione lenta. Questo tipo di filtrazione si effettua per gravità: l'acqua viene distribuita sul fondo di un bacino coperto di sabbia fine; dopo il passaggio attraverso questo strato di sabbia, l'acqua viene raccolta in un canale sottostante. La sabbia filtrante, contenuta sul fondo del bacino, si ostruisce progressivamente man mano che la filtrazione procede; si forma così una vera e propria membrana biologica che migliora anche le caratteristiche microbiologiche dell'acqua trattata. Dopo un periodo che va da due a sei settimane questo strato impedisce il passaggio dell'acqua essendo divenuto troppo spesso ed è necessario rinnovare il filtro.</div>
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Il processo di filtrazione rapida è invece effettuato dopo trattamenti per sedimentazione e coagulazione, in un recipiente chiuso in cui si introduce l'acqua sotto pressione.</div>
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Fra le operazioni più frequentemente destinate al miglioramento dei caratteri chimici si trovano quelle che riducono la durezza dell'acqua. Questa operazione è necessaria sia per le acque destinate ad uso potabile, sia per quelle utilizzate in molte industrie (cartiere, concerie, zuccherifici), in quanto le acque dure non si prestano all'alimentazione delle caldaie nelle quali, in seguito a riscaldamento ed evaporazione, vengono a formarsi incrostazioni che possono provocare inconvenienti anche gravi. L'addolcimento delle acque si può effettuare con diversi metodi chimici o con apposite resine. La depurazione delle acque con mezzi fisici sfrutta l'azione del calore e dei raggi ultravioletti. La depurazione col calore consiste nel portare l'acqua alla temperatura di ebollizione: dopo pochi minuti i microrganismi patogeni vengono distrutti. Naturalmente non è un metodo applicabile a grandi quantità di acqua e viene utilizzato solo in casi di estrema necessità che richiedono quantitativi di acqua limitati. La depurazione delle acque mediante raggi ultravioletti è basata sulle loro proprietà battericide. Il metodo tuttavia non è molto utilizzato a causa degli alti costi di gestione degli impianti. La depurazione delle acque con mezzi chimici si effettua con sostanze dotate di azione battericida legata al loro potere ossidante. Tra queste sostanze le più utilizzate sono l'ozono e il cloro. L'ozono possiede un'elevata attività microbicida e non altera i caratteri chimici ed organolettici dell'acqua. Viene prodotto dall'ossigeno atmosferico mediante apparecchi elettrici e fatto gorgogliare attraverso l'acqua da trattare. Gli impianti di ozonizzazione sono ancora molto costosi e richiedono un'accurata manutenzione e sorveglianza, per cui risulta economicamente più conveniente utilizzare il cloro che presenta costi minori. Il cloro può essere utilizzato libero, come gas, ed in tal caso si parla di "clorazione" delle acque, oppure si possono usare gli ipocloriti e in tal caso si parla di "clorurazione". La quantità di cloro aggiunto dipende dal grado di inquinamento dell'acqua. Esistono diversi trattamenti di clorazione dell'acqua; tra questi la "verdunizzazione", che consiste nell'utilizzare quantità molto piccole di cloro che risultano inavvertibili al gusto e all'olfatto. In questo caso l'acqua deve essere sottoposta ad una energica agitazione per favorire il massimo contatto tra cloro e microrganismi. Un altro trattamento è rappresentato dalla "superclorazione", che consiste nell'immettere quantità di cloro in forte eccesso rispetto a quella necessaria, riducendo il tempo di contatto a pochi minuti; l'eccesso di cloro viene poi eliminato per filtrazione su carbone attivo con cui vengono eliminati anche gli odori ed i sapori sgradevoli generati dall'azione del cloro. Un ulteriore trattamento di depurazione delle acque che non provoca cambiamenti nei caratteri organolettici è il processo della "cloramminazione", che consiste nell'aggiungere contemporaneamente e in proporzioni opportune cloro e ammoniaca. A seguito del trattamento si formano delle clorammine innocue ed insapori le cui proprietà antibatteriche sono confrontabili con quelle del cloro.</div>
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Ove si debba, per circostanze particolari, ricorrere all'acqua di mare per ottenere acqua potabile si può sottoporre l'acqua salata a distillazione. Il vapore che condensa viene poi aerato e addizionato di sali che conferiscono il normale sapore dell'acqua potabile. Questo sistema viene messo in pratica soprattutto sulle navi passeggeri che compiono servizi di linea nelle zone tropicali.</div>
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Dai un'occhiata anche agli altri <a href="http://lanotadeldietologo.blogspot.it/p/blog-page_6574.html" rel="nofollow"><b>articoli del blog</b></a><b>.</b></div>Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-31890505692519773762017-06-15T10:32:00.003+02:002017-06-15T10:32:21.631+02:00Alimentazione alternativa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWMRpMLGwQ2wvgzqzFNIqe4bubXLH4VuJeXUAfawnzyGmW_s-8OZNhIBw1I4ZaMpPdalORUDetEFJzA5417EUMoaTFz-HCiIQxgRZ6SgoujKyxT4TilLNj-s3VjcHXIm0j64_f7XS67QAe/s1600/alimentazione-alternativa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="веганский питание" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWMRpMLGwQ2wvgzqzFNIqe4bubXLH4VuJeXUAfawnzyGmW_s-8OZNhIBw1I4ZaMpPdalORUDetEFJzA5417EUMoaTFz-HCiIQxgRZ6SgoujKyxT4TilLNj-s3VjcHXIm0j64_f7XS67QAe/s1600/alimentazione-alternativa.jpg" title="alimentazione alternativa" /></a></div>
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Un nuovo modo di alimentarsi per essere in pace con se stessi e col mondo o solo una moda passeggera ?</div>
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Con questa denominazione ci si riferisce ad alcuni orientamenti alimentari, come la macrobiotica, il naturismo, il vegetarianismo, l'eubiotica, che traggono i loro principi fondamentali da filosofie orientali (taoismo, buddismo, induismo), attualmente proposte nei paesi industrializzati come alternativa alla moderna alimentazione.</div>
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È ormai ben noto come l'incremento nell'incidenza di alcune "malattie del benessere" sia correlato ad errate scelte alimentari: in Europa metà della popolazione soffre di carie, il 30% di obesità, il 10% di ipertensione, il 3% di diabete; un terzo circa della popolazione tra l'altro soffre di stitichezza come conseguenza di un'alimentazione povera in fibra alimentare. Sono già stati individuati alcuni fattori di rischio per queste malattie, come ad esempio il ristagno di cibo negli spazi interdentali, la carenza di iodio, eccessi alimentari come l'assunzione incontrollata di lipidi e colesterolo, eccesso di sale e scarsa assunzione di fibra nella razione alimentare. È pertanto necessario riequilibrare la nostra dieta per fornire all'organismo tutte le sostanze utili al corretto funzionamento cellulare, garantire il mantenimento di un buono stato di salute e per svolgere un'azione preventiva nei confronti delle malattie di origine alimentare.</div>
Per <b>alimentarsi in maniera equilibrata</b> è tuttavia indispensabile<br />
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
conoscere non solo le nostre esigenze nutrizionali in termini di quantità dei vari principi nutritivi, ma anche la composizione chimica degli alimenti per garantire il soddisfacimento del <b>fabbisogno calorico</b>, proteico, lipidico e glucidico, vitaminico e minerale; si presuppone quindi un diverso atteggiamento nei confronti del cibo, che rappresenta l'elemento fondamentale per mantenere l'equilibrio organico e l'armonia con la natura. In quest'ottica si inseriscono appunto le diete alternative che, se pur simili tra loro rispetto alla concezione del rapporto alimentazione-salute, propongono regimi alimentari differenti per raggiungere l'equilibrio fisico-psichico e spirituale.</div>
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<b>La macrobiotica</b> - Detta anche scienza della "grande vita", concepita da <span class="st">Ohsawa </span>sulla base di alcune dottrine orientali che ritengono la libertà e la felicità dell'individuo strettamente correlate alla sua salute fisica, si propone di restituire all'uomo l'equilibrio fisico e mentale tramite l'alimentazione. La macrobiotica concepisce la realtà come costituita da due polarità contrarie ma complementari, dette Yin e Yang che rappresentano i principi opposti della natura (caldo-freddo, femminile-maschile, vegetale-animale, liquido-solido), dalla cui fusione nasce l'universo. Nell'alimentazione, come negli altri settori, l'individuo deve realizzare l'equilibrio tra Yin e Yang, per <b>prevenire l'insorgere di malattie</b>; gli alimenti vengono pertanto suddivisi in Yin e Yang, i primi sono quelli che producono dilatazione, rilassamento, i secondi tendono alla contrazione e rendono attivi.</div>
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Ecco una classificazione dei cibi dai più Yang ai più Yin: sale, carne, uova, pesce, cereali, legumi, verdura, frutta, latticini, zucchero, droghe e prodotti chimici. Appare evidente come i cereali e la verdura, posti al centro della sequenza, rappresentino i prodotti ideali per mantenere l'armonia tra i due principi.</div>
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Secondo la macrobiotica, quindi, in ogni clima e stagione l'alimento principale sarà costituito da cereali come riso, mais, miglio, grano saraceno, orzo (50-60% della razione alimentare), preferibilmente in chicchi anziché in forma di farina o fiocchi; solo cosi infatti è possibile sfruttare appieno il potere nutritivo della cariosside, utilizzando sia il frutto sia il germe, solitamente allontanato nella macinazione. Essenziali nella dieta macrobiotica, i <b>cereali integrali</b> apportano all'organismo oltre ai principali nutrienti (proteine, glucidi, grassi), vitamine, sali minerali e cellulosa in quantità superiore rispetto a quella fornita dai cereali raffinati. Particolarmente prezioso tra tutti è il riso integrale, ricco di proteine, amido, vitamine e sali, indicato anche a malati e convalescenti per la particolare digeribilità. Le verdure cotte e i legumi rappresentano circa il 20-30% della razione alimentare, mentre il resto è costituito da frutta e qualche prodotto animale. Le verdure consigliate dai macrobiotici comprendono lenticchie, ceci, sesamo, soia, azuki (un tipo di legume), una varietà di alghe (hiziki, kombu, wakamè, nori) e alcune salse come tamari, a base di soia, il gomasio, a base di olio di sesamo. Il consumo di prodotti di origine animale come pesce, formaggio, latte, uova, selvaggina deve essere limitato. Evitato invece il consumo di zucchero raffinato, dolci, cioccolato, caramelle, patate, pomodori, melanzane, aceto, pepe, carne di allevamento, salumi, grassi animali, bevande gasate zuccherate e colorate, caffè e medicine.</div>
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Questa <b>alimentazione tipicamente frugale</b>, che riflette il modo di vivere e le abitudini alimentari delle popolazioni dell'Estremo Oriente, come le altre che vedremo, non e priva di valori positivi anche per una società industrializzata come la nostra: non si discute infatti sulla efficacia dei prodotti integrali nel garantire un adeguato apporto di fibra e prevenire alcune malattie (diverticolite, disturbi intestinali, malattie al colon) e tantomeno sull'opportunità di un maggior consumo di verdure per integrare l'apporto vitaminico e minerale della dieta, così come preziosa è la consapevolezza di come il regime alimentare possa condizionare lo stato di salute.</div>
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<b>L'eubiotica</b> - L'eubiotica o scienza del "vivere bene" è una corrente salutista ispirata alla natura come maestra di vita. Secondo gli eubiotici, l'alimentazione ideale deve essere il più possibile naturale, cioè costituita da alimenti prodotti senza l'intervento della tecnologia che, avvalendosi di sostanze chimiche (conservanti) e di tecnologie di conservazione con il freddo o con il calore, contribuisce ad impoverire gli alimenti nei principi nutritivi e comporta il rischio di assumere con i prodotti alimentari residui potenzialmente tossici di sostanze chimiche utilizzate nella produzione e conservazione.</div>
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Le indicazioni dietetiche riguardano quindi un limitato consumo di prodotti di origine animale (carni e grassi), di zucchero e preferibilmente l'esclusione di tutti i prodotti conservati (precotti o in scatola), additivati e raffinati. Sono invece consentiti gli alimenti crudi come frutta, verdura e cereali, assunti però come monopiatto.</div>
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Gli eubiotici si richiamano alle tradizioni regionali del nostro paese per ribadire il valore degli alimenti naturali e del monopiatto; patate e fave, lenticchie, pasta e fagioli, riso e piselli, tutte preparazioni che rappresentano i piatti semplici ed economici delle classi popolari.</div>
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Tra i pasti monopiatto sono tollerati anche alcuni piatti tipici come pasta con le vongole, polenta e</div>
<div style="text-align: justify;">
formaggio, polenta e latte, polenta e brasato, anche se è opportuno evitare incongrue associazioni tra gli alimenti. Anche gli eubiotici infatti rivolgono particolare attenzione alle associazioni dietetiche; ritengono importante evitare la contemporanea assunzione di cibi proteici e cibi amidacei, di cibi proteici diversi, di frutta, zucchero, dolci con amidi e proteine o ancora di bevande acide con proteine ed amidi, per non ostacolare i processi digestivi e consentire un'adeguata assimilazione dei nutrienti. Il rispetto rigoroso delle associazioni tuttavia comporta la limitazione al consumo del monopiatto, in cui sono associate proteine e amidi, e di pane e uova o pane e formaggio, il che si scontra con esigenze gustative e tradizioni alimentari inveterate, oltre che con esigenze lavorative e sociali. L'incompatibilità tra diversi tipi di proteine escluderebbe tra l'altro l'associazione di legumi e cereali, indispensabile invece per garantire un <b>adeguato apporto di aminoacidi essenziali</b> al nostro organismo. A parte alcune affermazioni miracolistiche, come il fatto che i prodotti naturali siano di <b>migliore valore nutritivo</b> rispetto a quelli industriali, è la sfiducia nella tecnologia industriale che porta al rifiuto di ogni prodotto trasformato a scapito della economicità, praticità e sicurezza igienica, l'eubiotica ha il merito di riequilibrare le distorsioni alimentari tipiche dell'età moderna e di recuperare alimenti tipici della nostra cultura.</div>
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<b>La dieta biodinamica</b> - Comprende un tipo particolare di <b>coltivazione naturale</b> volta a ristabilire l'equilibrio ecologico e praticata senza l'impiego di sostanze chimiche artificiali come antiparassitarie diserbanti che impoveriscono il terreno e ne riducono la fertilità, oltre a determinare inquinamento ambientale ed eutrofizzazione delle acque.</div>
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L'agricoltura biodinamica si propone di rispettare l'armonia della natura utilizzando cicli chiusi: la concimazione, ad esempio, viene effettuata mediante accumulazione e fermentazione del materiale organico che viene successivamente distribuito nell'area da coltivare. L'arricchimento del terreno è garantito sia dalla rotazione con colture di leguminose o crucifere che apportano al terreno notevoli quantità di sali minerali (nitrati, sali di potassio ecc.), sia dall'impiego di <b>fertilizzanti minerali</b> ricavati da frammenti di roccia, conchiglie o ossa sbriciolate che rappresentano il substrato per le modificazioni microbiologiche operate dai batteri e dai funghi del terreno.</div>
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Il vantaggio dei prodotti coltivati in modo biodinamico e indiscutibile: assenza negli alimenti di residui di pesticidi o di diserbanti e composizione chimica analoga a quella dei prodotti tradizionali (ad eccezione del minor tenore in acqua). Tuttavia, la tecnica di coltivazione biodinamica richiede alti costi di <span class="st">manodopera</span> e dà una resa inferiore rispetto alla coltivazione attuale; risulta quindi improponibile in alternativa alla moderna agricoltura anche solo per la difficoltà di soddisfare la domanda di gran parte della popolazione: resta pertanto riservata a poche persone.</div>
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<b>Il vegetarianismo</b> - Il vegetarianismo non è solamente <b>un modo pacifico e alternativo di alimentarsi</b>, ma anche un sistema per interpretare e vivere la realtà civilmente senza violenza e senza inutili sacrifici di esseri viventi. Da millenni il buddismo e l'induismo raccomandano alla popolazione di astenersi dal consumo di carne sia per motivi di salute, sia per ragioni etiche e morali di rispetto per ogni forma di vita; <b>il non fare violenza agli animali è infatti il primo passo per vivere in armonia con gli esseri umani</b>. I vegetariani rifiutano il consumo di carne anche perché ricca di scorie ritenute tossiche per l'organismo; si nutrono pertanto essenzialmente di prodotti vegetali (verdura, frutta, cereali, legumi).</div>
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La realizzazione di un regime dietetico di questo tipo presume naturalmente una profonda conoscenza delle necessità alimentari dell'individuo e del valore nutritivo degli alimenti, non va quindi affrontata in modo superficiale.</div>
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Chiunque intenda avvicinarsi al vegetarianismo è bene lo faccia in modo graduale per dare modo al proprio organismo di adattarsi al nuovo regime dietetico; in ogni caso, è preferibile interpellare il medico circa l'opportunità di seguire tale dieta.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-29760981298481744842017-05-13T07:16:00.002+02:002017-05-13T07:16:13.686+02:00Erbe per calmare i dolori mestruali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-M9IMu5uf7fU/WQZNypAm_kI/AAAAAAAACbs/0jnlkmUHHHsd1gX9vQLlguJpXvV3EC34wCPcB/s1600/erbe-per-calmare-i-dolori-mestruali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Kräuter Menstruationsbeschwerden zu lindern" border="0" src="https://2.bp.blogspot.com/-M9IMu5uf7fU/WQZNypAm_kI/AAAAAAAACbs/0jnlkmUHHHsd1gX9vQLlguJpXvV3EC34wCPcB/s1600/erbe-per-calmare-i-dolori-mestruali.jpg" title="erbe per calmare i dolori mestruali" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
L'utilizzazione di alcuni infusi e decotti a base di <b>erbe particolari</b> ci permette di dare al fisico <b>un valido aiuto anche nei giorni del ciclo mestruale</b>.</div>
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<b>Infuso di angelica</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Portate a ebollizione 100 grammi di acqua, unitevi 2 grammi di radici secche di angelica, coprite e lasciate in infusione per 10-15 minuti. Filtrate poi il liquido con un colino a maglie fitte, lasciatelo raffreddare e mettetelo in un recipiente chiuso. Bevetene a bicchierini per favorire la comparsa delle mestruazioni.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Infuso di artemisia</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Mettete a macerare 1,5 grammi di sommità fiorite secche di artemisia in 100 grammi di acqua in ebollizione. Lasciate in infusione per 15-20 minuti a recipiente coperto. Filtrate poi attraverso un colino a maglie fitte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Bevetene 1-2 tazzine a digiuno al mattino appena alzate per favorire la regolarizzazione delle mestruazioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'impiego dell'infuso di artemisia deve essere giustamente moderato perché se somministrato a dosi elevate può provocare dei casi di ipnotismo e talvolta anche di aborto.</div>
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<div style="text-align: justify;">
<b>Decotto di borsa di pastore</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Portate a ebollizione 100 grammi di acqua, unitevi 5 grammi di parte aerea di borsa di pastore (si usa normalmente la pianta fresca), fate sobbollire per 15-20 minuti, lasciate poi riposare il decotto dopo averlo coperto. Conservatelo in luogo fresco. Bevetene 1 cucchiaino ogni ora; se ne possono bere fino a 5 complessivamente, in caso di mestruazioni abbondanti e dolorose.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per la regolarizzazione della periodicità delle mestruazioni in caso di frequenti irregolarità, bere 1-2 cucchiaini di decotto per 8 giorni prima della data prevista.</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Tintura di borsa di pastore</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Mettete 20 grammi di parte aerea della pianta fresca in 100 grammi di alcol a 25°. Lasciate macerare per 8 giorni. Bevetene 2-3 cucchiai o bicchierini al giorno per frenare e regolare il flusso mestruale troppo abbondante.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Tintura vinosa di borsa di pastore</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Mettete 15 grammi di parte aerea della pianta fresca di borsa di pastore in 100 grammi di vino di ottima qualità; lasciate macerare per 8 giorni. Bevetene 2-3 bicchierini al giorno. La tintura vinosa di borsa di pastore serve per le mestruazioni abbondanti e dolorose.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un elementare criterio di prudenza suggerisce di evitare un impiego incontrollato delle piante di borsa di pastore in tutti ì casi di emorragie inteme ed esterne e in tutti i disturbi che riguardano il delicato apparato riproduttore.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tuttavia le valide proprietà di questa pianta vanno ricordate, anche se la sua utilizzazione va fatta sotto il controllo del medico.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Infuso di calendula</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Portate a ebollizione 100 grammi di acqua, unitevi 1 grammo di fiori secchi di calendula, coprite e lasciate in infusione per 15-20 minuti. Filtrate poi con un colino a maglie fitte. Bevetene 1 tazzina o anche una tazza al giorno per regolarizzare il ciclo mestruale e attenuare i dolori addominali.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Tintura di calendula</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Mettete 20 grammi di fiori secchi di calendula in 100 grammi di alcol a 25°. .Lasciate macerare per 5 giorni in luogo fresco. Bevetene 20-40 gocce al giorno per regolare e favorire le mestruazioni con flusso scarso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Infuso di cicutaria</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Portate a ebollizione 100 grammi di acqua, versatevi 3 grammi della parte aerea della pianta secca di cicutaria. Coprite e lasciate in infusione per 20 minuti circa. Filtrate poi l'infuso attraverso un colino a maglie fitte. Bevetene 2-3 tazze al giorno (la quantità di una o due tazze va presa preferibilmente a cucchiai nell'arco delle 24 ore se lo scopo è quello di arrestare eventuali perdite di sangue).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Tintura di cicutaria</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Mettete 20 grammi di parte aerea della pianta secca di cicutaria in 100 grammi di alcol; lasciare macerare per 8 giorni. Prendetene 20-30 gocce due o tre volte al giorno per frenare il ciclo mestruale troppo abbondante.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Decotto di crespino</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Portate a ebollizione 100 grammi di acqua, versatevi 2 grammi di corteccia secca di radice di crespino e fate bollire lentamente per 15-20 minuti. Bevetene 1-2 tazzine al giorno come regolatore delle mestruazioni abbondanti. Si suggerisce di utilizzare il crespino con l'approvazione del medico che potrà contemporaneamente dare precise indicazioni e dosi.</div>
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<b>Infuso di millefoglio</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Versate 100 grammi di acqua bollente su 4 grammi di sommità fiorite secche di millefoglio. Lasciate in infusione per 15-20 minuti, filtrate quindi attraverso un colino a maglie fitte. Bevetene 1 tazza due o tre volte al giorno. Ha proprietà di regolare il flusso mestruale e moderarne i dolori.</div>
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<br /></div>
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<b>Infuso di senecione</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Portate a ebollizione 100 grammi di acqua, unitevi 2 grammi di parte aerea della pianta secca, coprite e lasciate in infusione per 15-20 minuti. Filtrate poi con un colino a maglie fitte. Bevetene 2-3 tazzine al giorno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<b>Tintura di senecione</b></div>
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Mettete 20 grammi di parte aerea della pianta secca di senecione in 100 grammi di alcol a 20°. Lasciate macerare per 8 giorni. Bevetene 2-3 cucchiaini al giorno in acqua zuccherata.</div>
<div style="text-align: justify;">
La porzione aerea della pianta di senecione è utile per promuovere le mestruazioni difficili soprattutto in soggetti deboli e anemici, affetti da disturbi circolatori, epatici e intestinali. In questi casi il senecione attenuerebbe anche le manifestazioni dolorose e favorirebbe l'afflusso di sangue nell'utero. L'azione emmenagoga non sembra dovuta agli alcaloidi, tuttavia la loro presenza e la particolare azione sulla sfera genitale femminile devono indurre a grande cautela nell'uso di questa pianta, che può essere autorizzato solo dal medico, che ne indicherà anche le dosi appropriate.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1279657228779195743.post-54539549598659179222017-05-11T10:24:00.003+02:002017-05-11T10:24:19.628+02:00Il sistema endocrino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-AjrYy3202Rk/WQZNyrybIEI/AAAAAAAACbs/xKzS2Yr13NUVpqelhF5VEIungSETO_LSACPcB/s1600/sistema-endocrino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="endokrine System" border="0" src="https://2.bp.blogspot.com/-AjrYy3202Rk/WQZNyrybIEI/AAAAAAAACbs/xKzS2Yr13NUVpqelhF5VEIungSETO_LSACPcB/s1600/sistema-endocrino.jpg" title="sistema endocrino" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Il sistema endocrino <b>è di importanza fondamentale per il nostro organismo</b> poiché svolge una funzione di coordinamento.</div>
<div style="text-align: justify;">
I sistemi endocrino e nervoso rappresentano i due maggiori sistemi del nostro organismo giacché consentono all'uomo di adattarsi all'ambiente in cui deve vivere e di potervi reagire in rapporto alle differenti situazioni in cui viene a trovarsi. Mentre il sistema endocrino usa "messaggi" di tipo chimico, quello nervoso utilizza di solito sofisticate tecniche bioelettriche simili a quelle dell'informatica. I tessuti che costituiscono i vari organi endocrini sono particolarmente differenziati ed elaborano e scaricano determinate sostanze, chiamate ormoni, capaci di influenzare l'attività di altre ghiandole e tessuti chiamati "organi bersaglio".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Struttura del sistema endocrino</b> - La ghiandola endocrina più importante è l'ipofisi, situata alla base del cervello, lunga circa 1 centimetro, larga 1-1,5 centimetri e con uno spessore di 0,5 centimetri. È suddivisa in due parti: l'adenoipofisi (più ampia) e la neuroipofisi (più ridotta e situata posteriormente). Produce circa 10 ormoni e, date le sue connessioni con l'encefalo, rappresenta il punto di interazione fra sistema nervoso e sistema endocrino. Altre ghiandole molto importanti sono la tiroide, del peso di circa 20 grammi, localizzata nel collo, che, a causa dei due lobi uniti da una porzione centrale, ricorda vagamente la forma di una farfalla; addossate alla tiroide vi sono le paratiroidi, quattro corpiciattoli delle dimensioni di un pisello; i surreni, situati immediatamente al di sopra dei reni, del peso di 4,5-8 grammi; la porzione endocrina del pancreas (isole del Langerhans); la parte endocrina delle ovaie; i testicoli; il timo, che prima della pubertà può raggiungere anche i 20 grammi e che poi si riduce fino a quasi scomparire. Una ghiandola di cui non si conosce ancora completamente la funzione è l'epifisi, di pochi millimetri, situata nel fondo dell'incisura trasversa del cervello. Più che una ghiandola endocrina è un trasduttore neuroendocrino che risponde a impulsi nervosi secernendo la melatonina, un ormone <span class="st">che regola</span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
il ritmo circadiano dell'organismo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Funzione del sistema endocrino</b> - Il sistema endocrino svolge una funzione molto importante di correlazione fra le parti del corpo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ipofisi</i> - Fra i vari ormoni secreti da questa ghiandola sono soprattutto essenziali l'<b>ormone della crescita</b> (somatotropo), che agisce sull'accrescimento dello scheletro e influenza anche il metabolismo generale facilitando la penetrazione degli aminoacidi all'interno delle cellule, mobilizza inoltre i grassi di riserva e regola la quantità degli acidi grassi nel sangue. Altri ormoni ipofisari fondamentali sono quelli che</div>
<div style="text-align: justify;">
influenzano l'attività sessuale (gonadotropi) che nell'uomo provocano la maturazione degli spermatozoi e nella donna quella del follicolo di Graf. Tramite l'ormone tireotropo e adrenocorticotropo l'ipofisi agisce rispettivamente sulla tiroide e sui surreni. La lattazione è regolata da un altro ormone ipofisario, la prolattina, mentre il decorso del parto è controllato dall'ossitocina, un ormone secreto dalla porzione posteriore dell'ipofisi (neuroipofisi), che provoca le contrazioni uterine. Infine, la neuroipofisi interagisce con l'ipotalamo che agisce sui reni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Tiroide</i> - Elabora e libera due ormoni, la tiroxina e la triiodotironina, la cui funzione essenziale consiste nell'<b>accelerare il metabolismo basale</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Paratiroidi</i> - Secernono due ormoni, il paratormone e la calcitonina, il primo aumenta la quantità di calcio presente nel sangue, il secondo svolge, invece, un'azione antagonista, riduce, cioè, la presenza di calcio nel sangue, fissandolo alle ossa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Surreni</i> - Gli ormoni della loro parte corticale (periferica) sono numerosi e influenzano il metabolismo dell'acqua, dei sali inorganici, agendo quindi sull'attività renale; altri ormoni surrenali agiscono sul metabolismo dello zucchero, chiamando in causa il fegato, sull'attività del sistema nervoso simpatico e</div>
<div style="text-align: justify;">
sulla produzione di anticorpi. La corticale del surrene forma anche piccole quantità di androgeni ed estrogeni.</div>
<div style="text-align: justify;">
La midollare (parte centrale) del surrene produce catecolammine (adrenalina e noradrenalina), gli ormoni che intervengono nelle situazioni di emergenza accentuando l'attività del cuore, del cervello e dei muscoli.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Pancreas</i> - È importantissimo giacché regola l'accumulo dello zucchero nel sangue, nei muscoli, nel fegato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ovaie, testicoli</i> - Producono ormoni che influenzano i caratteri sessuali secondari, il comportamento sessuale, l'attività delle mammelle e dell'utero.</div>
Francescohttp://www.blogger.com/profile/06272033549960538232noreply@blogger.com0